È un’occasione unica quella che riunisce per la prima volta al Museo Poldi Pezzoli di Milano le otto tavole sopravvissute del Polittico Agostiniano dipinto nel 1469 da Piero Della Francesca; un capolavoro rinascimentale che oggi in larga parte ‘vive’ negli Stati Uniti. Le tavole provenienti dalla Frick Collection di New York, dalla National Gallery di Washington, da Londra e Lisbona, saranno esposte fino al 24 giugno 2024, con il sostegno di Fondazione Bracco come Main Partner e finanziatore di una serie di indagini diagnostiche, che aiutano a risolvere alcuni dilemmi e immaginare il Polittico come doveva essere nella sua interezza.
Il fascino dell’opera non è solo nel suo splendore ma nella sua storia. Nel 1469 l’artista finiva di dipingere il suo magnifico polittico per l’altare maggiore della chiesa degli agostiniani a Borgo San Sepolcro (Arezzo), iniziato nel 1454. La pala fu smembrata e dispersa entro la fine XVI secolo. Oggi gli otto pannelli che restano (la tavola centrale e gran parte della predella non sono state finora rintracciate), si trova in musei in Europa e soprattutto negli Stati Uniti, oltre che al Museo Poldi Pezzoli, proprietario del pannello raffigurante San Nicola da Tolentino, uno dei quattro santi che appartenevano alla parte centrale del polittico.

In passato alcuni musei avevano già provato a riunire il polittico: lo stesso Museo Poldi Pezzoli nel 1996, la Frick Collection nel 2013 e il Museo dell’Hermitage a San Pietroburgo nel 2018. Ma, non ottenendo tutti i prestiti, ne avevano proposto solo una ricostruzione “virtuale”.
Ma come arrivarono le tavole negli Stati Uniti? Machtelt Brüggen Israëls, curatrice della straordinaria mostra, traccia per La Voce di New York la storia di questa “migrazione” involontaria. Come iniziò?
“Piero della Francesca installò il suo polittico nel 1469 e rimase in situ, sull’altare maggiore della chiesa di Sant’Agostino di Borgo San Sepolcro, fino al 1555, quando i frati si spostarono in un’altra chiesa, non molto lontana dalla prima. Nel 1583 un visitatore apostolico, probabilmente per ragioni di culto e di gusto, disapprovò la presenza del Polittico sull’altare della nuova chiesa. Probabilmente in seguito a queste critiche i frati l’hanno smembrato”.
Ma per i primi secoli restarono in Toscana…
“Nel 1620 quattro frammenti (della predella, fra cui la Crocifissione Frick) sono menzionati nella collezione della locale famiglia Ducci, e nel 1680 la stessa famiglia ne possiede otto (i pannelli della predella più i quattro santi grandi del registro principale). Segue un lungo silenzio delle fonti; ne perdiamo le tracce fino a quando verso la metà dell’Ottocento quattro frammenti dei pilastri vengono descritti nellla collezione della famiglia Franceschi Marini – sempre a Borgo San Sepolcro, e i quattro grandi appaiono sul mercato antiquario di Milano”.
Da lì comincia il viaggio all’estero, intricato quanto fascinoso, minuziosamente ricostruito sui documenti.
“Dall’antiquario Antonio Fidanza, Charles Eastlake compra il San Michele, nel 1861, che poi tramite la vedova di lui entra nella National Gallery di Londra, mentre Gian Giacomo Poldi Pezzoli poco prima della morte nel 1867, compra il San Nicola da Tolentino. Il Sant’Agostino invece entra nelle collezioni della famiglia catalana Folc de Cardona e poi in quella portoghese di Henry Burnay e nell’asta delle sue cose nel 1936 lo compra lo stato portoghese”.
La storia del mercato dell’arte si intreccia con la passione dei collezionisti americani. Come sono arrivati ben quattro pannelli alla Frick Collection?
“Nel caso del San Giovanni Evangelista sappiamo come andò grazie ai sigilli dell’ufficio esportazione di Milano presenti sul retro della tavola. Prima del 1887 e fino al 1935 è con vari membri della famiglia Miller zu Aichholz a Vienna. Poi viene acquistato dalla galleria d’arte di Knoedler & Co. a New York, che nel 1936 lo vende alla Frick. I due santi piccoli, Santa Monica e San Leonardo, nel 1888 vengono venduti dalla famiglie Franceschi Marini a Stefano Bardini a Firenze, antiquario, che li vende al principe Johannes II von und zu Liechtenstein (a Vienna). È di nuovo tramite Knoedler, ma stavolta solo nel 1950, che i pannelli vengono venduti e sarà la Frick Collection, in quell’anno, ad acquisirli. Per quanto riguarda la Crocifissione, essa era pure a Milano nell’Ottocento, prima presso la famiglia Doria, e poi, per ragioni di parentela, presso i Colonna a Roma. Da lì passò al mercato antiquario fiorentino, dove lo acquisì (con la raccomandazione calorosissima di Bernard Berenson e Richard Offner) Luigi Grassi per i grandi antiquari, i Duveen Brothers di New York. Il pannello fu trasportato in America in una cavità di un dipinto su tavola di grandi dimensioni. Ha fatto vari passaggi, dalle Anderson Galleries di New York, di nuovo Duveen, e poi John D. Rockefeller Jr., che l’ha lasciato in eredità alla Frick Collection nel 1961.
La Frick Collection ha prestato le preziose tavole perché attualmente chiusa in attesa del completamento della ristrutturazione della sua storica sede a 1 East 70th Street la cui re-inaugurazione è prevista entro il 2024.

