Dall’8 al 15 marzo, presso la Casa Italiana Zerilli-Marimò, New York University, va in scena Drama Queens: When Melodrama Meets Film. Organizzato in collaborazione con la Cineteca di Bologna, il festival propone al pubblico film muti italiani rari e restaurati con protagoniste Francesca Bertini and Lyda Borelli. Le proiezioni saranno accompagnate da musiche dal vivo o colonne sonore registrate, come quelle di Mascagni e Pizzetti.
Si parte con L’ultima Diva: Francesca Bertini, documentario del 1982 di Gianfranco Mingozzi, inedito ritratto della musa del cinema muto che cambiò la storia del cinema nei primi anni del Novecento. Abbiamo chiesto alla curatrice Mila Tenaglia come è nata l’idea del festival e come si articola.
“Sono sempre stata affascinata dall’idea di creare una comunità all’estero che si sentisse a casa guardando i film italiani, ma allo stesso tempo di americani che potessero sognare guardando film della nostra terra. Come direttrice creativa, ho trascorso molti anni concentrata sulle opere prime e seconde dei nuovi talenti italiani esportando all’estero i loro film e documentari. Tuttavia, seguendo da tempo il lavoro della Cineteca di Bologna e conoscendo bene il Cinema Ritrovato e il suo straordinario impegno nella preservazione e nel restauro dei film antichi, ho scoperto durante le mie ricerche che questo formato poteva essere esportato all’estero. Da qui è nata l’idea di lavorare su una possibile lineup di film da proporre alla Casa Italiana Zerilli-Marimò, con cui collaboro da molti anni nell’organizzazione di festival”.

Francesca Bertini e Lyda Borelli sono solo alcune delle dive del muto degli anni ‘20 che con la loro sensualità ed eleganza hanno segnato un’era molto particolare in Italia. Se pensiamo al divismo femminile nell’inizio del ‘900 come fenomeno inusuale, dobbiamo riflettere sulla posizione subordinata che aveva la donna nella società profondamente maschilista e patriarcale dell’epoca.
“La loro significativa contribuzione al cinema italiano è evidente non solo nel loro talento artistico e nella maestria interpretativa, ma anche nei temi e nelle estetiche che hanno caratterizzato l’era del cinema muto. Attraverso i loro ruoli e le loro performance, hanno contribuito a definire l’identità del cinema italiano e hanno influenzato generazioni successive di cineasti. Presentarle come figure centrali del festival è un omaggio al loro impatto duraturo e alla loro importanza nel panorama cinematografico italiano”.
Il cinema non fu mai davvero muto. Fin dalle origini la musica è stata parte integrante dello spettacolo cinematografico.
“Fondamentale per guidare le emozioni dello spettatore e accentuare le azioni e i momenti cruciali della trama. I compositori dell’epoca creavano spesso partiture originali specificamente per accompagnare i film, adattandole alle scene e ai temi presenti. Proprio per questo motivo ho voluto ricreare la stessa atmosfera, chiamando due pianisti esperti di “silent movie performances” che faranno un’improvvisazione live durante due film”.
E di Francesca Bertini, Tenaglia ricorda le intense interpretazioni che hanno dato vita a personaggi indimenticabili che hanno affascinato il pubblico:
“Ha rivoluzionato il modo in cui le donne venivano rappresentate sullo schermo, interpretando ruoli forti e indipendenti, diventando una vera pioniera del suo tempo. La sua estetica e il suo stile hanno influenzato non solo il cinema italiano, ma anche il mondo della moda e dell’arte. Oggi, possiamo ancora vedere l’impatto di Francesca Bertini nel modo in cui il cinema italiano e internazionale affronta la rappresentazione dei personaggi femminili e nell’estetica cinematografica. Per me, che lavoro nella produzione di documentari, è venuto spontaneo pensare di far vedere al pubblico L’ultima Diva: Francesca Bertini del regista Gianfranco Mingozzi proprio per avere un focus diretto su una delle più grandi artiste e per comprendere il personaggio anche al di fuori degli schermi, attraverso interviste e ricordi. Tramite il suo sguardo, il regista ha realizzato questo film restituendo un ritratto composto dalle testimonianze di molti di coloro che hanno studiato e scritto sul divismo e sul cinema muto insieme ai ricordi esposti dalla stessa Bertini”.
A proposito della selezione dei film, la curatrice racconta com’è nata l’idea:
“Ho condiviso la mia idea con Stefano Albertini, e insieme ne abbiamo parlato con Eugenio Refini, capo del dipartimento di italianistica presso la NYU, che aveva recentemente tenuto un corso sul melodramma e sulle dive. Proprio in quel contesto, ho proposto di concentrarci su queste due incredibili figure, Francesca Bertini e Lyda Borelli. Il supporto e la collaborazione della Cineteca di Bologna e del Cinema Ritrovato sono stati cruciali per la realizzazione di questo progetto. In particolare, desidero ringraziare Guy Borlée, coordinatore del festival, e Andrea Meneghelli, senza i quali non avremmo potuto organizzare questo evento così speciale.
Attraverso la presentazione di opere classiche restaurate, proiezioni di film d’archivio e eventi speciali, il festival porta avanti la missione di conservare e promuovere la ricca eredità cinematografica italiana. Drama Queens: When Melodrama Meets Film spero possa permettere al pubblico di riscoprire e apprezzare capolavori del passato, spesso restaurati grazie agli sforzi della Cineteca di Bologna e di altre istituzioni dedicate alla salvaguardia del cinema. Inoltre, attraverso dibattiti, incontri e proiezioni speciali, si favorisce la diffusione della conoscenza e dell’importanza del cinema italiano, sia a livello nazionale che internazionale. Questo contribuisce non solo alla preservazione della memoria cinematografica, ma anche alla promozione della cultura e dell’arte italiana nel mondo.

Le altre proiezioni in programma sono martedì 12 marzo alle 18:30, con Rapsodia Satanica, diretto da Nino Oxilia nel lontano 1917. Il film, della durata di 55 minuti, con protagonista Lyda Borelli, presenta una colonna sonora registrata composta dal maestro Pietro Mascagni, eseguita sotto la direzione di Timothy Brock. La trama affronta un tema faustiano, seguendo la storia di una donna anziana che stipula un patto con Mefistofele per recuperare la giovinezza, con la clausola di evitare l’amore. Tuttavia, dopo l’accordo, si imbatte in due fratelli che si innamorano di lei. In occasione della proiezione, il professor Eugenio Refini, esperto di Italian Studies presso la NYU, terrà una conversazione con il professore assistente di Film e Media Sperimentali alla Tisch School of the Arts, Vito Adriaensens, presentando la sua ultima pubblicazione Early cinema, Velvet Curtains and Gilded Frames: The Art of Early European Cinema.

Mercoledì 13 marzo, sempre alle 18:30, sarà la volta di Ma l’amor mio non muore! diretto da Mario Caserini nel 1913, con protagonista nuovamente Lyda Borelli. Il film, della durata di 80 minuti, racconta la storia di Elsa Holbein, figlia del generale Julius, costretta a iniziare una nuova vita dopo che suo padre è accusato di tradimento e si suicida. L’evento sarà arricchito dall’accompagnamento musicale dal vivo al pianoforte eseguito da Levi Pugh, seguito da un commento speciale della professoressa Jane Gaines, fondatrice del Women Film Pioneers Project, che dialogherà con il professor Eugenio Refini.

Infine, venerdì 15 marzo alle 18:30, si chiude con Sangue Bleu, diretto da Nino Oxilia nel 1914 e interpretato da Francesca Bertini. Il film, della durata di 64 minuti, offre uno sguardo su una principessa recentemente divorziata che si trova a fronteggiare umiliazioni da parte dell’amante del suo ex marito e di un attore corrotto. La proiezione sarà accompagnata da un’esibizione musicale dal vivo di Ben Model, seguita da un commento speciale della professoressa Angela Dalle Vacche del Georgia Institute of Technology, autrice di Diva: Defiance and Passion in Early Italian Cinema, in conversazione con Stefano Albertini”.