Sessanta volti noti del cinema, dell’arte, della letteratura, ritratti in bianco e nero, sessanta brevi interviste, per scoprire che le vite degli altri, ancorché famosi, sono più umane e vicine alle nostre di quanto immaginiamo. Tutte esposte ne Le vite degli altri la mostra di Claudio Moschin, giornalista e fotografo, in corso a Milano fino al 30 marzo alla Galleria Nuages. Ma la metà delle interviste, trenta grandi nomi, è raccolta anche nel libro dallo stesso titolo.
In carriera, Moschin ha intervistato e fotografato centinaia di personaggi: storie e immagini di attori e attrici, registi, scrittori, fotografi di moda e di guerra, illustratori, designer, poeti, premi Oscar e premi Nobel.
“Le vite degli altri raccoglie stralci delle mie interviste – spiega l’autore – a ciascun personaggio, ho affiancato uno o più ritratti fotografici, rigorosamente in bianconero. Ritratti scattati da me proprio alla fine di quelle interviste, a testimoniare quel giorno. Interviste realizzate nel corso degli anni per diversi programmi televisivi sempre della RSI Televisione Svizzera di lingua italiana.”
Delle interviste realizzate soprattutto a personaggi tra Roma e Milano, vengono riportati i passaggi più efficaci o più particolari, le riflessioni più acute. Fra le pagine del libro il cinema la fa da padrone, con i ritratti e le interviste a Bernardo Bertolucci e Bruno Bozzetto, Maurizio Nichetti e John Turturro, Christian De Sica e Mario Monicelli, Carlo Verdone e Jerry Calà, Franca Valeri e Arnoldo Foà, Werner Herzog e Giuliano Gemma.

A Turturro chiede: Perché per parlare di musica popolare in Italia dobbiamo aspettare un film di un famoso attore e regista americano? “Io mi sento un regista atlantico, nel senso che la mia famiglia un po’ è qui in Italia e un po’ a New York, quindi è come se fossi in mezzo all’Oceano”.

Da Bruno Bozzetto si sente rispondere: “Non dite che ho lavorato. Io ho giocato. E continuo ancora adesso a giocare. Proprio non ho mai lavorato”. E Moschin prosegue: “Se gli americani hanno avuto Walt Disney, noi abbiamo Bruno Bozzetto, e credetemi, il paragone regge, eccome. Tutto il mondo ce lo ho invidiato Bozzetto”.

In questo viaggio fra parole e immagini c’è anche molta letteratura: Dario Fo, Alda Merini, Andrea Camilleri, Luis Sepulveda, Giorgio Faletti, Amelie Nothomb, Marco Buticchi.

Dall’intervista a Sepulveda: “Lei ha sempre detto che le favole aiutano a vivere, che sono utili anche agli adulti. Allora cosa non le piace del mondo reale?”.

“Ci sono tante cose che non mi piacciono. Per esempio, il mito della velocità, pensare che la vita debba per forza andare veloce, a un ritmo vertiginoso. È arrivato il momento invece di dire “Pausa”, calma. Anche il mondo sta cambiando in maniera troppo veloce, e male. Tutto questo non mi piace. Questa è una società che rincorre i soldi, il potere, il successo”.
La poetessa Alda Merini alla domanda: “Lei è amatissima, i suoi libri di poesie sono letti, per i giovani è un modello da seguire…” risponde: “Sono sconvolta da questi giovani che vogliono essere Alda Merini, uguale a lei senza però pagare lo scotto del dolore. Questo mi sconcerta. Noi abbiamo sofferto per arrivare alla gloria, siamo passati attraverso il manicomio, il furto dei figli, la morte dei mariti. Abbiamo visto tanto dolore. E non ci sembra giusto che il primo editore ci porti via il posto, che ci detronizzi. Perché́ a noi la gloria è costata cara, davvero tanto”.
E ancora, teatro e tv, con Margherita Palli, Luca Ronconi, Enrico Bertolino, Ferruccio Soleri, André Ruth Shammah, Gianfranco Jannuzzo, Alberto Patrucco, Enrico Beruschi, Piero Chiambretti, Davide Mengacci. Nel campo arte e design, Italo Rota, Emiliano Ponzi, Nicola Magrin, Massimo Fenati, Staino, Silver, Claudio Villa, Gipi, Quentin Blake, Altan, Franco Brambilla, Lorenzo Mattotti. Nella musica Iva Zanicchi e Paolo Conte. Poi i mostri sacri del reportage e della foto d’autore Gianni Berengo Gardin, Mauro Galligani, Ferdinando Scianna e Mario Dondero. Tutti finiti per una volta non dietro la fotocamera ma davanti all’obiettivo.

Uno stralcio dall’intervista con il grande fotografo Mario Testino a Milano: “Io ho una filosofia di vita, che è questa: io seguo quel che la vita mi offre. Se uno è aperto alla vita, tutto quello che deve venire viene da solo. Non deve cercare qua e là, perché le cose, credimi, vengono”.

Con Berengo Gardin: “Lei ancora oggi firma le sue immagini sul retro, e le timbra con una scritta originale: vera fotografia non corretta, modificata o inventata al computer”. “Ma perché io fotografo ancora in pellicola, mentre chi scatta in digitale può modificare, fare delle correzioni. Però per me una fotografia corretta al computer non è più una fotografia. È solo un’immagine. E non è quello che ha visto il fotografo”.
Restano ancora in archivio alcune centinaia di altri ritratti. Se, come dice l’autore, “nessuno avrebbe sopportato un libro di almeno 500 interviste per altrettante pagine” nulla osta che si leggerebbero volentieri altre puntate di storie e ritratti di quelle vite degli altri che ci piace scoprire dopo che ne abbiamo amato e seguito le opere e le gesta, al cinema, sui libri o in tv.




