Diamonds are a girl’s best friend – cantava Marilyn fasciata in rosa shocking ne Gli uomini preferiscono le bionde. Impossibile darle torto: i diamanti sono il miglior amico delle donne. Ma oggi hanno un rapporto affettuoso anche con gli uomini, che li portano con sé allo stadio, al cinema e perfino a Sanremo. Calciatori, attori e cantanti sono la testa di un movimento che rivendica – sfilando in tivù, su un palco o sul red carpet – il diritto a esibire quel che da sempre rende preziose le ragazze: anelli, orecchini, bracciali, spille, collane. A darne prova e visibilità è una bella mostra in locandina al Mercanteinfiera di Parma, kermesse di modernariato, collezionismo, moda vintage e antiquariato d’alta epoca che si apre sabato a Parma (fino al 10 marzo). L’accattivante esposizione si intitola “Gioielli al maschile, dallo splendore settecentesco al glamour gender fluid”: una cavalcata attraverso i secoli alla ricerca di ornamenti pensati e realizzati per gli uomini. O da loro rubati all’altra metà del cielo.

È bene premettere che i gioielli hanno abitato l’universo maschile fin dalla preistoria: cacciatori e guerrieri li usavano per invocare la forza e spaventare il nemico, gli sciamani per scacciare gli spiriti maligni. Erano in sostanza amuleti fatti con le ossa, gli artigli, i denti o le corna degli animali, ingentiliti magari da conchiglie o sassolini. Se l’uomo di Neanderthal è stato dunque il capostipite, il suo legittimo erede moderno è Cristiano Ronaldo. A impressionare, stavolta, più che il piede destro è la mano sinistra del campione. A cominciare dal Rolex tempestato di diamanti – in alternativa, a seconda dell’occasione, un Montres Breguet doppio tourbillon o un Franck Muller da 224 diamanti e 20 carati –, il bracciale di platino, la veretta di brillanti all’anulare e un anello con diamante giallo, taglio cuscino, al dito medio. Senza dimenticare il vero must: l’orecchino con diamante.

L’accostamento tra l’irsuto ominide e il levigato superuomo, con parecchi gradi di separazione nel mezzo, non è blasfemo. Perché il connubio maschio-gioiello ha caratterizzato tutte le grandi civiltà antiche, anticipando l’attualità. Qualche esempio. Gli egiziani indossavano l’occhio di Horus come talismano, greci e romani infilavano al polso braccialetti di cuoio e metallo prima della battaglia. Su un piano simile i soldati celti – Galli, Belgi, Elvezi, Britanni, Dalmati – che affrontavano lo scontro con un collare di bronzo per difesa e viatico nell’ultimo viaggio. Fa testo la cronaca di Tito Livio: “…Tito Manlio si astenne dall’infierire sul corpo dell’avversario crollato al suolo, limitandosi a spogliarlo della sola collana, che indossò a sua volta, coperta com’era di sangue”. Un bel salto ed ecco l’imperatore africano Mansa Musa, signore del Mali incoronato nel 1312. È stato il più ricco nella storia dell’umanità: portava indosso più gioielli della Madonna pellegrina in processione e la sua reggia avrebbe fatto impallidire il tesoro di San Gennaro. Altro giro nella macchina del tempo, altro sovrano scintillante. Il corredo di Enrico VIII d’Inghilterra contava 234 anelli, 324 spille e un numero imprecisato di collane di perle e diamanti.
I diamanti, appunto: un buon amico dell’uomo, se non proprio il migliore. La mostra curata dalla storica e docente Mara Cappelletti – 120 pezzi sceltissimi, provenienti da collezioni private – ben spiega però che non va considerata la pura stima materiale dei preziosi; conta, eccome, il valore sociale che esprimono al di là delle epoche e delle latitudini.

Quali elementi caratterizzano i gioielli maschili?
“Stile, moda, simbolo, appartenenza, status. Non si tratta solo di ornamenti esibiti nella fiera delle vanità: sono un reale mezzo di comunicazione dell’io. Esprimono gerarchia, prestigio e potere, oltreché la condizione economica di chi li porta. In più possono testimoniare un rito di passaggio: la comunione, la maggiore età, il matrimonio. Connotati che valgono per entrambi i sessi, ma con alcune differenze sostanziali negli uomini”.
Vale a dire?
“I maschi sanno coniugare l’estetica con l’aspetto funzionale. Così gemelli da polso, fermacravatte, portasigarette e curapipe, portasoldi e portachiavi diventano parte del guardaroba di un gentleman anni ’70. Niente a che vedere, concettualmente, con le collane di perline colorate degli hippy o le catene d’oro della Disco music, anche se il periodo è il medesimo”.
Quale epoca ha prodotto i gioielli più raffinati?
“L’Ottocento è stato il secolo della sobrietà, il Novecento quello dei grandi orafi. Le linee geometriche del Déco, così rigorose, hanno a mio gusto il fascino dell’essenziale”.
I gioielli sono influenzati dalla Storia?
“Sì, è inevitabile. In mostra c’è una rara spilla da cravatta ottocentesca di produzione inglese, con la testa di Garibaldi intagliata nel corallo. E ci sono un paio di gemelli appartenuti al principe di Galles, prima di diventare re Edoardo VIII nel 1936 e la successiva abdicazione”.

E l’Italia?
“Una sezione è dedicata ai cosiddetti gioielli di guerra. Nel ’35 il regime fascista chiamò le famiglie a donare le fedi nuziali per raccogliere fondi: in cambio ricevettero anelli di metallo con incisa la scritta Oro alla Patria. In vetrina c’è un cimelio della stessa epoca: i gemelli celebrativi della Trasvolata atlantica del ’33 da Roma a Chicago e New York, dove il comandante Italo Balbo fu portato in trionfo dai connazionali d’America”.

Oggi?
“Le carte si sono mescolate. Molti dei miei studenti maschi oltre ai soliti tatuaggi esibiscono anelli, braccialetti, collane di perle – false, presumo – di foggia femminile. Vanno meno invece l’orecchino e il piercing”.
È un cambiamento del gusto? Le celebrità fanno tendenza?
“Il look di Marco Mengoni al Festival di Sanremo era illuminato da una spilla Tiffany. Ghali indossava due bracciali e un anello art déco. Mahmood ha cantato Tuta Gold scegliendo la maison Cartier: l’anello Trinity e un orecchino della collezione Panthère in oro giallo, lacca nera, granati tzavorite, onice e cinque diamanti taglio brillante”.
Che significa?
“Significa che le differenze sono superate. Timothée Chalamet spiccava per eleganza fluida alla serata degli Oscar, con una spilla vintage della collezione Heritage di Cartier creata un secolo fa per le donne. Non esistono più gioielli femminili o maschili: semplicemente esistono i gioielli e chi decide di portarli”.