È un lutto profondo per il cinema italiano, la fine di un’era. Se ne è andato a 92 anni anche Paolo Taviani, che con il fratello Vittorio (scomparso a 88 anni nel 2018) ha formato una coppia tra le più prolifiche del cinema italiano. Era ricoverato nella clinica Villa Pia a Roma, accanto a lui la moglie Lina Nerli Taviani e i figli Ermanno e Valentina. Lunedì 4 marzo ci sarà la cerimonia laica funebre alla Protomoteca del Campidoglio, dalle 10 alle 13.
Erano nati a San Miniato, in provincia di Pisa, che ha intitolato ai due fratelli un centro di cultura cinematografica: il Centro Cinema Paolo e Vittorio Taviani. In 60 anni di carriera furono sempre protagonisti di un cinema di grande impegno civile, fra storia e tematiche sociali. Diressero, tra gli altri, La masseria delle allodole, Una questione privata e La notte di San Lorenzo con un grande Omero Antonutti e la musica di Nicola Piovani, Gran Premio della Giuria a Cannes. Nel 2012 ebbero il premio come miglior regia al David di Donatello per il film Cesare deve morire, girato fra i detenuti di alta sicurezza del carcere di Rebibbia; quell’opera, un docu-film sulla messa in scena del Giulio Cesare di Shakespeare, vinse anche l’Orso d’Oro a Berlino 2012.
Nel 1967 avevano diretto il primo film, I sovversivi. San Michele aveva un gallo (1971), fu vincitore del premio Interfilm a Berlino; Allonsanfàn (1974) vide recitare Marcello Mastroianni, Laura Betti e Lea Massari. Nel 2017 tornarono al cinema, per l’ultima volta in coppia, con Una questione privata tratto dal romanzo omonimo di Beppe Fenoglio, presentato in anteprima al Festival del Cinema di Roma. Nel 2022, quattro anni dopo la morte del fratello, Paolo tornò in concorso a Berlino con Leonora addio, ispirato alla novella di Pirandello, conquistando il premio FIPRESCI.