Sarà il primo direttore d’orchestra ucraino a salire sul podio della Metropolitan Opera, e proprio nei giorni del secondo anniversario dell’invasione russa. Oksana Lyniv, coi suoi 46 oggi, è oggi una delle direttrici d’orchestra più note a livello internazionale, direttrice musicale del Comunale di Bologna (prima ed unica donna a capo di un ente lirico in Italia), e dal 28 febbraio fino al 19 aprile debutta al Met con Turandot.
Ha un legame particolare con Puccini, e in particolare con questa ultima opera?
Puccini è il compositore che ha fatto di me una direttrice d’orchestra. Mi ricordo al Teatro dell’opera con lo spartito di Madama Butterfly in mano, da studente, a seguire l’esecuzione e pensare che cosa magnifica sarebbe stato dirigerla. Mio padre mi disse “sei pazza? Non puoi insegnare musica come tutte le altre? Nessuno ti lascerà dirigere un’orchestra”. Ma io non volevo ascoltare le critiche negative. Ero dentro la partitura, era il mio modo di sopravvivere e non sentire nessun altro. Credere che quando vuoi una cosa con tutto il cuore… e passo dopo passo, passo dopo passo eccomi qui.

E Turandot? L’ha già diretta nel 2022 al Teatro dell’Opera di Roma, con la regia dell’artista cinese Ai Wei Wei.
Ma la prima volta la diressi nel 2010 al Teatro Reale di Odessa dove lavorai anche su Tosca, Madama Butterfly e Bohème. E solo due settimane fa a Bologna ho guidato Manon Lescaut. Il raffronto è appassionante: da un lato l’opera di Puccini trentenne, la prima che gli diede fama internazionale. All’epoca sperimentava già con l’orchestrazione, con l’uso del leitmotif, con i dialoghi drammatici che sfociavano in ariosi, da appassionato wagneriano. Ora ho per le mani Turandot che scrisse a oltre sessant’anni, quando era rappresentato a Londra, a Amburgo, Monaco, Parigi, quando girava il mondo ascoltando il nuovo repertorio dei colleghi: a Firenze conobbe Schoenberg che gli diede la partitura del Pierrot Lunaire da ascoltare in concerto, andò a Bayreuth a sentire Wagner, a Parigi Stravinsky con Le sacre du printemps.
Visitò anche New York, due volte…
Sì, ed esiste un meraviglioso audio in cui saluta gli italiani da New York, e con lui sua moglie Elvira.
Un uomo di enorme successo, ma in Turandot si sente qualcosa di diverso.
Sappiamo dalle sue lettere che soffriva di una terribile crisi di mezza età. Sentiva di non essere abbastanza moderno, e si lamentava: “non so come andare avanti con quest’opera, devo trovare qualcosa di nuovo”. Diceva persino di odiare la sua musica precedente. Era un bon vivant, amante delle donne, delle belle macchine, dei vestiti eleganti all’ultima moda, era milionario con i proventi delle sue opere. Ma tutto questo successo non poteva più dargli l’energia vitale da cui aveva sempre tratto linfa per comporre. Era in crisi con la moglie Elvira, e c’era stata, anni prima, quella terribile storia con Doria Manfredi.

La domestica che Elvira accusava di essere l’amante di Giacomo e che si suicidò a Torre del Lago, e invece risultò “illibata” dall’autopsia.
Credo che per Puccini Liù fosse un simbolo, la giovane innocente. Ma non trovava più il carburante, la sensualità che lo aveva sempre spinto. Stava perdendo interesse per la vita e si sentiva vecchio anche musicalmente, fuori dal tempo di un’arte in continuo sviluppo; il suo repertorio ormai era storico. E poi è arrivata la malattia con questi continui mal di gola che furono diagnosticati troppo tardi nonostante visite ai medici più illustri d’Europa. Ora, tutto questo si sente in Turandot. Per me è molto simbolico che resti incompiuta. Deve essere così perché ci mostra la sua crisi. La crudeltà di Turandot è quella che sentiva nella sua vita. Tutto il primo atto è la rappresentazione di una gigantesca macchina di morte.
Puccini non scrisse l’ultimo duetto fra Turandot e Calaf, il Principe Ignoto, né il finale; l’opera termina con la morte di Liù. A Roma lei ha deciso di posare la bacchetta a questo punto.
Sì, con la regia di Al Wei Wei abbiamo deciso di fare così, e per me era importante anche perché erano i primi mesi della guerra in Ucraina; finire con una marcia funebre rispecchiava quello che sentivo. Ma al Metropolitan dirigo una ripresa della produzione del 1988 con la grandiosa messa in scena di Franco Zeffirelli, e quindi uso il finale di Franco Alfano, come allora.

E ora siamo al secondo anniversario di guerra.
E quando dirigo la stessa musica, entro nella memoria emotiva. Due anni fa nessuno avrebbe immaginato che saremmo stati a questo punto. È molto difficile continuare a lavorare e allo stesso tempo devo chiedermi che ruolo ha un artista, soprattutto noto a livello internazionale. Sono la prima ucraina ad avere l’onore del podio del Met, e però penso a tutti i miei colleghi in Ucraina che lavorano anche in queste terribili condizioni. Perché l’arte è ancora più importante nei tempi bui. È molto difficile non diventare solo animali che vogliono uccidere per vendicarsi. Quando Liù resiste alla tortura per non confessare il nome di Calaf, Turandot le chiede: “Chi pose tanta forza nel tuo cuore?” “Principessa, l’amore”. L’amore. Si risponde con l’amore alla violenza: non dico che non bisogna combattere, ma l’arte ci permette di tener viva una luce di speranza, perché dobbiamo continuare a cercare di creare un mondo migliore.
Ho appena pubblicato il video della prima della cantata Father’s Book, che ho commissionato io al compositore Evgen Orkin per ricordare l’autore di testi per l’infanzia Volodymyr Vakulenko. Padre single di un figlio sullo spettro autistico, è stato rapito, torturato e ucciso nell’occupazione russa. In questa esecuzione a Bruxelles tutti, anche l’orchestra giovanile che ho fondato e i due cori di voci bianche, sono stati personalmente colpiti dalla guerra. Molti hanno perso i genitori o la casa, molti sono sfollati.
Lavorare a Bologna le permette di avere una visione diversa dell’opera italiana.
Sono molto fortunata a lavorare in un grande ente lirico e con la grande orchestra del Comunale. Sono andata in viaggio a Torre del Lago, a Viareggio dove Puccini si costruì la villa degli ultimi anni e dove scrisse Turandot. Ho visitato anche la casa natale a Lucca, che è un museo, e lì è esposto il costume della prima Turandot al Metropolitan, nel 1926. Tutti questi dettagli ora che sono qui giocano molto con la mia fantasia, mi aiutano a immaginare questa storia, come un film.

Progetti a Bologna?
Bologna è un crocevia fra la tradizione italiana e quella tedesca, la prima città dove fu rappresentato Wagner, qui la tradizione musicale è ricchissima, cominciando con padre Martini che fu anche insegnante di Mozart e poi la tradizione barocca, il belcanto, Rossini, Farinelli, e poi Verdi e naturalmente Puccini e Respighi che era bolognese; abbiamo anche un nuovo Festival Respighi di cui sono partecipante attiva. Siamo anche aperti alla musica sinfonica del mondo e stiamo lavorando con le prime musicali di alcuni compositori ucraini. E naturalmente è l’anno pucciniano, il centenario della morte. Rifaremo Tosca che abbiamo portato in tour in Giappone lo scorso autunno; la porteremo a Wiesbaden. Sto lavorando molto a livello sinfonico con la musica di compositori ucraini. E poi, quest’anno a Bologna comincio la mia prima Tetralogia wagneriana: due opere nel 2024, due nel 2025, in forma di concerto.
Lei è stata anche la prima donna a salire sul podio storico del Festspielhaus a Bayreuth. Fino a dieci anni fa le direttrici erano quasi inaudite, oggi sono sempre più numerose.
Per me è una grande responsabilità: spero sempre che quello che faccio vada bene, non solo per me e lo spettacolo ma anche perché altrimenti non sarebbe un buon esempio per la nuova generazione. Certo quando ero giovane io, era molto più difficile. Oggi ci sono tante giovani direttrici che creano una nuova normalità, e sono felice di vedere che hanno tanto sostegno. Sono sicura che fra dieci anni non ci sarà più bisogno di farlo notare. Forse fra cinque!
Turandot con Oksana Lyniv sul podio, il soprano Elena Pankratova nel ruolo del titolo, Juliana Grigoryan come Liù, SeokJong Baek come Calaf sarà alla Metropolitan Opera House dal 28 febbraio:
Wednesday, February 28, at 7:30PM
Saturday, March 2, at 8PM
Tuesday, March 5, at 7PM
Friday, March 8, at 7PM
Wednesday, March 13, at 7PM
Saturday, March 16, at 12PM
Wednesday, March 20, at 7:30PM
Saturday, March 23, at 8PM
Wednesday, April 3, at 7PM
Saturday, April 6, at 1PM
Thursday, April 11, at 7:30PM
Sunday, April 14, at 3PM
Friday, April 19, at 7:30PM