Apre oggi a Trieste Van Gogh, una mostra eccezionale da molti punti di vista. Sono state dedicate a questo amatissimo artista, innumerevoli raccolte delle sue opere, con approccio trasversale o a tema, i cipressi, i fiori dipinti in ospedale con pigmenti parigini che, come i fiori, sbiadiscono con il tempo, dettagli del suo lavoro di straordinaria originalità e di grande impatto emotivo per lo spettatore. Ed è proprio quando si pensa di avere visto molto, che la sorpresa di scoprire qualcosa di nuovo è ancora più grande. Qui non ci si aspetta di trovare quello che si dà per scontato in iconiche sedi come il Metropolitan Museum of Art o il MoMA di New York, o in città d’arte come Milano, Roma e Venezia. Ma Trieste è “viva, vivace, attenta, affamata d’arte” e in un crescendo è arrivata ad essere una città di riferimento per mostre importanti e per originali iniziative culturali.

Prodotta da Arthemisia, Van Gogh è una mostra ricchissima, straordinaria, “extra-ordinaria”, che racconta un percorso artistico dai primi disegni alle ultime opere, prima della morte. È un itinerario di quattro tappe, di scoperta, di stupore, in cui è presente la produzione più importante di questo artista la cui ricerca ha superato ogni confine, una presentazione arricchita da moltissimi testi scritti e riferimenti musicali, che accompagna il visitatore nell’immersione totale del mondo di Van Gogh.
La mostra è curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti, che hanno tracciato con profonda sensibilità l’evoluzione espressiva e di ricerca di quello che la stessa professoressa Benedetti definisce un uomo “di ricchissima spiritualità e umanità, tormentato da un male ancora oggi sconosciuto, estremamente generoso con gli altri, ma poco con sé stesso, tanto che in una delle lettere che scrisse al fratello disse che sarebbe sempre stato un artista di quarto o quinto rango. Ma lui squarcia il suo petto davanti alle persone: per questo le sue opere convincono e commuovono, che è una cosa difficile da trovare, anche nell’arte. La sua breve vita, vissuta drammaticamente, continua oggi nel suo lavoro, che appassiona, emoziona”.
Concorda Francesca Villanti, aggiungendo che “quello che vediamo qui è armonia, un artista raccontato in maniera fluida. La mostra ha un taglio cronologico, a parlare sono le sue opere e lo stesso Vincent, attraverso le sue lettere”. La co-curatrice consiglia di godere passo dopo passo di queste opere straordinarie, che fanno lasciare la mostra con il desiderio di approfondire.
Cinquanta capolavori dell’artista più amato e più visitato al mondo, dipinti e incisioni di cui la maggior parte dei prestiti proviene dal Museo Kröller-Müller di Otterlo, sono esposti al quarto piano del Museo Revoltella, un meraviglioso palazzo in centro città, che è stato dimora dell’omonimo barone Pasquale Revoltella fino al 1869 ed è oggi, grazie a una prestigiosa collezione, la Galleria d’arte moderna di Trieste.

Nonostante il museo Kröller-Müller possieda una delle più grandi collezioni di Van Gogh al mondo, è alla Galleria Nazionale di Roma che si deve il prestito delle opere Il Giardiniere (1889) e L’Arlesiana (da Gauguin), del 1890, il ritratto di Madame Ginoux, che si riunisce al ritratto di Joseph-Michel Ginoux, del 1888. I due proprietari del Café de la Gare di Arles, frequentato da Van Gogh, si ritrovano così fianco a fianco, riuniti in questa occasione, pur appartenendo a due collezioni distinte.
Quanto alla difficoltà nel portare una mostra di tale entità a Trieste, Iole Siena, presidente di Arthemisia, ricorda con ammirazione la determinazione con cui l’Assessore alle Politiche della Cultura e del Turismo, Giorgio Rossi, ha sviluppato quest’idea e coltivato, nel tempo, l’ambizioso progetto, da altri ritenuto irrealizzabile. È lo stesso Assessore a riferirsi, scherzosamente, al motto di Mohammed Ali: “Impossibile è temporaneo. Impossibile è nulla.”, aggiungendo che qualunque traguardo possa essere raggiunto perfino in una città il cui motto è, al contrario, “No se pol” (non si può).

Al museo Revoltella si potranno ammirare, nello stesso periodo, le opere di due folli geniali, due personaggi straordinari, iconici, che hanno molto in comune, non ultimo il fatto di essere stati entrambi in ospedale psichiatrico: Vincent Van Gogh e Antonio Ligabue, “dimostrazioni di quel tipo di pazzia che genera capolavori», osserva Francesca Villanti.
L’Assessore Rossi conclude con un’osservazione che va oltre i confini dell’arte, contestualizzando il tema di queste rappresentazioni artistiche in una realtà sociale senza confini e senza tempo, di estrema attualità e meritevole di silente applauso, a maggior ragione in un contesto nazionale spesso refrattario all’accettazione di più ampie vedute: “Queste mostre testimoniano che molte persone che vengono rifiutate hanno un valore intrinseco nella realtà che le circonda”. Non solo bei quadri di artisti eccezionali quindi, ma anche un messaggio più ampio e profondo che ci lascia in attesa delle prossima puntata.
Quella che viene presentata a Trieste con un maggior numero di opere esposte, è simile alla mostra di Roma, che ha raggiunto l’affluenza da record di 600mila visitatori. Al prezzo di ventuno euro si potranno visitare entrambe le mostre ospitate al Revoltella, quella di Van Gogh e quella di Ligabue, oltre all’esposizione permanente del museo, che è sempre inclusa, anche con i biglietti per le singole mostre. Un buon esempio di accessibilità alla cultura.