Per la Nazione Osage, una tribù nativa americana, la luna dei fiori porta salute e ringiovanimento. Man mano che la luna sorge a maggio, i fiori iniziano a sbocciare, e la medicina che contengono può essere estratta. Questi fiori, che avrebbero dovuto portare salute e vita, hanno segnato l’inizio del “Regno del Terrore”.
Con Killers of the Flower Moon, ben 10 nomination agli Academy Awards, Martin Scorsese porta sullo schermo una pagina nera della storia americana. La vicenda si svolge negli anni Venti in una cittadina dell’Oklahoma. Quando si scopre che le terre della tribù Osage nascondono giacimenti di petrolio, la riserva dei trasforma in un Eldorado per la comunità nativa. Gli Osage diventano un’élite ricca, mentre i bianchi, abituati a considerare le tribù indiane come selvagge e a relegarle in riserve, si trovano ai margini di questo improvviso benessere.
La storia si complica quando iniziano a verificarsi numerose e misteriose morti tra i membri della comunità Osage. Questi decessi insospettiscono i capi della tribù, portando all’intervento dell’FBI. Si scopre così un silenzioso e spietato sterminio che coinvolge la comunità nativa, mettendo in luce le tensioni sociali e razziali dell’epoca.
“Da anni pensavo ad una storia sui nativi americani ma non mi sentivo sufficientemente preparato”, confessa il regista nel corso di una conversazione con la storica del cinema, Annette Insdorf, al centro di cultura di New York, 92NY. “Ho anche rifiutato di girare un western sull’argomento ma quando ho letto il libro di David Grann, Gli assassini della terra rossa, ho trovato la storia perfetta”. Ma cambiando il punto di vista, da un racconto su un’inchiesta dell’FBI, il film mette al centro gli Osage e i loro massacratori.
Leonardo DiCaprio e Robert De Niro interpretano i ruoli rispettivamente di nipote e zio. Ernest Burkhart, il personaggio di DiCaprio, fa ritorno a casa dopo la Prima Guerra Mondiale nella nativa Fairfax in cerca di fortuna. Viene accolto a braccia aperte da William K. Hale, interpretato da De Niro, l’unico allevatore di bestiame in una zona dove tutti cercano petrolio. Sarà lui a convincere Ernest a sposare l’Osage purosangue Mollie , interpretata da Lily Gladstone, prima attrice nativa candidata agli Oscar, per provare i cittadini di Osage dai loro diritti sulla terra, considerate persone non in grado di capire il denaro come lo capiscono i bianchi.
Scorsese è sempre stato attratto da storie in cui le ambiguità della vita si scontrano con le complessità della sopravvivenza e in cui le scelte quotidiane portano a conseguenze a volte ovvie, a volte più sottili e insidiose. In Killers of the Flower Moon i cattivi mostrano una sorprendente somiglianza con i criminali presenti in Goodfellas, il dramma del 1990 di Scorsese che narra dell’ascesa e caduta di un gangster a New York. Nella Contea di Osage, il piano era diverso, ma la motivazione rimaneva la stessa: “Gli Osage possedevano molte ricchezze, Hale e Burkhart arrivano, desiderano quei soldi, e trovano il modo di ottenerli”, ha dichiarato Scorsese aggiungendo che questa storia presenta l’aggravante della collusione governativa con un sistema di tutela paternalistica che permetteva ai bianchi di controllare le finanze degli Osage.
Il film è stato girato dove i crimini sono avvenuti realmente, una scelta a cui il regista teneva particolarmente. “La prima volta che ho visitato l’Oklahoma è stato nel 2019, mentre stavo terminando le riprese di The Irishman. È un territorio che ha qualcosa di sinistro. Ed è li che ho voluto incontrare i nativi Osage per lavorare a stretto contatto con loro. All’inizio erano molto diffidenti ma ho conquistato la loro fiducia quando ho spiegato che non sarei caduto nella trappola degli stereotipi. che avrei cercato di trattarli nel modo più onesto e veritiero possibile”.
Non a caso nel film viene dedicata particolare attenzione alla rappresentazione accurata di cerimonie e riti tradizionali. Per Scorsese, la perdita di quel mondo ha impedito di instaurare un dialogo con una civiltà capace di influenzare o modificare la nostra società. “Oltre alla spiritualità dei nativi, dal film emerge un popolo che non trasforma la paura del diverso in sopraffazione, ma che ha già ben chiara la responsabilità della sopravvivenza di una comunità che è stata vittima di una visione del mondo avida e distruttiva, basata sul crimine come mezzo per raggiungere i proprio obiettivi”.
I discendenti dei nativi americani portano con sé una scorretta trasposizione cinematografica della loro storia. Una narrazione spesso di parte che ha inficiato la storia degli indiani d’America. “Motivo per cui ho voluto spostare i riflettori lontano dagli uomini bianchi e fare del matrimonio tra Molly ed Ernest il nucleo del film. Il loro amore non è stato sufficiente per sfuggire ad un capitalismo sempre più spietato, che ha nel profitto e nell’accumulo di ricchezze l’unica ideologia”.