Nel quadro delle molte iniziative a New York per il Giorno della Memoria, all’Istituto Italiano di cultura la studiosa di letteratura Gabriella Romani, in conversazione con il direttore Fabio Finotti, presenta stasera 25 gennaio alle 18 Lost Bread di Edith Bruck, traduzione de Il pane perduto, da lei effettuata con David Yanoff. L’evento è gratuito su prenotazione.
Basandosi sugli eventi straordinari della sua vita, la scrittrice sopravvissuta all’Olocausto racconta la storia di Ditke, una giovane ragazza ebrea che viveva in Ungheria durante la seconda guerra mondiale.
Nel 1944, la dodicenne Ditke, i suoi genitori e i suoi fratelli vengono costretti a lasciare la loro casa dai nazisti e mandati in una serie di campi di concentramento, tra cui Auschwitz e Dachau. Sopravvissuta miracolosamente alla guerra con una delle sue sorelle, ma perdendo i genitori e un fratello, Ditke inizia un viaggio tortuoso: prima di ritorno in Ungheria, dove sa di non appartenere, e poi in Israele. Lì svolge vari lavori prima di partire con una compagnia di ballo, in tournée in Turchia, Svizzera e Italia. In Italia, ove trova finalmente una casa e un po’ di pace, si innamora e si sposa.
Scrivendo in prima persona, Edith Bruck chiude Lost Bread indirizzando una lettera a Dio esprimendo il suo rifiuto dell’odio, il suo amore per la vita e la sua speranza di non perdere mai la memoria o la capacità di continuare a parlare per coloro che morirono nei campi di concentramento nazisti. Dopo la pubblicazione del libro in Italia, Papa Francesco ha visitato Bruck e l’ha ringraziata per aver testimoniato le atrocità dell’Olocausto.
L’originale italiano, Il pane perduto (2021), è stato finalista al prestigioso Premio Strega.
Uno degli aspetti più notevoli del lavoro di Bruck è l’innovazione impiegata nel raccontare l’Olocausto, spesso utilizzando angolazioni insolite o improbabili per illuminare le sue esperienze personali come prigioniera dei nazisti ed in generale i travagli degli ebrei europei prima, durante e dopo l’Olocausto.