Negli ultimi quattro anni sono stati spesi 1,3 trilioni di dollari in borse, vestiti, orologi e gioielli di lusso. Buona parte di questi oggetti finirà sui siti web di rivendite di seconda mano – in forte ascesa nell’ultimo decennio – come dimostra una ricerca del Wall Street Journal. Esempi sono Privé Porter, Vestiairie Collective e The RealReal, quest’ultima promotrice della formula di successo del pick up from home. Un incentivo per il consumatore pigro che senza dover spedire o senza doversi recare nei punti vendita di roba usata, può attendere che la merce venga prelevata a casa propria e i ricavi accreditati direttamente sul conto bancario.
Nel 2023, in tutto il mondo, i profitti di questa tendenza hanno raggiunto cifre record, pari a 49,3 miliardi di dollari, in altri termini nel giro di quattro anni sono quasi raddoppiati segnando il 12% del valore di mercato dei beni di lusso nuovi. Per alcune società la formula è utile quando gli acquirenti pur di evitare le liste di attesa acquistano i loro prodotti di seconda mano con il valore maggiorato. È il caso delle borse di Hermes che, usate, costano il 25% in più rispetto alle nuove in vendita nelle boutique del marchio, per non parlare dei modelli considerati rari per i quali la percentuale è più alta. Una borsa modello Birkin 25, che costa circa $ 10.000, su rivendite come Privé Porter arriva a 24mila dollari. Stesso trend per gli orologi usati di brand come Rolex e Patek Philippe venduti in media del 20% e del 39% in più, secondo WatchCharts.
Questo non vale per tutti i marchi, però. Stando ai dati di The RealReal, gli accessori di Louis Vuitton, ad esempio, perdono di valore. Si stima del 40 per cento circa. Per le borse di Christian Dior la quotazione si dimezza addirittura.
I dati forniti dal mercato dell’usato di lusso danno anche indizi sugli effetti del restyling dei marchi, se stia o meno funzionando. Si è scoperto così che il valore dei prodotti di seconda mano di Salvatore Ferragamo, in fase di ristrutturazione, nell’ultimo anno è considerevolmente aumentato su The RealReal. Lo stesso è accaduto per Fendi che un paio di anni fa rilanciò la pelletteria con una nuova linea di borse. Esempio simile, Emilio Pucci. Al contrario, il valore medio di vendita dell’usato di Burberry è sceso del 17%. Il brand alla fine del 2022 ha assunto il nuovo direttore creativo Daniel Lee.
Stessa sorte per i marchi della holding Kering (Gucci, Balenciaga e Bottega Veneta) il cui valore nel mercato dell’usato è sceso rispettivamente del 10, del 14 e del 23 per cento nel 2023. Interessanti i dati che riguardano Chanel: seppure il prezzo del modello borsa Flap Bag del brand francese sia aumentato del 70 per cento durante il periodo della pandemia, lo stesso non è successo per il modello venuto di seconda mano.
Gucci, Stella McCartney e Burberry si sono cimentati in partnership con siti web di vendita dei loro prodotti usati nel tentativo di dargli slancio in questa fetta di mercato ma con risultati poco significativi. Ad eccezione di Rolex che alla fine del 2022 lanciò un programma di orologi preowned di grande successo. A dimostrazione che i consumatori sono disposti a pagare cifre maggiori se di mezzo c’è il marchio originario. Un esempio: un Rolex 126500 Daytona nuovo costa 15.100 dollari. Poiché il modello è limitato, un rivenditore non autorizzato può venderne uno usato per $32.300 secondo le stime di WatchCharts. Tuttavia, un Daytona di seconda mano piazzato dalla stessa Rolex può raggiungere i 37.000 dollari e oltre.
Controllare il mercato della rivendita in questo modo può funzionare per marchi di alto valore e basso volume come Rolex, dunque. Ma i produttori di abbigliamento e di borse se volessero seguire lo stesso esempio dovrebbero riacquistare grandi quantità di scorte di seconda mano, il che probabilmente ne diluirebbe i profitti. Ciò lascia la maggior parte delle aziende del lusso senza una risposta adeguata al mercato dei prodotti usati che vive un periodo di forte espansione.
È una certezza, invece, che gli acquirenti continueranno a cercare l’affare.