Il biopic storico di Christopher Nolan Oppenheimer esce vincitore dalla notte dei Golden Globes con cinque statuette, incluse quelle al regista e a Cillian Murphy, mentre Barbie si aggiudica il nuovo premio per il “miglior successo al botteghino” e Poor Things di Yorgos Lanthimos è la “miglior commedia”; verdetti misti per una cerimonia che ha visto i Globes – i premi della rinnovatissima Hollowood Foreign Press Association – alla riscossa dopo tanti scandali, con un po’ di diversity in più, ovvero apertura al nuovo e diverso, un certo glamour in passerella e la serata trasmessa da CBS e in streaming su Paramount.
I premi tv sono andati a Succession, The Bear e Beef mentre il francese Anatomie d’une chute ha vinto la miglior sceneggiatura e il miglior film straniero (battendo anche Io capitano di Garrone) e l’anime giapponese Il ragazzo e l’airone di Hayao Miyazaki vince anche la miglior colonna sonora originale oltre al miglior film d’animazione.
Andiamo con ordine prima di addentrarci nella selva dei premi (questo è l’elenco completo di candidati e vincitori). L’81esima cerimonia dei Globes non sarà necessariamente un precedente, quanto a premi, degli Oscar di febbraio; però è la prima competizione importante dell’anno ed è tornata vigorosamente alla ribalta dopo lo scandalo del febbraio 2021, quando l’inchiesta del Los Angeles Times rivelò che la Hollywood Foreign Press Association era composta solo da critici bianchi e soffriva di parecchi problemi di corruzione. L’associazione da allora è stata sciolta, riformata con la vendita a un private equity fund, e ora conta 300 critici internazionali da 76 paesi. Il compito di maestro di cerimonie è andato all’attore di origini filippine Jo Koy – solo due settimane prima dell’evento: “Mi hanno dato il lavoro solo dieci giorni fa, volete un monologo perfetto?” ha scherzato quando il pubblico non ha riso a una delle sue battute.
Piuttosto sopra le righe in verità: fa sorridere che il lunghissimo Oppenheimer “avrebbe avuto bisogno di un’altra ora”, un po’ meno “come sei rimasto incinto a 80 anni? Con la CGI?” cioè la computer generated imaginary, rivolto a Robert De Niro, in attesa di un altro figlio. Punzecchiatura anche per Taylor Swift – “la grande differenza fra i Golden Globes e la National Football League? Ai Globes abbiamo meno inquadrature di Taylor Swift”. La star, che non ha vinto la categoria “cinematic and box office achievement” andata a Barbie, non si è divertita; il suo film-concerto The Eras Tour dovrà contentarsi del successo di pubblico mietuto sul campo, e sì che la categoria era stata inventata quasi solo per farla concorrere – ma è venuta buona per premiare almeno in qualcosa il film dichiaratamente anti-patriarcato di Greta Gerwig, oltre un miliardo di dollari al botteghino (ha raccolto anche la “miglior canzone” con Billie Eilish, What Was I Made For?, uno dei molti brani fantastici della pellicola).
Margot Robbie, star e produttrice di Barbie, non si è lamentata: “Vorremmo dedicare questo premio a ogni singola persona che si è vestita elegante per andare nel più bel posto del mondo, la sala cinematografica” ha detto.
L’altro nuovo premio della serata, “best stand up comedy performance”, è andato al comico inglese Ricky Gervais per il suo speciale Armageddon, disponibile su Netlfix e già parecchio criticato per il suo rifiuto ideologico del politically correct.
Torniamo a Oppenheimer, che ha raccolto il miglior film drammatico, la miglior regia di Christ Nolan, il miglior attore drammatico all’irlandese Cillian Murphy per il suo ritratto brillante, scarno, fanatico del fisico della bomba atomica, ma anche la miglior colonna sonora per Ludwig Göransson e il miglior attore non protagonista per Robert Downey Jr nel ruolo dell’antagonista Lewis Strauss.
Il film di Martin Scorsese Killers of the Flower Moon, candidato come miglior dramma, ha invece vinto solo un premio, per Lily Gladstone come miglior attrice in un ruolo drammatico. Era la prima attrice nativa americana a essere candidata nella categoria, figuriamoci a vincere, e ha cominciato il suo discorso in lingua Blackfeet: “sono felice di poter dire almeno qualche parola nella mia lingua”.

Per i migliori attori in una commedia le statuette sono andate alla fantastica Emma Stone di Poor Things e a Paul Giamatti per The Holdovers (alla terza vittoria ai Globes).
E ancora: fra i premi riservati alla TV sbanca Succession. L’ultima stagione della serie drammatica sugli eredi dell’orribile patriarca Logan Roy ha vinto anche tre statuette per gli attori: l’indimenticabile Sarah Snook (Shiv Roy), Kieran Culkin come Roman Roy che ha battuto i colleghi Brian Cox (Logan Roy) e Jeremy Strong, e come miglior non protagonista Matthew Macfadyen: “ho adorato ogni secondo in cui ho recitato la parti di quel bizzarro meraviglioso untume umano che è Tom Wambsgans”. The Bear ha vinto come miglior commedia, miglior attore comico (Jeremy Allen White) e migliore attrice comica (Ayo Edebiri). Beef di Netflix sbanca nella categoria “serie di antologia” anche coi premi agli attor Ali Wong e Steven Yeun. Wong è la prima asiatica americana candidata, tanto più vittoriosa, nella categoria.
Quasi bocca asciutta per l’ultima stagione di The Crown che vede però Elizabeth Debecki premiata come migliore non protagonista per il suo ritratto della principessa Diana. Delusione anche per il remake del Colore viola, che non vince nulla, ma la sua produttrice Oprah Winfrey (in passerella vestita di viola) ha consegnato l’ultima statuetta della serata per Oppenheimer alla coproduttrice e moglie di Christopher Nolan, Emma Thomas. Girl Power.