Vietato smontare l’albero. Per molte persone addobbare l’abete di Natale è un momento che dà felicità,
che conduce ad uno stato emotivo simile all’euforia trasformandosi in calma e serenità. Al contrario,
quando arriva il momento di metterlo via, beh quella gioia si trasforma in tristezza e vuoto. Un altro
dilemma è la decorazione anticipata, chi lo fa è happy, più della media. Ultimamente, a confermare il
tutto è stata proprio la scienza: l’albero di Natale dona pace all’anima e rende cupi disfarlo.
Detto ciò, resta poco da fare, la soluzione passa nelle mani degli arredatori d’interni. Per alcuni designer
degli Stati Uniti, infatti, l’albero in casa andrebbe lasciato tutto l’anno. C’è chi smonta luci e palline il
giorno dopo l’Epifania – la tradizione vuole che tutte le decorazioni vengano tolte la dodicesima notte
dopo il 25 dicembre, tra il 5 e il 6 gennaio- per la religione cattolica, invece, il Natale in casa non
andrebbe rimosso prima del 2 febbraio, la data in cui si festeggia la Candelora, ricorrenza che segna la
fine di tutto il periodo.
La tesi finale suggerisce che siamo di fronte ad un vero e proprio trend: sì all’allestimento dell’albero a
seconda della stagione corrente. Allora, ecco che arrivano cuori e peluche per San Valentino, a Marzo è
d’obbligo il verde associato alla festa di San Patrick, per Pasqua uova e pulcini, passando per le
bandierine a stelle e strisce del 4 di luglio. E così via fino al Natale successivo.
Corey Davey, designer d’interni di Dallas -sentito dal Wall Street Journal – sostiene che è il crescente
desiderio di un senso di comfort in casa uno dei motivi per cui le persone tengono gli alberi tutto
l’anno. Un’altra motivazione è legata alla necessità di conservare quel senso di gioia associato alle
festività, afferma Karol Ward, psicologa di New York. “L’albero è un modo per esprimere allegria e
migliorare l’umore”. In altre parole, tra un allestimento e l’altro, l’abete si trasforma in terapia.
Per l’architetta Sami Riccioli è un hobby che si è trasformato in vero business. Quattro anni fa, riporta
ancora il WSJ, volle decorare l’albero per San Patrick e quindi per il Cinco de Mayo. I suoi alberi su
Instagram, neanche a dirlo, hanno attratto le simpatie di molti utenti ma soprattutto di società
interessate a decorazioni per vetrine ad hoc. Così, fioccano richieste. C’è anche chi, quando entra a casa
sua, sbarra gli occhi – ammette Sami.
Secondo lo psicoanalista Jung, l’albero di Natale è la rappresentazione del rapporto con noi stessi e del
desiderio di ricercare la nostra identità. Esso è frutto del processo di individuazione che permette a
ciascuno di conquistare autonomia e crescita personale, differenziandosi dai modelli di riferimento e
consentendo di stabilire delle buone relazioni con l’altro.
Anche la punta dell’albero, esaltata da un puntale, passa sotto la lente dell’analista: esprime il bisogno
dell’uomo di avvicinarsi alla propria parte spirituale e di raggiungere il divino costituendo un ponte tra la
terra e il cielo. In termini psicologici, dunque, ha a che fare con l’elevarsi ad uno stadio superiore
raggiungendo una maggiore conoscenza di se stessi al fine di una pacificazione con il proprio sé.
Lungi da noi spegnere l’atmosfera- per la sua connotazione emotiva l’albero di Natale può far emergere
anche emozioni dolorose e ricordi particolarmente tristi, cosa che rende la scelta di decorarlo,
addobbarlo ed esporlo, una condizione fortemente soggettiva. L’aspetto nostalgico che il Natale può
racchiudere in sé, se da una parte riguarda quel tuffo nel passato e nei ricordi più dolci dell’infanzia,
dall’altro può avere a che fare con ricordi considerati lontani, non elaborati, o ricordi di persone non più
presenti, che attivano sensazioni poco piacevoli.
Qualunque sia la scelta personale, tenere l’albero tutto l’anno o smontarlo secondo la tradizione, ciò che
diventa prioritario è mantenere un contatto con tutte le emozioni che proviamo, creando uno spazio in
cui possano essere liberamente espresse. Parola della scienza!