Barba sì, barba no, è il cruccio degli eserciti di mezzo mondo. Nel 2017, la barba del principe Harry di Inghilterra fece scandalo. Il nipote di Elisabetta II fu accusato di violazione del protocollo militare durante le celebrazioni del Remembrance Day a Londra. Mai portare la barba mentre si veste l’uniforme britannica, le forze armate di sua maestà impongono la rasatura… per ora: secondo il Guardian i vertici dell’esercito stanno considerando un allentamento delle regole per attirare nuove reclute. Del resto la Royal Navy permette da tempi barba e baffi e la Royal Air Force ha accettato le barbe dal 2019. Anche l’esercito canadese accetta le barbe.
Pochi mesi prima della sua morte avvenuta lo scorso agosto nell’esplosione di un aereo, il capo del Gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin criticò il divieto di portare la barba dettato dall’esercito russo, definendolo politica “assurda”; e i cui sostenitori aggrappati agli “arcaismi degli anni ’60”.
Nel corso della storia la barba è stata brandita quale arma di intimidazione durante i conflitti. Più di recente, è stata oggetto di divieto da parte delle autorità militari, una regola che conosce poche eccezioni, per esempio per i soldati di istanza in Afghanistan o per i membri delle squadre speciali.
Ora, invece, la barba gode di un’ondata di sostegno tra le forze militari di tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti, dove la carenza di reclutamento, considerata storica, sta dando non pochi grattacapi ai leader del Pentagono, impegnati a pensarle tutte per arginare il problema, incluso ammorbidire le regole della rasatura. A difendere il viso perfettamente pulito ancora con veemenza è la maggioranza degli alti funzionari militari però, per i quali rimane uno status symbol, e al momento al soldato si impone il viso liscio (salvo che per motivi religiosi o medici).
Uno spiraglio è arrivato dai ranghi più bassi degli eserciti che sembrano sostenere il cambiamento. Sì a barba e baffi purché “ordinati”. La spinta arriva anche da proteste esterne sempre più accese. Una petizione online iniziata nel 2021 che preme per il sì alla barba, al momento vanta oltre 107.000 firme. Il movimento si è spinto oltre i confini degli Stati Uniti.
Gli analisti dicono che probabilmente le politiche restrittive attuali alla fine dovranno cedere. “Penso che lo standard sia sempre stato quello di volere i militari con il viso rasato. Ha a che fare con la pulizia e l’ordine. Sebbene in diverse epoche si sia assistito ad un allentamento”, ha detto al Washington Times Alun Withey, professore all’Exeter University, storico e studioso delle tendenze delle barbe maschili. “È successo nel 19esimo secolo, in parte in seguito alle idee sull’ideale virile”, ha detto in un’intervista. “In vari momenti nel periodo delle guerre napoleoniche e di nuovo intorno alla metà del XIX secolo”.