Musica e arte hanno riempito il quartier generale di Campari America al Gracie Building di New York durante le celebrazioni natalizie di Magazzino, il museo di arte povera italiana a Cold Spring, una cittadina immersa nel verde a novanta chilometri da Manhattan.
È quello il luogo scelto dai due coniugi Nancy Olnick e Giorgio Spanu per realizzare la sede della loro Fondazione, il Magazzino Italian Art, un edificio interamente dedicato a esposizioni, ricerca, studio dell’arte e scambi interculturali tra l’Italia e gli Stati Uniti: oltre duemila metri quadrati e oltre cinquemila pubblicazioni (trecentotrenta delle quali costituite da libri rari e materiale d’archivio – fotografie, inviti, poster, libri e abbonamenti periodici – di cui circa mille relative all’arte povera) messi a disposizione per mostre e programmi dedicati all’arte contemporanea italiana.
“La nostra passione – hanno detto Spanu e Olnick – ci ha ispirato a esplorare e raccogliere una significativa collezione di arte italiana dal movimento dell’Arte Povera dagli anni ’60 fino ai giorni nostri. La sfida principale che dobbiamo affrontare è come informare al meglio il pubblico americano sullo sfondo storico da cui è emerso questo movimento artistico. Comprendere la radicalizzazione socio-culturale e politica dell’epoca, oltre all’impatto del boom economico e industriale verificatosi in Italia negli anni ’60, è fondamentale per apprezzare appieno il valore di queste opere”.

È partendo da questa volontà che Magazzino, anche grazie all’instancabile lavoro del Direttore Vittorio Calabrese, continua a sponsorizzare sia artisti italiani contemporanei che artisti internazionali il cui lavoro è fortemente legato alla cultura e al patrimonio artistico italiano, organizzando eventi e collaborazioni anche con sedi d’arte esterne.
Un lavoro in continua crescita ed espansione, come dimostra l’apertura lo scorso settembre del nuovo pavillon dedicato a Robert Olnick a cui hanno lavorato due architetti spagnoli: Alberto Campo Baeza e Miguel Quismondo, che aveva progettato anche il primo edificio. “Quando me l’avevano proposto l’altra volta, era la prima e avevo provato una gioia infinita – aveva raccontato Quismondo il giorno dell’inaugurazione – questa, invece, è stata una grande opportunità di tornare a lavorare con Alberto, che è il mio maestro, e quindi di imparare da lui e crescere ancora”.
Alle celebrazioni di Magazzino nel cuore di Manhattan ha preso parte anche il Consolato Generale d’Italia a New York, che con le parole del Console Generale Fabrizio Di Michele ha riconosciuto il grande sforzo portato avanti dal museo per la crescita dell’arte povera italiana negli Stati Uniti e l’impegno personale di Spanu, Olnick e Calabrese nella creazione di una comunità culturale sempre più affiatata.