Un’occasione – rara – per ascoltare la musica di Julia Perry: la New York Philharmonic esegue in concerto ancora venerdì 24 e sabato 25 lo Stabat Mater della compositrice nera, un lavoro del 1951 per contralto ed archi, incastonato fra musiche di Gustav Holst e György Ligeti.
Julia Perry morì nel 1979 ad appena 55 anni. Gli anni Cinquanta e Sessanta videro il suo massimo successo, poi – come accade a molte donne – oscurato dall’oblio. A New York il contralto che interpreta lo Stabat è J’Nai Bridges, al debutto alla Philharmonic, che descrive una “scrittura vocale molto intensa, molto introspettiva ed intima”. Dima Slobodeniouk, sul podio, parla di una partitura “scritta con logica e bellezza”.
Stabat Mater dolorosa, iuxta crucem lacrimosa, dum pendebat Fílius: il testo – tradizionalmente attribuito a Jacopone da Todi, messo in musica da tanti come Pergolesi e Rossini – descrive lo strazio della Vergine sotto la Croce, il tormento di una madre per il figlio torturato. La musica di Perry era già stata eseguita a New York nel 1954, al Columbia University Composers Forum, accanto al Ballet Mécanique di George Antheil. Il New York Times ha ricordato che allora, dopo il concerto, l’autrice chiacchierò col pubblico seduta fra Antheil e Aaron Copland, che presentava la serata.
Al di là dell’interesse del brano in sé (qui in un’esecuzione del 2021), Julia Perry è una figura affascinante. Era nata nel 1924 a Lexington in Kentucky da genitori afro-americani, il dottore Abe Perry e America Lois Heath Perry. Frequentò l’università di Akron in Ohio e il Westminster Choir College dal 1943 al 1947 per la laurea, poi per il Master, con una cantata laica come tesi intitolata Chicago che metteva in musica poesie di Carl Sandburg.

Continuò a studiare direzione e composizione in Europa e negli Stati Uniti ed ebbe molti legami con la musica italiana: fu allieva di Luigi Dallapiccola al Berkshire Music Center e al Juilliard School of Music. Studiò con Nadia Boulanger, direttrice e organista, a Parigi e studiò direzione d’orchestra anche a Siena.
Lavorò anche per l’US Information Service in varie città europee, tenendo conferenze e dirigendo orchestre. Tornata negli Stati Uniti, cominciò a insegnare pianoforte privatamente insegnando nell’università di Florida A&M.
Fu negli anni Cinquanta e Sessanta appunto che le sue opere attirarono il massimo successo; era una autrice prolifica che scrisse per orchestra, banda, voce solista, coro e teatro; fu eseguita dalla New York Philharmonic, dalla Clarion Concerts e altre orchestre e vinse numerosi premi (National Association of Negro Musicians, Boulanger Grand Prix, Guggenheim Fellowship…)
Se era difficile arrivare al successo in campo musicale per una donna all’epoca, ancor più lo era per una donna afroamericana. La carriera di Perry subì una brusca battuta di arresto negli anni Settanta a causa del primo di una serie di ictus, che le paralizzò il lato destra del corpo. Imparò a scrivere con la sinistra e continuò, indomita, a comporre nonostante i numerosi ricoveri e la salute sempre più compromessa. Il Westminster Choir College le assegnò postumo l’Alumni Merit Award. Oggi la collezione delle sue carte, donata dalla sorella, si trova nella biblioteca della Rider University.