Grande successo per Cristiana Pegoraro mercoledì sera alla Carnegie Hall di New York City. Il tempio della musica di Manhattan per la musicista umbra è una seconda casa, tanto che le sue performance fanno registrare sempre il tutto esaurito. Sicuramente tra le più talentuose della sua generazione, Pegoraro ha calcato palcoscenici prestigiosi in tutto il mondo: Lincoln Center, Sydney Opera House, Teatro alla Scala di Milano e Royal College of Music di Londra, per citarne alcuni. Con Colors of Love – concerto in due parti con musiche da lei composte e anche di Rossini, Beethoven e Piazzolla – l’artista si è esibita per l’ultimo appuntamento newyorchese del 2023.
Accompagnata dal violinista Leonardo Moretti, la pianista ha presentato un inedito Us -Romance per violino e piano del trentenne di Parma Luca Tiberini, vincitore del San Valentino Global Music Award 2023, concorso per compositori istituito nella cornice del Narnia Festival in Umbria, di cui Pegoraro è
direttore artistico. Prima di toccare i tasti, ha richiesto un minuto di silenzio in ricordo dei caduti innocenti di tutte le guerre, un messaggio d’amore senza tempo da parte della pianista di Terni, altresì ambasciatrice di San Valentino nel mondo.
Raggiunta al telefono, ci ha raccontato le sue passioni: musica e New York.
Cristiana, mercoledì alla Carnegie Hall riecheggiava l’amore.
Colors of Love è un set ispirato alle grandi storie d’amore, dalla mitologia greca ai giorni nostri. Il primo repertorio era un mio arrangiamento per pianoforte del Barbiere di Siviglia di Rossini che racconta il conte di Almaviva innamorato della giovane Rosina; anche nella seconda parte c’è tanto eros, a partire
da Romeo e Giulietta che hanno ispirato Romanza a Paolo e Francesca, protagonisti di Ballade, insieme a Ulisse e Penelope di Sailing Away.
Nel tuo repertorio è immancabile Beethoven.
È la passione che mi accompagna, costantemente. Mercoledì ho scelto l’Opera 27 No. 2 Sonata “al chiaro di Luna”.

Cosa rappresenta New York?
È il luogo dove sono diventata grande. Sono arrivata con il bagaglio della musicista classica e New York l’ha contaminato con quella di tutto il mondo. È una cosa emozionante. Gli stimoli, le prime composizioni, è stato un divenire. E poi mi ha insegnato che esiste la meritocrazia, basta lavorare duro.
Che momento è questo per la musica classica?
Deve essere svecchiata. La tecnologia ha fatto sì che le persone oggi manchino di concentrazione. Interagire direttamente con lo spettatore può essere la chiave giusta per stimolarlo e per intrattenerlo, quanto meno per la durata di un concerto.
È il motivo per cui comunica così tanto con il pubblico durante i recital?
Lo stile di raccontare quello che mi appresto ad eseguire in effetti è tutto mio. Considero i concerti occasioni perfette, non solo per raccontare la musica e la bellezza che ne deriva. Io indico la strada, certa che conoscere una composizione agevoli l’ascolto e susciti interesse.
L’arrangiamento di Libertango di Piazzolla, grazie al quale ha vinto la Gold Medal al Global Music Award in California, è un momento di forte suggestione durante le sue performance. Al punto che le dita sembrano non toccare la tastiera con il pubblico in tripudio. Il palcoscenico cosa rappresenta?
È il posto dove mi sento pienamente me stessa, e dove non ho mai paura.
Di cosa va fiera?
Aver suonato per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della manifestazione “Donne che fanno la differenza. 35 anni del Premio Marisa Bellisario” svoltasi a Roma a marzo di quest’anno. Ho proposto la mia composizione Sailing Away ispirata dalla poesia della poetessa iraniana
Forugh Farrokhzad Saluterò di nuovo il sole, un inno alla libertà e ai diritti delle donne iraniane, e non solo.