Un Così Fan Tutte giocoso quello che inaugura il 20 ottobre la stagione lirica del Teatro Pergolesi di Jesi, incorniciato dai colori e dalla fantasia di Milo Manara. “Quando si parla di Mozart e di sublime si è sempre un po’ tremebondi, ma lui stesso si concedeva a una certa licenziosità” ci dice il grande fumettista, che a 77 anni si è avvicinato per la prima volte all’opera lirica.
Manara ha disegnato scene e costumi, realizzati nei laboratori marchigiani da due maestri, Benito Lenori e Roberta Fratini: “nell’opera ci vogliono dei professionisti”, dice: “ho progettato sulla base di quello che mi ha chiesto il regista, Stefano Vizioli”.

Due nobili sorelle, una servetta disincantata, una coppia di amici soldati, un cinico burlone, una scommessa cattivissima per accertare la fedeltà delle donne: l’opera è uno dei tre capolavori di Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte. Vizioli ha voluto un teatrino dipinto con quinte e boccascena; elementi modulari perché lo spettacolo andrà in tournée nei teatri che lo co-producono (Modena, Pisa, Rovigo, Metz), con lo stesso giovane cast e la bacchetta di Aldo Sisillo.

Manara ci ha disegnato gli amori di Giove: “Il mito si adatta al Settecento, quando andava assai di moda, e mi dà modo di rappresentare in alto quello che succede in basso. Chi legge le Metamorfosi di Ovidio sa che è pieno di travestimenti a scopo di seduzione – il cigno con Leda, il toro con Europa, e anche l’aquila che rapisce il ragazzo Ganimede, e Venere che seduce la Callisto. Questa è un’opera trasgressiva e tutta basata sul travestimento; ma alla fine, a furia di travestirsi, si perde la percezione della propria identità”.

I disegni di Manara diventano luminosi affreschi della casa di Fiordiligi e Dorabella; colori pastello con il suo tratto inconfondibile. Per Vizioli, “gli amori di Giove danno
un’ariosità che si sposa perfettamente con il testo, ma bisogna anche scendere negli abissi di questi personaggi, che vivono offese e umiliazioni, e per questo mi serviva uno spazio che li isolasse nel loro disordine affettivo; un mare sul fondo, in mezzo un cielo di nuvole con amorini dipinto su tulle per giocare sulle trasparenze”.
Se Fiordiligi e Dorabella si fanno sedurre, gli amanti Ferrando e Guglielmo commettono un tradimento della fiducia: tanto sarcasmo ma anche tanta amarezza nel testo. “La sfida” dice Vizioli “è destreggiarsi tra la raffinata crudeltà di Da Ponte e il linguaggio di Mozart, che a volte raggiunge territori di insondabile purezza; pagine come il terzetto “Soave sia il vento” hanno la profondità mistica di un Ave Verum”. E al finale “ci troviamo davanti sei solitudini, e quando si chiude il sipario restiamo con un enorme punto di domanda: chi ama chi? O forse nessuno ama più nessuno”.
A Jesi, venerdì 20 ottobre alle ore 20 e domenica 22 ottobre alle 16.