Si chiama The Woman in Me la biografia di Britney Spears che esce martedì 24 ottobre – a livello mondiale. La anticipa il New York Times, che è riuscito a procurarsi una copia presso una libreria, bypassando le strettissime ingiunzioni della casa editrice. In Italia sarà pubblicato da Longanesi, stesso titolo in inglese, stessa copertina.

I fan la aspettano con ansia. È la storia di una ragazzina proiettata all’improvviso sulla scena, che passa per il tritacarne della celebrità, dei paparazzi, di sostanze che danno assuefazione – e infine per la semi-prigione della tutela giudiziaria del padre James Spears per ben 13 anni. Tutela finita solo con una celebre causa che ne rivelò l’assurdità; non poteva vedere i due figli senza approvazione, non poteva scegliere cosa mangiare, né guidare una macchina o bere caffè o farsi rimuovere la spirale anticoncezionale; non solo, era obbligata, gallina dalle uova d’oro, a seguire una programmazione artistica rigorosa, con impegni che fruttavano decine di milioni di dollari mentre lei ne aveva 2.000 a settimana.
Moltissimo è uscito nell’aula del tribunale che l’ha liberata nel 2021, ma in The Woman in Me emergono altri dettagli sulla sua vita, dall’infanzia rurale alla passione per il canto e la danza che a 11 anni la portarono a lavorare nel Mickey Mouse Club con altri ragazzini che sarebbero diventati famosi, da Christina Aguilera, a Keri Russell a Ryan Gosling – a Justin Timberlake, con cui ebbe una lunga storia.
A questa anticipazione il New York Times dedica vari articoli. Ecco le cose che colpiscono di più nelle 275 pagine del volume:
-Il racconto di una famiglia disfunzionale, il padre alcolizzato con problemi di soldi, la madre, Lynne Spears, furiosa perché beveva e scompariva spesso
– Quando, a dieci anni, partecipò allo show “Star Search”, un telent ante litteram, e il presentatore Ed McMahon le chiese se avesse un ragazzo. Britney disse no, perché i ragazzi sono “cattivi”, e McMahon rispose “Io non sono cattivo! Che ne dici di me?” Spears scrive, di aver resistito finché non lasciò il palcoscenico “ma poi scoppiai in lacrime”.
– Il successo planetario che arrivò a 16 anni con Baby One More Time e il tour con i ’N Sync, con la pubblicizzatissima storia con Justin Timberlake. “Non potevo non notare” scrive, che a Timberlake venissero fatte domande diverse che a lei. “Tutti continuavano a fare strani commenti sul mio seno, volevano sapere se avessi fatto una chirurgia plastica”. La pressione la spinse a cominciare ad assumere Prozac.

-L’attrazione “magnetica” con Timberlake e la fine della loro storia – avviata da lui, con un messaggio sul cellulare – che la lasciò devastata; ma anche, l’aborto del figlio concepito con lui. Per Spears non era una tragedia, ma Timberlake pensava che fossero troppo giovani, e questo la spinse ad acconsentire all’aborto.
– Le paparazzate con altre celebrities come Paris Hilton e Lindsay Lohan: “non sono mai state cose selvagge come diceva la stampa”, assicura, anche perché non ha mai avuto interesse per le droghe pesanti e non ha mai avuto problemi di alcol. Invece, la sua “droga preferita” era l’Adderall, la cosiddetta “droga dello studio” che aiuta a concentrarsi: “mi sballava, sì, ma la cosa più importante per me è che per qualche ora mi sentivo meno depressa”.
– Il motivo per cui accettò per tanti anni la tutela paterna: “mi sembrava uno scambio accettabile per poter dormire abbracciata ai miei figli”, avuti dal matrimonio con Kevin Federline. “Sono pronta ad ammettere che in preda a una severa depressione post partum, lasciata da mio marito, torturata dalla separazione dai miei due bambini, e dalla morte della mia adorata zia Sarah, e dalla costante pressione dei paparazzi, avevo cominciato a pensare in un certo senso come una bambina”.
-Gran parte del volume è dedicata proprio alle difficoltà dei 13 anni sotto tutela paterna. Ma mentre i suoi primi tentativi di ribellione a porte chiuse furono infruttuosi, a darle veramente la spinta fu una infermiera di una costosissima clinica da 60.000 dollari al mese a Beverly Hills. Le mostrò alcuni filmati dei suoi fan del movimento @FreeBritney, che contestava la necessità di tenerla sotto tutela. “Fu la cosa più strabiliante che avessi mai visto” ricorda l’artista. “non creo che la gente sappia quanto @Free Britney sia stato importante per me, soprattutto all’inizio”.