Una serata dedicata a due preti scomodi a Casa Italiana Zerilli-Marimò – ma anche a un grande regista, Ermanno Olmi, a un documentario scomparso, e a una storia che si tinge di giallo nella Rai censoria degli anni Sessanta.
La serata – A Call to Disobedience – ha reso omaggio prima a don Lorenzo Milani (1923-1967), storico animatore della scuola di Barbiana parrocchia dove era stato ristretto dalla chiesa di Pio XII, autore di testi di denuncia della guerra e della struttura classista dell’istruzione pubblica (L’obbedienza non è più una virtù, Lettera a una professoressa), sostenitore dell’obiezione di coscienza; don Milani è stato introdotto dalla storica Vanessa Roghi che su di lui ha scritto due libri.
L’altro omaggio, con tanto di thriller, è stato per don Primo Mazzolari (1890-1959), il “parroco di Bozzolo”, partigiano, figura per la prima volta presentata negli Stati Uniti. Come nel caso di don Milani, predicava il pacifismo e la libertà di coscienza, e anticipava tematiche che furono poi al centro del Concilio Vaticano Secondo (la chiesa dei poveri, la libertà religiosa).
Scomodi, scomodissimi, radicali, pacifisti e antifascisti quando proprio non andava di moda: e per questo Ermanno Olmi dovette accettare con gioia la proposta della Rai nel 1967 di realizzare un documentario su Mazzolari. Ne venne fuori un filmato di 25 minuti – realizzato con Corrado Stajano -che però non andò mai in onda. È stato proiettato nel giugno di quest’anno a Bozzolo per le giornate mazzolariane, e ieri sera a Casa Italiana.
La vicenda è appassionante: la Rai all’ultimo invece del lavoro di Olmi trasmise – era la sera di un Giovedì Santo – un documentario sulle farfalle, certamente meno problematico. Ma il vero thriller è che quello di Olmi scomparve dalla circolazione. “A documentario finito” ricorda Stefano Albertini, direttore di Casa Italiana, “la Rai chiede a un comitato di tre persone (tra cui Padre Ernesto Balducci) di vederlo ed esprimere un parere. Nonostante il parere favorevole dei tre, la Rai pretende da Olmi tagli e modifiche”. Olmi resiste e poi chiede che altrimenti il suo nome venga tolto dai crediti. La questione è risolta appunto evitando di trasmetterlo. E poi?
Siparietto ancora più paradossale: l’azienda pubblica incarica un regista omonimo, Massimo Olmi, “di girare e montare un documentario su don Primo: Il Profeta della Bassa, trasmesso poi regolarmente dalla Rai, disponibile oggi su YouTube e sul sito della Fondazione Mazzolari”. Un prodotto, dice Albertini, “assolutamente decoroso con un ricco apparato di interviste e testimonianze di parrocchiani e amici”.
Ma non il film di Olmi. Che era già “un regista affermato con dozzine di documentari e quattro lungometraggi alle spalle” ricorda Albertini. “Nel 1965 aveva realizzato E venne un uomo, un film biografico sul suo conterraneo Giovanni XXIII e il suo primo film con attori professionisti: Rod Steiger e Adolfo Celi”. La mancata trasmissione del suo film su Mazzolari provocò polemiche da sinistra ma anche dalla DC, sopite solo dal “nuovo” documentario.
Intanto il film originale era letteralmente scomparso: “Le richieste e le ricerche che la Fondazione Mazzolari e diversi studiosi fecero negli archivi e nelle teche Rai continuarono a dare esiti negativi per quarant’anni”. Riemerse grazie alla caparbietà di Ennio Chiodi. Chi conosce gli archivi Rai sa che nei loro ricchissimi meandri è spesso difficile reperire documenti preziosi – ma in questo caso, come ha ricostruito Chiodi, il filmato, dice Albertini, non c’era proprio: “finì in un rullo”, una bobina della registrazioni, “che raccoglieva tutta la programmazione della giornata, destinato a non essere neppure archiviato”. Altro paradosso: così nascosto il documentario si salvò.
Ma cosa aveva di tanto scandaloso da spaventare i vertici Rai degli anni Sessanta, timorosi delle ire vaticane? Lo spiega Diletta Pasetti della Rutgers University, nata a Bozzolo come Stefano Albertini ed appassionata al tema: “internamente alla Rai ci deve essere stato un eccesso di cautela nei confronti delle reazioni da Roma. C’è qualche fotogramma in cui si vedono dei preti che fanno il saluto romano”. Non solo, sottolinea Albertini: “sfilano al passo dell’oca davanti all’altare della Patria, e ci sono brani sulla assoluta illiceità della guerra dal testo Tu non uccidere di don Primo”; ci sono anche brani sulla vita in seminario, immagini di seminaristi in dormitorio e che giocano in cortile con il commento del giovane Mazzolari sulle “tonache infantilizzanti”.
E perché la Rai non lo manda in onda adesso? “Bella domanda” ride Pasetti. “La voce di don Mazzolari rimane scomoda, come del resto è scomoda oggi la voce di papa Francesco. La sua visita sei anni fa a Bozzolo e a Barbiana omaggiando don Primo e don Milano testimonia che le voci di questi due preti danno fastidio anche oggi, perché predicano la povertà, la pace, l’uguaglianza. Ci si dovrebbe aspettare che questo sia il messaggio cattolico, ma non è sempre così”. Messaggi di due preti scomodi, purtroppo sempre attuali in un mondo disperatamente in guerra.