Pensavate fosse impossibile sperimentare qualcosa di nuovo a Firenze? Ci prova un articolo del New York Times scritto da Ingrid K. Williams, che “ha vissuto nel nord Italia per oltre 12 anni dal 2010” spiega il quotidiano. Il “delicato dilemma” per i turisti, secondo Williams, è come sperimentare le meraviglie del Rinascimento toscano senza perdere di vista i danni che il turismo di massa porta alle città d’arte. Preoccupazione per turisti consapevoli, quali possono essere i lettori del NYT appunto, ma anche la ricerca perenne che tormenta il visitatore acculturato, la caccia agli itinerari via dalla pazza folla.
I fiorentini conoscono bene i problemi che arrivano con i torpedoni: più o meno sette milioni di persone l’anno, quarta meta italiana dopo Roma Milano (dove però si tratta soprattutto di passaggio e visite d’affari) e Venezia; il piccolo centro cittadino è saturo di visitatori. Firenze ha da poco per esempio messo alcune restrizioni all’affitto di alloggi privati in stile Airbnb, sebbene assai meno stringenti rispetto a quelle applicate a New York.

Prima raccomandazione del NYT (che non dice dove andare a dormire; il turista consapevole forse ha amici fiorentini che ospitano): non trattare la città come un parco tematico, ma immergersi nella quotidianità di chi ci vive davvero.
Così si propone una vacanza adatta a chi le mete ‘maggiori’ già le conosce, che pare utile anche ai turisti italiani. Itinerari per 36 ore, da venerdì a domenica mattina, a zigzag fra musei meno noti ma meno affollati degli Uffizi, e posticini dove bere e mangiare. Per esempio: il Museo dell’Opera del Duomo, creato per seguire lavori e rinnovamenti antichi e moderni di Santa Maria del Fiore; un bel modo per immedesimarsi nell’atmosfera del Rinascimento coi suoi problemi e i suoi eroi. Il Bargello per vedere il David (quello di Michelangelo) ma anche, arrivando presto, i capolavori di Brunelleschi e Ghiberti – e il David di Donatello.
Per bere e mangiare: aperitivo alla Manifattura a Piazza San Pancrazio (fra taralli e il Conte Camillo, rifacimento del Negroni) e cena da Dalla Lola, “una piccola trattoria Oltrarno aperta nel 2021 da Matilda Pettini, cuoca di quarta generazione la cui famiglia guida la celebre Trattoria Cammillo poche strade più in là”, dove sapori classici come il lampredotto (che come anche molti italiani non sanno è fatto col quarto stomaco del bovino, ma servito con la pasta e non nel classico panino) si mescolano internazionalmente a curry, sriracha e gnocchi al miso “ricchi di umami”. L’umami, come dovremmo aver tutti imparato da Masterchef, non è un sapore specifico; la parola giapponese designa la particolare sapidità di certi cibi pieni di gusto proteico sulla lingua (un altro modo di dirlo, forse, è ‘buonissimo’).
Ancora: vita culturale e notturna negli spazi della Manifattura Tabacchi e alla “enoteca funky” Vineria Sonora a Sant’Ambrogio. Per pranzo: attenti ai panini, ricorda il NYT, pieni di deliziosi prosciutto burrata tartufi lardo, ma l’ordinanza del Comune vieta di consumarli in strada. Sabato sera cena alla Pizzeria Giovanni Santarpia, domenica mattina colazione alla Pasticceria Buonamici a San Frediano, e poi passeggiata spettacolare verso San Miniato.