Il 26 settembre sono 50 anni dalla sua scomparsa. E’ ora di ricordarla con un film. Ma non una biografia o un documentario, un film visionario che ci permetta di entrare nel tormento e nella passione, nei sentimenti e nell’arte della prima attrice italiana che ha vinto l’Oscar, la più selvaggia, la più indomita: Anna Magnani. Questo intende fare un’altra grande attrice italiana, capace come la Magnani di passare dal teatro al cinema alla televisione, le piattaforme, ora la regia cinematografica con assoluta naturalezza e la stessa indomita passione: Monica Guerritore.
Monica nei panni di “Anna”, in un film da lei scritto, con la collaborazione del recentemente scomparso Andrea Purgatori, e da lei diretto e prodotto. La LUMINAMGR è la casa di produzione creata dall’attrice insieme al marito Roberto Zaccaria per produrre contenuti di qualità: Anna sarà il primo. Ha già i fondi del ministero della cultura, Rai Cinema, una coproduzione con la società Svizzera Catpix e un accordo con Masi Film Srl. Ma Monica Guerritore intende far partire anche un crowdfunding, una raccolta fondi su una piattaforma come Kickstarter, quella che ha usato Spike Lee e altri giovani registi, perché vuole che anche gli spettatori diventino agenti attivi del processo di produzione. E vuole che partecipino anche gli spettatori americani, per questo ci vediamo nella sua luminosa casa romana, per parlare di questo progetto e di quella che sarà la prima raccolta fondi per il cinema lanciata in Italia. “E’ una chiamata all’azione che mette la forza dei cittadini, del pubblico, all’interno del processo di realizzazione del film” ci dice e aggiunge di aver incluso il pubblico anche nel processo creativo: “l’intenzione era considerare il pubblico come un focus group, proponendo letture tecniche di sceneggiatura, di scrittura del film.” Così Monica ha fatto letture pubbliche della sceneggiatura in alcuni teatri per studiare ed eventualmente utilizzare le reazioni degli spettatori.
“Ora tutto è pronto, ma ho dovuto combattere e, ti dirò – e fa una pausa di perplesso stupore – non pensavo che avrei fatto tanta fatica. Nel mio mondo dei sogni avevo pensato: a 50 anni dalla morte della Magnani, una attrice che ha portato il cinema italiano nel mondo, una donna coraggiosa, fiera, ci sarà una catena di entusiasmo all’idea di realizzare un film su di lei…E invece c’è una tale preoccupazione da parte del mondo produttivo di fare quadrare i conti, che ti dicono: ah la Magnani, benissimo, facciamo una serie in sei puntate. Ma io voglio fare un film, non una serie e loro mi rispondono: no, il ricavato non è garantito, nonostante sia un biopic che potrà essere visto in tutto il mondo.
Che film hai in mente?
Un’opera visionaria su di lei, Roma di notte, l’attesa dell’Oscar, un racconto originale. Noi non sappiamo cosa ha fatto la Magnani la notte dell’Oscar, così come nessuno sa cosa ha fatto Napoleone prima della battaglia di Waterloo, ma molti ne hanno scritto, i vuoti li riempiono i narratori. Quindi ho immaginato che non avrebbe atteso accanto al telefono, quando mi sono figurata il telefono nero sul letto e lei in sottoveste che aspetta la telefonata mi è venuto in mente “La voce umana”, dove il telefono è sinonimo di dolore, e ho pensato che ne sarebbe fuggita. Ho ipotizzato che si sia infilata un cappotto e sia uscita, perché era una gattara, viveva di notte, è lei che ha dato il via alle tavolate di Via Veneto che poi Fellini ha usato ne “La Dolce Vita”, era una natura notturna, faceva casino di notte nei bar, con i camerieri che si arrabbiavano.
Hai letto di tutto su di lei?
No, ho fatto come con “Giovanna d’Arco” (testo scritto diretto e interpretato in teatro da Monica Guerritore ndr) ho preso una cosa qua, una là. Il no a “La ciociara”: mi sono chiesta che è successo? Perché? Moravia aveva dato i diritti a Ponti con il patto che ci fosse lei e allora? perché la Magnani ha detto no? Che è successo in quell’ufficio? Ho immaginato una storia: Ponti, che voleva la Loren, le ha fatto dire di no, le ha proposto qualcosa di inaccettabile, a cui lei ha risposto no.
Anna Magnani è l’ultima di una serie di donne speciali che hai portato in scena da Alda Merini a Oriana Fallaci, Judy Garland, Giovanna d’Arco…. Cosa vuoi raccontare con “Anna”?
Una figura femminile piena, complessa, grande anche di età, piena di passato e presente con il suo coraggio la sua capacità di sopportare. Perché lei ha sopportato: è tornata intelligentemente al teatro dove era nata. È un pieno di una vita che tocca il suo massimo a Roma all’alba, l’Oscar, e poi il lento declino con tutti i dolori della sua vita sentimentale. Anna Magnani è stata l’ultima grande interprete che scriveva, partecipava alla stesura delle sceneggiature, una vera creatrice di momenti che sono opere d’arte. Se ricordi la camminata di “Mamma Roma” piuttosto che la corsa di “Roma città aperta” piuttosto che il grido che ha ripreso Strehler quando ha fatto “L’anima buona di Sezuan”, aiuto, aiuto! sulla panchina con la bambina in “Bellissima”: quelli sono momenti artistici di cui lei dovrebbe avere i diritti, perché li ha creati lei e sono opere d’arte. Tutto questo dopo che lei ha vinto l’Oscar è finito, è arrivato il cinema d’autore, sono arrivati i vari Bellocchio, Lattuada etc e e lei è stata messa ai margini, il suo talento è diventato ingombrante e questo per lei è stato insopportabile.

Dopo la pandemia stai lavorando moltissimo
Da prima, da quando ho cominciato a prendere in mano le redini della mia carriera: ho delle idee in testa e cerco di realizzarle. Io non ho mai avuto molta fortuna al cinema perché come la Magnani sono un personaggio ingombrante, però ad un certo punto sono arrivate le commedie, da “La peggiore settimana della mia vita” a “Puoi baciare lo sposo” con Abatantuono, film che hanno fatto tanti soldi, e hanno capito che facevo anche ridere. E così è arrivato il film che mi avrebbe portato alla Magnani: la madre di Francesco Totti (in “Speravo de morì prima”ndr). Ho dovuto tirare fuori la mia vena romana, Fiorella Totti è una vera lupa, Mamma Roma è Fiorella Totti, e quindi ho cominciato a lavorare su questa romanità che è diventato il volano per la serie con Verdone “Vita da Carlo”. In primavera poi ho girato una serie per la Netflix, che quindi si potrà vedere anche in America nel 2024, che si intitola “Inganno”, diretta da Pappi Corsicato, con Giacomo Gianniotti che ha fatto 7 stagioni di Grey’s Anatomy. C’è un giovane amante con una donna matura e non si capisce bene che intenzioni abbia: una storia che ho amato perché sposta molto l’età della protagonista, venti anni fa sarebbe stata una quarantenne, ora è una sessantenne. In autunno ho le riprese di una serie, poi devo studiare le coreografie per il mio prossimo lavoro teatrale, Ginger e Fred, di cui curo anche la regia.
Insomma niente tempo per venire a promuovere il crowdfunding in America?
Ah, no, se si creano le condizioni, se la Niaf, l’istituto di cultura mi invitano, prendo un aereo e vengo!