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Istituto Italiano di Cultura: ripartono le attività a tutto campo

Il programma si snoda da Pasolini a Nuvolari fino all'Officina della Scala passando per Dante

Federica FarinabyFederica Farina
Istituto Italiano di Cultura: ripartono le attività a tutto campo

Il direttore Fabio Finotti alla presentazione della mostra su Pier Paolo Pasolini - Foto di Terry W. Sanders

Time: 5 mins read

Per il prossimo mese e mezzo, l’Istituto italiano di cultura ospiterà tre mostre prestigiose che inaugureranno la nuova stagione: Era una caldissima giornata d’estate su Pier Paolo Pasolini, Golden Age con i design di Officina della Scala e Frenemies sull’amicizia fra Tazio Nuvolari ed Enzo Ferrari.

“Per la prima esposizione abbiamo messo insieme una serie di scatti fatti dall’autore per raccontare le borgate romane e altri fatti dal fotografo Christoph Montebelli che ha raccontato come sono cambiati quei luoghi cinquant’anni dopo”, spiega Fabio Finotti, direttore dell’Istituto. “Per la seconda, invece, abbiamo pensato di celebrare il lavoro straordinario che fa Officina della Scala. Nei loro prodotti si uniscono architettura, design, creatività italiana, attenzione a un pubblico internazionale, artigianalità e ricerca dei materiali”.

Alcuni di questi complementi d’arredo rimarranno all’Istituto fino a metà settembre, quando verrà allestita la mostra dedicata ai capolavori della Farnesina. “La terza dà il senso di un’Italia proiettata verso il futuro e non solo ripiegata verso il passato – continua Finotti. – La macchina dai tempi del Manifesto del Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti è uno degli emblemi non solo della modernità, ma della capacità di collegare la tecnica all’estetica. Marinetti dice che la macchina è più bella della Nike di Samotracia. È il nuovo modello di bellezza. Ed è un orgoglio per noi sapere che l’Italia è stata all’avanguardia sia nel mondo delle corse sia nel mondo della costruzione delle macchine con l’Alfa Romeo prima e con la Ferrari poi”.

Da sinistra a destra: il direttore Finotti, Giorgio Pozzi, il Console Generale Fabrizio Di Michele – Foto di Terry W. Sanders

Prima di Natale, l’obiettivo è allargare il pubblico e integrare anche alcuni eventi pensati per i più piccoli. Contemporaneamente, altre due esposizioni verranno allestite al civico 686 di Park Avenue. “Una è dedicata a Giotto e sarà la prima ricostruzione immersiva della Cappella degli Scrovegni”, spiega il direttore. “Si potrà entrare virtualmente nella cappella e nella cripta, che è un paradosso perché è chiusa ai padovani ma accessibile ai newyorkesi”.

L’altra, invece, ha come protagonista un elemento rappresentativo di italianità: lo Spritz. “Saranno esposti i manifesti che Depero ha disegnato per Campari, che non solo ha inventato lo Spritz, ma anche il colore, la bottiglia, la capacità di unire l’arte all’industria e di fare dell’arte uno strumento di marketing”.

“Per me è fondamentale questo aspetto”, confessa Finotti. “L’arte deve unire passato, presente e futuro. Come Giotto in quanto mostra immersiva e interattiva e Depero che verrà associato a un artista come Arvedo Arvedi, che oggi collabora con le grandi compagnie. Insomma bisogna far vedere che andare in Italia o cercare l’Italia all’estero significa guardarsi indietro ma anche guardare avanti”.

Il fotografo Christoph Montebelli – Foto di Terry W. Sanders

Era una caldissima giornata d’estate

L’inaugurazione della mostra su Pier Paolo Pasolini è stata un successo. Il fotografo Christoph Montebelli, che ha curato e contribuito con cinquanta dei suoi scatti, non ha un attimo di pausa. Gira fra gli ospiti rispondendo a qualche domanda e curiosità. Il sorriso che gli illumina il viso e i complimenti che riceve a non finire.

“C’è voluto un lungo periodo di ricerca a Roma per ritrovare i luoghi legati a Pasolini, sia dei suoi film sia della sua vita”, racconta l’artista. “Negli ultimi cinquant’anni, la Città Eterna è cambiata molto. Nel quartiere Don Bosco, per esempio, al Parco degli Acquedotti non c’è più la cupola di Mamma Roma (1962). Abbiamo dovuto per forza muoverci un po’”.

Cesare Costantini, direttore di ERAPLE – Foto di Terry W. Sanders

Beve un sorso d’acqua, si guarda attorno e poi riprende: “Ho studiato a Roma e abitavo in periferia. E sono rimasto affascinato da Pasolini e da come ha raccontato le borgate. Se facessimo un parallelismo con New York, la Grande Mela è la città della migrazione e dell’immigrazione e i luoghi pasoliniani sono principalmente vissuti da migranti, del sud Italia soprattutto – spiega Montebelli. – Visivamente sono molto diverse fra loro, ma dal punto di vista umano hanno le stesse storie di speranza”.

Le madame americane, che sono venute apposta per l’apertura, si fermano davanti alle foto incorniciate e commentano le similitudini o le differenze con un calice di prosecco in mano. Ma ci sono soprattutto cariche statali perché la mostra è stata finanziata da ERAPLE, Ente Regionale ACLI per i Problemi dei Lavoratori Emigrati del Friuli Venezia Giulia – la madre di Pasolini era di Casarsa della Delizia, in provincia di Pordenone, e lo stesso regista ha  dedicato diversi lavori alle sue origini friulane. Per Cesare Costantini, direttore di ERAPLE, è un onore collaborare con l’Istituto di Cultura Italiana a New York.

“Essere qui significa mettere un tassello nel mosaico della multietnicità della nostra regione, ma anche di questa città e di questo Paese. Riuscire a portare una figura come Pasolini è simbolo di una nuova sensibilità culturale, poetica, nel cinema, nella fotografia, nella regia”.

Giorgio Pozzi, CEO di Officina della Scala – Foto di Terry W. Sanders

Golden Age

“Sento il bisogno di dare, dopo che ho ricevuto tanto dalla vita”, confessa Giorgio Pozzi, CEO di Officina della Scala che ha presentato, ieri sera, i complementi di arredo di design esposti all’Istituto di Cultura Italiana per il prossimo mese e mezzo. “È giusto affidarsi ai giovani perché sono il futuro e danno uno sguardo nuovo alla realtà”. Accompagnato da Tancredi, il suo “developer”, come lo chiama Pozzi, si siede su uno dei suoi divani imbottiti. La giacca giallo pastello, l’inglese maccheronico e tutte le persone che vogliono parlare con lui, o almeno ringraziarlo. Da oltre quarant’anni, fa la storia dell’artigianato italiano, lavorando con materiali d’eccellenza, come marmo, legno intarsiato, vetro, tessuti, ferro e acciaio.

“Ho girato tanto per il mondo, ma non ho mai presentato nulla all’Istituto”, racconta Pozzi. “È l’ennesimo passo che promuove le eccellenze italiane al pubblico statunitense”. Fra le opere esposte ci sono alcuni lavori di Franco Albini, vincitore di tre Premi Compassi d’oro. A catturare l’attenzione della stanza sono i tavoli in marmo con particolari in lamine di alluminio ricoperte da foglie d’oro: brillano anche con la luce naturale. Fra poco, verranno aggiunti anche i capolavori della Farnesina per completare il quadro di eccellenze dell’artigianato.

“Spiegare l’arte, per me, è impossibile. O piace o non piace. Ed è un sentimento che si prova qui [si indica la pancia]. Io mi compio lavorando e lavorando a questi progetti”, conclude Pozzi. “Non so se l’arte salverà il mondo. Ma arte e bellezza possono essere le forze motrici e noi dobbiamo promuoverle fra le nuove generazioni, perché sì allora, loro possono creare un mondo migliore. Possiamo essere un esempio per i giovani nell’educazione, rispetto per gli altri”.

Frenemies

Insieme ai mobili di design di Officina della Scala, sono state appese alle pareti della sala al piano terra le immagini di Tazio Nuvolari ed Enzo Ferrari. La prima corsa, la prima macchina condivisa, la tensione fra di loro, tutto raccontato attraverso le foto storiche conservate e offerte all’Istituto Italiano di Cultura dal Museo Tazio Nuvolari di Mantova.

“Ogni amicizia che si lega a un ambiente di lavoro, come anche ogni matrimonio, prevede una tensione – racconta Finotti. – Se non c’è tensione fra due persone, il rapporto si spegne. Tra Nuvolari e Ferrari c’è stato un rapporto profondo e importante proprio perché nessuno dei due era succube dell’altro, potremmo dire. Lo stesso Nuvolari era un meccanico, come poteva essere Ferrari, che faceva esperimenti combinando auto diverse. Ma aveva questa passione per l’estetica perché, a differenza di altri piloti dell’epoca, Nuvolari era sempre elegantissimo. Rappresentava benissimo quel mondo del lusso che la Ferrari ha cominciato a esplorare in quel momento e ha continuato a vivere fino a oggi”.

Fabio Castagna, responsabile Digital Bank Tazio Nuvolari Museo e curatore della mostra, racconta: “Erano ossessionati dal vincere. Dopo aver provato a lavorare insieme una prima volta fra il 1930 e il 1933, Ferrari decise di riaccogliere Nuvolari nella sua Scuderia nel 1935 perché riconosceva che era il pilota più forte del momento. Tazio correva sulle macchine alla mattina e vinceva. Correva sulle moto al pomeriggio e vinceva”.

Il Museo ha prodotto una cartolina che,  attraverso un QR-code, permetterà di accedere alla Digital Bank dove sono disponibili contenuti interattivi: una guida multilingue, le schede delle gare, i modelli auto 3D e in Realtà Aumentata per far finta di guidare davvero la Ferrari di Tazio Nuvolari.

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Federica Farina

Federica Farina

Laureata alla Scuola di Giornalismo dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, si occupa di attualità, arte e cronaca newyorkese Graduated from Journalism School at Catholic University in Milan, she writes about New York arts and social issues

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