“I’m a Barbie Girl in a Barbie World” cantava il gruppo Aqua nella hit dell’estate 1997 (Barbie Girl, appunto). La bambola della Mattel in tutte le sue declinazioni e tutti i suoi ammennicoli (villa, macchina, piscina, outfit di ogni tipo) va ancora fortissimo, e la casa produttrice ha fatto del suo meglio per emanciparla e farla diventare qualcosa di più della biondissima icona femminile con data di nascita marzo 1959. Adesso però il gioco si fa molto più serio: Barbie non è più solo una bambola. Il 20 luglio esce nei cinema il film della regista candidata all’Oscar Greta Gerwig, sullo schermo due nomi di richiamo: Margot Robbie nei panni di Barbie, Ryan Gosling in quelli dell’eterno fidanzato Ken, tutti ieri sera in passerella alla affollatissima anteprima londinese.
Ora, cosa mai potrà fare la regista e attrice californiana per infondere femminismo in un mondo tutto zuccherato e caramelloso? Che lo scopo sia quello – una critica al patriarcato – pare assai probabile: Gerwig ha diretto Lady Bird (2017, in cui Saoirse Ronan era una ragazza che riesce a svincolarsi dalle spire della madre per andare a studiare a New York) e Piccole donne, ultima trasposizione – delle tante – dei fortunatissimi romanzi di Louisa May Alcott, ma la prima a spogliare la storia di sentimentalismo. Soprattutto, la prima a dare al personaggio di Jo (sempre Ronan) la forza autobiografica di un’autrice per cui scrivere, pubblicare e avere successo veniva molto prima dell’etica zuccherosa in cui sono immersi i romanzi.

Adesso, Barbie: quel che si sa della storia è questo: “Barbie, che vive a Barbie Land, viene cacciata dal paese perché non è una bambola dall’aspetto perfetto. Senza un posto dove andare, parte per il mondo umano e cerca la vera felicità.” Già tutto un programma, mentre Gerwig osserva, “Barbie nasce prima, Ken nasce dopo come aggiunta, è letteralmente scritto sulla scatola, è il fidanzato di Barbie, viene definito solo in riferimento a lei”. Rovesciamento dei ruoli abituali, fra strati diversi di significato, (diversi attori infatti si dividono i ruoli di tanti Barbie e Ken), in un mondo in cui l’amore – e le conferme che vengono dall’esterno “non sono per forza la soluzione a tutto”.
Barbie come icona femminista? “È possibile facendola apparire piena di contrasti. La cosa interessante di Barbie è che in molti modi è stata in anticipo sui tempi, ma in altri è rimasta vecchio stile, ma è sempre stata al centro dell’attenzione, per 64 anni”. Con il suo corpo da pin-up asessuata, tutta puntata sull’immagine e l’apparenza. Ma per Gerwig, nata nel 1983, questo film celebra anche la gioia e i ricordi d’infanzia, “ne ho avute diverse che erano già state amate da altre ragazzine, già coi capelli tagliati…”

Mentre le fan andavano in delirio sul red carpet per Ryan Gosling, Margot Robbie aumenta la curiosità: “Bisogna vederlo per capire davvero quanta roba c’è in questo film, è pieno di gioia, è esilarante” ha detto ai giornalisti. “È una corsa pazza, visivamente spettacolare, è molto intelligente e ha tante cose da dire”. Emerald Fennel, che recita il ruolo di una Barbie, ha aggiunto “tutto quello che è percepito come girly, rosa, pieno di lustrini diventa subito inferiore o frivolo. Invece non c’è motivo per cui non si possa fare quello che si vuole con un golf rosa. Spero che arriveremo a un punto in cui tutti possano apparire e comportarsi come vogliono”. Appuntamento in sala.