Amanda crea disagio. Amanda è disagio. E’ incomunicabilità, rabbia, paura del mondo, incapacità di creare relazioni sociali con nessun altro che la tata, la nipotina (a sua volta abitante in un mondo parallelo), un cavallo, e una ragazza più problematica di lei.
Amanda è la protagonista del film di Carolina Cavalli, scrittrice, sceneggiatrice e ora anche regista geniale, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e al Festival di Toronto fra gli altri. Il film è stato accolto da grande plauso: perché è anticonvenzioni, stilistiche, tematiche. Perché spiazza, come spiazzano le risposte della protagonista alla madre, alla sorella. E perché registra il malessere di una generazione connessa allo schermo e sconnessa da tutto il resto. Distribuito in Italia e Inghilterra Amanda ha appena aperto in America.

Il film ha qualcosa di molto personale, ammette la regista nella chiacchierata con il pubblico dopo l’anteprima newyorkese. E’ scesa dall’aereo da due ore, stanca e su un altro fuso, ma contenta di scoprire attraverso le domande degli spettatori cose del suo film alle quali non aveva fatto caso, dice. E di pubblico ne ha incontrato tanto perché il film è stato presentato ovunque fino alla lontana Australia.
Carolina Cavalli ha trent’anni, ha sempre scritto, immaginato storie e personaggi. Ha avuto il San Francisco Film Society Rainin Filmaking Grant come cosceneggiatrice del film Fremont diretto dall’iraniano Babak Jalali che è stato presentato al Sundance Festival 2023. Ha vinto il Premio Solinas per la serie Mi hanno sputato nel milkshake che ha scritto e codiretto. Ha scritto la serie Zero e pubblicato da poco il suo primo libro “Metropolitania” con Fandango.
“Scrivevo già sceneggiature per altri e questa la volevo vendere come sempre – mi spiega dopo la proiezione – poi la produttrice, Annamaria Morelli, ha iniziato a chiedermi “mi sembra una storia un po’ personale – e non so se era un complimento – perché non provi tu a fare la regia?” Io non pensavo fosse una storia così personale, ma quando lei ha smesso di chiedermelo e io ho visto i colleghi che iniziavano a interessarsi ho capito che ci tenevo tantissimo a questo film e mi interessava seguirlo dall’inizio alla fine.”

Interpretato dall’attrice Benedetta Porcaroli, che per la sua recitazione ha ricevuto una nomination ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento, Amanda racconta la storia di una ragazza di 24 anni che si ritrova di nuovo a casa dei genitori dopo aver vissuto a Parigi, non conosce nessuno e non sa come riuscire a conoscere qualcuno. “Se non vai a scuola o nei boyscout mi dici come fai?” Chiede arrabbiata sbattendo piatti, posate, piedi, porte. Si rivolge ai servizi online per sfogarsi, va al cinema da sola, rimane ore fuori dall’ingresso della discoteca. Finché ritrova la figlia di una amica della madre. Doveva fare l’avvocato, vinceva tutte le coppe di atletica: vive da un anno chiusa nella sua stanza. E’ più a disagio di lei. Conquistare la sua amicizia diventa la missione di Amanda. Girato in Piemonte fra la antica villa dei genitori di Amanda e quella brutalista dell’amica e spazi al neon, capannoni desolati, strade deserte, una città surreale, il film ha una impronta registica molto forte per essere un debutto (la regia ha ricevuto la nomination ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento). “Pensavo che la personalità di una scrittrice fosse molto diversa da quella di una regista – mi spiega – io sono abituata a stare da sola con la pagina le parole l’immaginazione, lì devi gestire un set ovviamente e a parte gli aspetti tecnici, su cui ho dovuto lavorare con il direttore della fotografia, il resto mi è sembrato tutto come tante altre esperienze in cui sei in mezzo alla gente e devi avere delle connessioni umane e cercare di farti capire e anche accogliere il lavoro di altri artisti. Devi girare intoro a dei limiti e trovare i modi creativi per farlo.”
Anche il romanzo appena uscito, Metropolitania, racconta la storia di una ragazza, Eddi, quasi trentenne, che vive alla giornata, ha una storia con Lou, il gemello monozigote di Mattias, il suo ex fidanzato morto di overdose, e fra sesso, droga e fragilità varie, cerca compagnia, meglio se una migliore amica. Un tema simile a quello di Amanda, un mondo quello di Carolina Cavalli senza adulti o senza alcun dialogo con loro.
“Penso che la mia generazione e la generazione più grande abbia difficoltà nel trovare un alfabeto comune” mi dice mentre la publicist se la trascina via. Peccato. Perché quell’alfabeto, anche se solo per poco tempo, mi sarebbe piaciuto cercarlo con Carolina. E cercandolo lo si può trovare.