Le sue creazioni sono un dialogo fra materia artificiale e naturale, fra luce e riflessi, immagine reale e percepita. Specchi che non vogliono rimandare la percezione fisica di sé ma quella interiore. Cerchi opachi e luminosi creati dalla combinazione di vetro, specchio e inchiostro. Oggetti funzionali che si avvicinano all’arte nel loro anelito concettuale. Costantino Gucci li disegna insieme al socio Edward Raneri e li realizza insieme ad un gruppo di artigiani fantastici individuati in Emilia Romagna. La società che hanno creato nel 2021 si chiama Celo1. I due si sono conosciuti alla Saint Martins a Londra dove studiavano entrambi Product Design e dopo la laurea hanno iniziato a lavorare nello studio di design Artefatto, sempre a Londra. Hanno iniziato a disegnare oggetti di design da arredamento per vari brand e dopo due anni hanno deciso di mettersi in proprio, di creare le loro cose. Due specchi e un tappeto la loro prima collezione. 1000 euro l’investimento iniziale. Hanno esposto nel collettivo-galleria Movimento.club a Londra e Milano poi sono andati nelle fiere Collectible Design a Bruxelles, Design Week a Milano. A fine maggio hanno aperto una mostra a Roma nella galleria Sinopia che rimarrà aperta tutta l’estate. Incontriamo Costantino Gucci a New York dove è venuto perché la galleria Philia ha preso i suoi lavori.

“Ho iniziato come designer di arredamento, disegnavo per Artefatto oggetti con una estetica particolare, commerciali, ma a produzione molto limitata. Poi ho iniziato a creare per Collectible, aperta da Artefatto, oggetti fatti quasi completamente a mano ma riproducibili. Così sono arrivato a lavorare con vetro e specchio.
Sei andato a Venezia a produrre queste creazioni?
No, Venezia è unica per il vetro soffiato, ma io uso tecniche in cui Venezia non è molto esperta, faccio stratificazioni di vetro e specchio e dove si attaccano applico degli inchiostri che nascondono il confine fra uno strato e l’altro e mi permettono di ottenere effetti diversi.

Dove hai imparato questa tecnica di stratificazione?
Con gli artigiani italiani. Ho scritto ad una cinquantina di loro, ne ho incontrati una ventina per individuare quelli con cui potevo esplorare, fare ricerca. Li ho trovati in Emilia Romagna, mi fanno usare anche inchiostri che elaboro io e qualsiasi tipo di stratificazione da pigmenti naturali e artificiali.

Che tipo di oggetti crei?
Sono decorativi. Negli specchi ti puoi riflettere, ma non sono fatti per riflettersi. Partiamo da diversi concetti. Ad esempio il riflesso sul mare, quella luce che abbaglia, quasi luccicante, talmente forte che riesci a vedere solo bianco, bianco puro. Abbiamo cercato di ricreare questa sensazione con uno specchio che si chiama The Present. Lavoriamo con un artigiano che ha inchiostri e pigmenti particolari, pigmenti bianchi che con la luce naturale diventano talmente accesi da sembrare lo specchio stesso una risorsa di luce, una sorgente luminosa, ma senza avere una componente elettronica. Altri contengono pigmenti naturali che cambiano colore dalla mattina alla sera a seconda della luce esterna quindi istaurano un dialogo con la natura. In altre ancora l’inchiostro crea un effetto profondità che fa sembrare lo specchio tridimensionale.
Perché proprio gli specchi, qual è il loro significato?
Lo specchio in cui ti rifletti completamente può essere molto superficiale: vedi la tua prima immagine, la tua superficie, ma quando cominci a giocare con questi inchiostri e con il vetro che riflette non vedi più solo la superficie, ma qualcosa che è dentro di te. Vedi il tuo riflesso non riflesso e ti sembra di guardare dentro la tua anima. Mi attrae giocare con la percezione. provocare un dialogo con gli oggetti, suscitare delle domande.