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“The Sullivanians” su una comune psicoanalitica nell’Upper West Side

Il libro indagine di Alexander Stille su una pagina sconosciuta ai più della storia di Manhattan

Luciana CaprettibyLuciana Capretti
“The Sullivanians” su una comune psicoanalitica nell’Upper West Side

Alexander Stille

Time: 4 mins read

Una società alternativa cresciuta al centro di Manhattan, sotto gli occhi di tutti, ma sconosciuta ai più; una comune che offriva feste, sesso, alloggio e sessioni di analisi a buon mercato, ma poco a poco privava della libertà. Un gruppo che nel periodo di maggiore successo era arrivato a contare 600 membri che vivevano insieme, ma divisi per sesso, in appartamenti eleganti dell’upper west side. Questa costruzione alternativa ha retto più di tre decenni: si è frantumata di fronte alle richieste di libertà dei suoi membri che volevano tornare ad amare, a vivere in coppia, avere una famiglia. Perché anche loro, come tutte le comuni esplose negli anni ’60, professavano sesso libero, vita comune, principi marxisti. Ma con il sostegno della psicoanalisi. Il gruppo si basava sulle idee, deviate, di Harry Stack Sullivan, psichiatra, scomparso nel 1949, che credeva che l’individuo non si forma solo nell’infanzia e adolescenza ma anche negli anni successivi grazie al rapporto con gli altri che va vissuto appieno, libero da costrizioni. Per questo si erano chiamati Sullivanians.

Su tutto questo, con una indagine approfondita durata anni, Alexander Stille, giornalista, scrittore, professore alla Columbia University, ha scritto “The Sullivanians, sex, psychotherapy and the wild life of an american commune” un libro affascinante quanto la materia che tratta. Il Sullivan Institute fu fondato da Saul Newton e sua moglie Jane Pearce. Ma se lei era una psichiatra che aveva lavorato con Sullivan, lui no, non aveva alcuna specializzazione medica. Eppure riuscirono ad attrarre anche parecchi artisti e intellettuali, fra loro il più celebre Jackson Pollock che, in crisi creativa, trovò nel movimento giustificazione per tornare a bere e tradire la moglie.

Ma perché Stille, dopo aver scritto libri sulla mafia e la politica italiana, fra gli altri, si è dedicato a scavare una storia così particolare? Glielo chiediamo in una conversazione online.

Perché l’ho scoperta per caso e mi ha incuriosito molto. Ho vissuto anni nell’Upper West Side proprio dove vivevano i Sullivanians e non sapevo che esistessero. Una sera a cena mi hanno parlato di una coppia con un passato interessante: lui era il figlio maggior del fondatore dell’istituto e lei una dei terapisti. Ho cominciato ad indagare e ho scoperto che una donna di una quarantina di anni, che aveva fatto parte del gruppo, aveva dovuto rapire la propria figlia perché i Sullivanians non gliela facevano vedere. Il caso era finito sui giornali. Ancora più attratto ho pensato di fare un podcast con le interviste ai protagonisti, ma il materiale che mettevo insieme era talmente tanto che non potevo che fare un libro. Ho iniziato a lavorare nel 2018 e ho finito pochi mesi fa.

dal NYT del 1988

Cosa hai capito di questo gruppo, perché queste persone accettavano di vivere in questo modo?

Il gruppo è nato negli anni ’50 quando la psicoanalisi era all’apice della sua autorità nella società americana, quasi tutti gli intellettuali, gli artisti ma persino le casalinghe, erano convinti che bisognasse fare terapia per diventare una persona piena. L’idea di base era che le persone crescono in rapporto con gli altri per questo la famiglia nucleare, il matrimonio tradizionale, erano legami da eliminare. Gli aderenti erano invitati a tagliare i rapporti con la famiglia originale, fare sesso con più persone possibili e vivere insieme donne con donne e uomini con uomini per non formare famiglie tradizionali.

Perché si lasciavano affascinare?

Questo movimento negli anni 50-60 ha avuto molto successo con gli artisti, cui offriva libertà assoluta: fai quello che ti pare, quello che importa è la tua crescita individuale non devi stare a casa con tua moglie e i tuoi figli, il tuo compito è evolvere artisticamente. ha avuto successo con le donne: erano ancora sottomesse e il movimento gli offriva una possibilità di liberazione: non devi essere prigioniera della casa hai delle potenzialità che la società ti impedisce di realizzare, questa è una via di uscita. Negli anni ’60 poi era consone allo spirito dei tempi, le comuni, gli hippies. Gli studenti della vicina Columbia University che non volevano andare in Vietnam trovavano i terapisti che gli facevano i certificati per esonerarli, quelli che venivano dal resto degli Stati Uniti che si sentivano isolati nella grande città lì trovavano sesso feste divertimento.

Ma una volta che la libertà sessuale è divenuta un fatto acquisito, negli anni ’70, ’80?

La mia tesi è che questo gruppo inizia nel ‘57 che è l’anno in cui la pillola viene approvata dalla Food and Drug Administration e quindi inizia il sesso libero senza conseguenze e il senso tradizionale della società in cui la paternità doveva essere garantita viene meno. Perché allora non organizzare la vita diversamente da come la società ci ha obbligato a fare per secoli? Il gruppo finisce nell’epoca dell’Aids in cui il sesso diventa pericoloso, complicato, non si poteva più scopare con chiunque. Questo movimento insomma è espressione di un momento in cui sembrava si potessero riscrivere tutte le regole della vita sociale, togliere i pilastri della società tradizionale, creare una società marxista.

Vince quindi il capitalismo?

Vince la famiglia, le persone del gruppo si stancano di essere controllate, iniziano a chiedere di stare in coppia, quelli che sono entrati nel gruppo a 20 anni dopo quindici si dicono: se voglio una famiglia devo cominciare a farla, il terapista glielo impedisce e capiscono che devono uscire dal gruppo.

Parli del terapista, ma uno dei fondatori non lo era affatto anzi sfruttava questa situazione per i suoi fini sessuali ed economici

Il paradosso è che io e te potremmo definirci psicoterapisti se trovassimo delle persone disposte a crederci e pagarci per sentire le loro storie, ci sono processi a volte farraginosi per arrivare a qualificarsi come psicoanalisti ma sono processi necessari solo se vuoi farti rimborsare da una compagnia di assicurazioni, se non ti interessa puoi definirti terapista e farti pagare.

E questo hanno fatto loro …

Loro hanno giocato su questo. Nei primi 15 anni avevano persone con una specializzazione medica, ma nel ‘71 hanno creato un programma in cui formavano loro i terapisti, persone che magari non avevano neppure una laurea e le formavano secondo le loro teorie: erano argilla morbida da plasmare come volevano.

I terapisti a loro volta plasmavano i seguaci, Newton e i suoi avevano un controllo totale sulla vita dei membri del gruppo: sulle loro vite sessuali e sociali, guadagni e spese, sulla vita dei figli che per lo più gli venivano sottratti, per non creare legami e fatti crescere in istituti. Ai membri veniva chiesto di fare sesso con più persone possibili per non poter risalire all’identità del padre, ma ad un certo punto i figli hanno iniziato a fare ricerche per scoprire i loro genitori biologici, le madri a rapire i figli. La famiglia tradizionale – come dice stille -ha trionfato, la famiglia creata da Newton con lui padre-padrone, le sue mogli-terapiste matrigne e i seguaci  figli-soggiogati è andata in frantumi.

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Luciana Capretti

Luciana Capretti

Nata a Tripoli, Libia, ha studiato a Roma, lavorato più di 20 anni a New York come corrispondente per varie testate giornalistiche e per la Rai, e a Roma nella redazione esteri del Tg2. Ha scritto i romanzi Ghibli (Rizzoli) e Tevere (Marsilio), il saggio La Jihad delle donne (Salerno) e il memoir Tredicesima Strada (Galaad).

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