Si intitola “Il Quinto Vuoto”, ma è pienissimo. Di vita, ricordi, flashbacks, incontri e rincontri, scoperte, sesso, tanto sesso, a volte amore, altre, più spesso, simpatia. L’ultimo libro di Gianni Perrelli, giornalista affermato, saggista e romanziere, è “un inno alla vita” come lo definisce lui stesso in una intervista. Eppure inizia con un annuncio di morte.
Il protagonista Giulio Lucchini è un pittore celebre che durante l’ultimo controllo con il suo dottore di fiducia e amico apprende che gli rimane al massimo un anno di vita: il tumore si è diffuso, metastasi anche in punti dove non è possibile intervenire chirurgicamente. Esce facendo una battuta, non è tipo da lamentarsi o chiedere compassione, poi riflette. Ha due possibilità: buttarsi sul lavoro e produrre le sue ultime opere, la sua eredità artistica, o vivere, tornando nei luoghi che lo hanno reso felice, incontrando le persone che hanno avuto un significato. Una illusione, i ricordi rimangono ricordi, ma questa illusione genera nuova vita e con essa molte sorprese.
Lo stile di Perrelli è intenso, non ammette soste, d’altronde il muoversi del protagonista è frenetico, non ha certo tempo da perdere. Il titolo del libro sembrerebbe riferirsi al quinto elemento dopo l’acqua, l’aria, la terra e il fuoco, l’essenza che li trascende, in realtà risale al quarto vuoto che è il deserto del Sahara che si trova fra Oman e Arabia Saudita, il più grande deserto di sabbia del mondo, il Rub-Al-Khali. Lucchini aveva creato un dipinto con questo nome che aveva avuto un ruolo importante nella sua vita, e proprio alla fine, quando ormai la malattia lo divora, avrà voglia di dipingere il quinto vuoto, che sarà il suo testamento spirituale, segnerà il confine fra il qui e il lì, quale che sia il lì. Sarà un dipinto sulla natura selvaggia dell’ultimo avamposto di terra in Patagonia, superate Ushuaia e Puerto Williams, scoperta grazie ad un pescatore in un piccolo villaggio di Capo Horn; sulla natura selvaggia dell’uomo che vuole continuare a vivere anche dopo la morte attraverso la sua creatività. Ma il quinto vuoto, e cioè la vita che continua, è anche una scoperta fatta in Brasile. In questo caso la vita continua a dispetto delle scelte del protagonista. Protagonista che è quasi pentito di non aver capito di più, di non aver approfondito dei legami di più. Riconosce che verso di lui l’universo femminile è stato molto generoso, oltreché di sesso, a volte anche di amore non ricambiato in questa ansia di consumare la vita.
Si potrebbe pensare che questo romanzo abbia radici nell’autobiografia: Perrelli ha avuto una lunga vita ed è forse anche per lui arrivato il momento dei bilanci, delle memorie belle o meno. Tanti sono i luoghi dove il protagonista passa nel suo viaggio a ritroso mentre il tumore avanza: da Milano a Roma, New York, Rio, Buenos Aires, la Patagonia. Tutte località che presumibilmente nella sua vita da inviato e corrispondente Perrelli ha conosciuto molto bene. Scritto durante la notte della pandemia, quando il pensiero della morte incombeva su tutti, è un invito ad apprezzare la vita. E’ paradossale che si apprezzino le cose proprio quando ci rendiamo conto che ci stanno venendo a mancare o ci sono proprio mancate. “Il Quinto Vuoto” di Perrelli ci dice proprio questo: di goderci questa esistenza fino all’ultimo istante e di apprezzare i sentimenti che troppo spesso diamo per scontati.