Sono vestite da sposa le 12 donne su cui si apre il sipario, ma presto si girano e la gioia del bianco si tramuta nel nero delle prefiche o delle zitelle o delle vedove, delle donne destinate a rimanere tutta la vita sullo sfondo a sferruzzare maglie interminabili. Così rimangono per tutto o quasi il primo tempo di “Like Water for Chocolate”, il balletto creato da Christopher Wheeldon per l’American Ballet Theatre e il Royal Ballet, sulla base del famoso bestseller di Laura Esquivel del 1989 tradotto in film di grande successo nel ’92.
Il debutto c’è stato lo scorso anno a Londra, l’ABT lo ha messo in scena quest’anno prima al Segerstrom Center for the Arts a Costa Mesa in California poi a New York dove ha aperto la stagione il 22 giugno seguito da un gran gala cui hanno preso parte anche Mick Jagger e Katie Holmes. La produzione è impegnativa, la storia famosa e l’intento è attrarre un pubblico nuovo, non solo ballettomani, in un momento in cui la compagnia sta cercando di risollevarsi dopo la pandemia. Molti i protagonisti e molte le storie da seguire e Wheeldon, che ha diretto due show a Broadway (“An American in Paris” e “MJ The Musical”) premiati con i Tony, per realizzarlo ha chiamato due collaboratori del passato: lo scenografo Bob Crowley e il compositore Joby Talbot. Lui a sua volta ha chiamato la direttrice d’orchestra messicana Alondra de la Parra — che ha diretto con grandi applausi – e il chitarrista e compositore Tomás Barreiro – che suona nel secondo atto sul palcoscenico – per trovare insieme un sonorità messicana.

“Like Water for Chocolate” è un balletto molto descrittivo, in tre atti e tante scene, luci che cambiano continuamente, quinte che si alzano e si abbassano per segnare i passaggi nel racconto. E ha molto da raccontare questa storia di amore e magia intrisa di cibo e tradizioni. Si svolge all’inizio del secolo scorso in una proprietà del nord del Messico, Tita (Cassandra Trenary) ha le trecce e la gioia di una ragazza innamorata nelle prime scene, ma la scelta di Mama Elena (Christine Shevchenko) di far sposare la sorella Rosaura con Pedro (Herman Cornejo), il ragazzo di cui è innamorata, trasforma i suoi allegri développés le sue libere pirouettes in contrazioni di gambe incrociate, piedi a martello, trecce annodate intorno alla gola. Per tradizione deve rimanere nubile e accudire la madre in vecchiaia, ma il suo dolore finisce nella torta di matrimonio, la tata ne mangia un pezzo e muore ricordando un suo amore negato, la madre morirà e dal suo diario emergerà un’altra storia di amore infelice e Tita trascorrerà la vita desiderando l’amore che non ha potuto avere. Le tradizioni uccidono lo spirito di queste donne, ci dice Wheeldon, mostrandocele intente a sferruzzare sullo sfondo. Ed è solo quando queste donne rievocano la felicità dei loro amori, o quando la sorella Gertrudis (Catherine Hurlin) scappa con il cavaliere errante presa da insana passione, che la danza trionfa, che “Like Water for Chocolate” ridiventa un balletto. Perché più che un balletto sembra una dramma danzato dove la storia ha un ruolo preponderante rispetto alla danza e i passi rimangono perlopiù finalizzati al racconto.

Belle alcune trovate sceniche come il fantasma della madre che si innalza su tutti, la grande gonna che tutto travolge e i capelli infuocati; bello il crochet infinito; bellissime le coreografie delle feste popolari e dei pas de deux. Ci sono momenti in cui la composizione dei corpi fa pensare alle pietà medioevali o ai compianti lignei, altri in cui la danza ha la gioia e l’ispirazione del folclore messicano senza riprenderne banalmente i passi, altri ancora in cui le composizioni dei passi sono pittoriche. Ci sono delle prime volte di passione per un balletto: l’impeto erotico di Gertrudis diventa l’amplesso più esplicito mai visto prima, l’amore fra Pedro e Tita la spoglia del corpetto ( di schiena). (Il balletto è sconsigliato ai minori di 13 anni ed è stato realizzato con l’aiuto di un consulente per l’intimità.) Travolgente il finale, un pas de deux finalmente libero da costrizioni e constorsioni, di tale passione da trasmutarsi in fuoco che li trasporta.
La sensazione complessiva però è che ci sia troppo. Troppe cose succedono contemporaneamente sulla scena, troppe scene si susseguono veloci, troppi cambi di luci, di arredi, di costumi. In generale troppa storia: semplificarla forse avrebbe permesso di evidenziare maggiormente la danza.