Un dramma psicologico con un attore fenomenale che da solo vale il film. Una storia di sradicamento da Addis Abeba a Bruxelles che invece di un po’ di psicologia avrebbe bisogno.
The Lesson della regista inglese Alice Troughton e The Melody of Love del regista boliviano Edmundo Bejarano sono stati presentati in prima mondiale al Tribeca Festival.
In The Lesson l’interpretazione di Richard Grant è magistrale, da Oscar, fino all’ultima scena, un rapido passaggio dalla soddisfazione alla sconfitta, tutto in un sorriso, poi in uno sguardo: superlativo. Il suo personaggio è uno scrittore inglese famoso, J.M.Sinclair, che vive in una magnifica villa con la moglie, ex curatrice d’arte (Julie Delpy) e il figlio Bertie (Stephen McMillan) che si sta preparando per entrare ad Oxford. Per aiutarlo a studiare viene assunto un giovane aspirante scrittore (l’irlandese Daryl McCormack) che inizia a vivere con loro e a scoprire via via i loro segreti. Con il tempo si guadagna la fiducia dello scrittore e diviene prima il suo assistente, poi l’antagonista. Sinclair tiranneggia un po’ tutti in famiglia, è un personaggio simile a Tar, la direttrice d’orchestra super star interpretata da Cate Blanchett, e come Tar è destinato a confrontarsi alla fine con i suoi macroscopici errori. Il film è basato sulla sceneggiatura di Alex MacKeith strutturata a sua volta come un libro, con un prologo, tre parti ed un epilogo. E il finale, nella terza parte, è inaspettato, ma il film va visto, raccontarlo sminuisce la possibilità di immaginarne la soluzione.

In Melody of love il protagonista Michael (Elijah Reid) vive ad Addis Abeba e sta finalmente cominciando a farsi strada nel locale mondo della musica, si esibisce insieme a Mulatu Astatke, il padre del Jazz Etiope, ha una ragazza, vive con poco gli bastano tre uova prese al banchetto sotto casa. Tutto va bene finché non riceve una telefonata dalla madre che gli dice che deve raggiungerla a Bruxelles. Deve abbandonare tutto e andare ad aiutare la famiglia e crearsi un futuro migliore. Lui fa resistenza, non vuole partire, in Europa non ci considerano nulla, dice agli amici. Ma alla fine cede. Il film è tutto girato nelle notti di Addis Abeba, fra gli acquazzoni interminabili e la musica dei locali, potrebbe essere un documentario per l’uso ampio di riprese nei nightclub reali di Addis Abeba. Il regista ha trascorso mesi a girare nella città. Ma oltre alla musica e alle atmosfere del luogo poco si capisce di quello che pensa e prova il protagonista la cui espressività è limitata alla sua imitazione di Michael Jackson e alla passione per la sua chitarra.