Irrompe sulla scena. Agitata, lotta contro il seduttore che aveva tentato di possederla. E’ in una lunga sottoveste di seta scura. Alta, bella, capelli lunghi, la voce potente. Federica Lombardi, giovane soprano 34enne, è una rivelazione nel Don Giovanni di Mozart al Metropolitan di New York. Per la verità ha debuttato al Met nel 2019 nel ruolo di Donna Elvira, ma ora la sua voce è più matura, lei più sicura. Il New York Times scrive che la sua Donna Anna è sensuale quasi quanto il simbolo stesso del sesso, Don Giovanni. Che la sua voce è penetrante, accurata, con sonorità eccitanti specialmente nelle note alte affrontate con sicurezza. Il New York Classical Review che la sua voce è un bel connubio di ricchi toni scuri, che il suo “Non sperar” è incredibilmente potente.

La sua voce, e quella degli altri cantanti della produzione, da Peter Mattei nel ruolo di Don Giovanni a Ana Maria Martinez – Donna Elvira, Ying Fang – Zerlina, Adam Plachetka – Leporello, Ben Bliss – Don Ottavio, Alfred Walker – Masetto e Alexander Tsymbalyuk – il Commendatore, vola alto. In un allestimento nuovo che si distingue per rigore e minimalismo le voci devono essere ancora più grandi per riempire da sole la scena.
Il nuovo allestimento del Don Giovanni di Ivo Van Hove è drammaticamente, uniformemente grigio. Con i suoi fumi che escono dal pavimento fin dall’inizio ed evocano destini oscuri, i palazzi squadrati, scale e finestre con archi, a metà fra De Chirico, Escher e l’architettura fascista dell’Eur (ad opera di Hove Jan Versweyveld), gli abiti contemporanei sui toni del grigio (di An D’Huys), tutto è pesante allo sguardo. Solo nel finale le proiezioni di Christopher Ash riscattano, con la loro sorprendente efficacia, l’allestimento. Le voci devono quindi volare ancora più alte per colmare il grigio dell’aria.

Le voci. Quella di Federica Lombardi è sorprendente, come la sua interpretazione, da attrice consumata. Eppure lei voleva fare la tennista. Solo dopo essersi accorta che non vinceva tutti i tornei, confessa, ha deciso di cercare qualcos’altro in cui eccellere. E si è iscritta alla scuola di canto del liceo Masini di Forlì, la sua città. Ha frequentato poi le lezioni dell’Accademia de La Scala e a 25 anni ha debuttato, nel ruolo di Donna Elvira nel Don Giovanni, appunto, al Teatro Sociale di Como. Da allora è stato un crescendo.
“Da piccola studiavo danza classica, pianoforte, ma mia madre dice che quando passavo davanti alla classe di canto le dicevo: io voglio cantare. Forse perché quando mia sorella aveva 6 anni, e io 7, faceva la comparsa in “Stasera si recita a soggetto” di Pirandello a Cesena e ad un certo punto suonavano il Coro degli zingari da Il trovatore e io lo cantavo. Ma solo a sedici anni mi sono iscritta alla classe di canto. Non pensavo di fare il soprano, cantavo pop, rock. Invece i miei insegnanti mi hanno incoraggiato e a me veniva naturale e andavo avanti. Solo dopo ho capito quanto era difficile e quanta dedizione era necessaria. Ma quando ti innamori di quello che fai non ti costa.

Non hai mai trovato uno scollamento fra la tua realtà di ragazza del 21esimo secolo e le situazioni e i personaggi che interpreti, la musica di oggi e quella che canti?
No, non sento la distanza: le storie le trovo molto attuali e la musica moderna. Questi sono capolavori talmente grandi che sono in grado di emozionare tutti. Ricordo quando ho cominciato a studiare al liceo invitavo i miei compagni di classe ai concerti di fine anno e rimanevano sempre molto impressionati, anche quelli che venivano pensando: che noia! Mi stupivo sempre che dopo ricordassero le melodie e continuassero a canticchiarle. Credo che sia un vero peccato che non ci sia nelle scuole lo studio della musica che fa parte della nostra cultura tanto quanto Dante.
Stavolta interpreti Donna Anna altre volte hai interpretato Donna Elvira: preferenze?
Un soprano può interpretarli indifferentemente, anche se a volte il ruolo di Donna Elvira viene affidato ad un mezzo soprano per creare un maggiore contrasto di voci. Io sento che ora la mia voce si sposa meglio con il ruolo di Donna Anna perché Donna Elvira è un po’ più bassa e io ora ho una tessitura più acuta.
Oggi i registi vi chiedono di cantare in posizioni stravaganti: sdraiati a terra, in ginocchio, sollevati in aria, posizioni che un tempo certo non esistevano. E’ più difficile?
Fin da quando ho iniziato questo mestiere mi è sempre stato chiesto di fare le cose più disparate: sono abituata a correre, salire le scale, farmi calare dal soffitto con delle corde, qualsiasi cosa. E’ difficile quando inizi perché sei abituato con il tuo maestro a studiare seduto o in piedi poi arrivi in teatro e ti chiedono di fare acrobazie. Se non sei d’accordo sulla posizione però il regista quasi sempre acconsente a cambiarla. Il fatto che questo Don Giovanni fosse una nuova produzione per New York ma avesse debuttato a Parigi ha significato che in generale è stata mantenuta la regia originale. Così nella mia aria Non mi dir mi devo sdraiare di fianco a Don Ottavio: è difficile ma si può fare, non credo interferisca enormemente sul risultato.
Adesso siete tutti magri, bellissimi, alti e slanciati: come è avvenuta questa mutazione genetica da quando i cantanti si muovevano a malapena sulla scena per quanto erano grossi? La voce non è proporzionale alla grandezza toracica quindi?
No, ci sono diverse teorie, ma la realtà è che oggi siamo considerati anche un po’ atleti oltre che artisti. Il nostro strumento è il nostro corpo quindi dobbiamo averne cura e mangiare sano, fare stretching, esercizi di respirazione. E’ un nuovo stile che abbiamo adottato nell’ultimo decennio. Le regie diventano sempre più importanti, non voglio dire più della musica, ma a volte succede che si passi più tempo nelle prove di scena che in quelle musicali. Sicuramente essere credibili nel proprio personaggio è diventato sempre più importante.
E ora, i prossimi appuntamenti?
Il don Giovanni finisce il 2 giugno, poi sarò nella Nona Sinfonia di Beethoven a Venezia l’8 luglio, in piazza San Marco con la Fenice, ne La Clemenza di Tito a Vienna a settembre, nel Requiem di Verdi a Parma, e sono molto felice di cantare Verdi a Parma, torno a New York per La Bohème a ottobre, Anna Bolena alla Deutsche Opera di Berlino a dicembre e via così.
E nel tempo libero?
Vedo i colleghi e gioco a tennis!