“Le nostre chiacchierate mi hanno tenuto in vita” dice dopo averci pensato a lungo, chiacchierate che si sono protratte per 6 anni, per 100, lunghi, intensi sabati, affollati di parole. “Cento volte sabato” è il libro che Michael Frank ha scritto, dopo quelle conversazioni con Stella Levi che lui definisce, nel suo cuore e nella sua testa, “l’ultima sopravvissuta”. Perché Stella, che ha da poco compiuto 100 anni e ha ricevuto dal presidente Mattarella le insigne di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, la più alta onorificenza, è sopravvissuta ad Auschwitz e altri campi, per 9 mesi di atroci privazioni, mentre il resto della sua famiglia e il resto della comunità con cui era cresciuta, finiva in cenere.

Stella veniva da Rodi, un’isoletta felice della Grecia dove gli ebrei si erano rifugiati dopo essere stati cacciati dalla Spagna nel quindicesimo secolo per il Decreto dell’Alhambra. Con il tempo la comunità, in cui erano tutti in qualche modo cugini di cugini, zii e parenti, tutti si conoscevano e vedevano in sinagoga, per le feste, era diventata un gruppo di circa 1700 persone. 1700 donne vecchi bambini, che un giorno del luglio 1944, dopo aver subito l’emarginazione e le umiliazioni delle leggi razziali del governo italiano, sono state individuate, messe in fila nelle stradine dell’isola, e fatte marciare verso le navi che li avrebbe portati ad Atene e da lì con altri passaggi ad Auschwitz. Perché tutto questo accanimento contro di noi quando i tedeschi sapevano che stavano perdendo, che la guerra stava finendo?, si chiede ripetutamente Stella nel corso di quei sabati, perchè tanto odio?, perché da parte di un popolo che ha avuto Goethe e Bach e Mendelssohn e così via? Sono passati quasi 80 anni da allora, ma Stella ancora non ha trovato risposte. E non può che ripetere queste domande e Michael Frank non può che annotarle e scriverle perché noi le leggiamo e ci chiediamo a nostra volta: perché ancora tanto odio per il diverso da noi?
Michael Frank è un simpatico scrittore americano ebreo che vive parte dell’anno al Greenwich Village a New York (come Stella), e parte a Camogli (Liguria). Ama molto quel posto dove ha trascorso tante vacanze (ma anche in vacanza io scrivo sempre, è un’ossessione, mi dice) e dove ha comprato una casa bellissima che aveva a lungo affittato e desiderato.

Parla l’italiano di chi lo ha imparato tardi e lo pronuncia con un divertente accento americano e così conversiamo nella confusione di Union Square mentre lui accarezza il suo delizioso barboncino e una manifestazione con tamburi ci costringe a fare pause prolungate.
Questa attrazione per Stella coincide anche con questa tua attrazione verso l’Italia?
Sicuramente! Vado in italia da dopo l’Università, ho vissuto un po’ a firenze, a Roma sono andato come visiting writer all’Accademia Americana poi sono tornato ogni anno. Essendo ebreo volevo capire la storia degli ebrei in italia e da quando avevo 20 anni ho letto, studiato, sono andato alle conferenze, insomma ero preparato per Stella ma in realtà chi poteva essere preparato per Stella? Nessuno. La maggior parte dei lettori non sa nulla della storia di Rodi. In Italia Sami Modiano è conosciuto perché voleva raccontare la sua storia, Stella non voleva, perlomeno non voleva all’inizio, poi in 6 anni quella storia me l’ha raccontata.
Hai avuto l’incredibile costanza di continuare ….
Continuavo a vivere la mia vita scrivendo altri libri ma, come ho detto in altre occasioni, Stella è stata una sorta di Sheherazade che raccontava, poi si fermava e diceva: ci vediamo fra una settimana. E volendo io sentire il resto della storia tornavo. Dopo un anno ancora non sapevo cosa stavo facendo. Prendevo appunti, ho fatto un articolo per il New York Times, non pensavo ad un libro, poi piano piano mi sono reso conto che Stella è una persona speciale, la storia è speciale, la sua memoria è speciale, è una dei pochi sopravvissuti di una comunità scomparsa. Non ci sono più ebrei a Rodi.
Qual era la difficoltà nel farle raccontare la sua storia?
La cosa fondamentale per lei era mettere la storia della Shoa e dei campi in un contesto, non raccontare solo quella. Voleva ricordare il suo mondo perduto per sempre, perché Abbiamo bisogno di libri sulla Shoa ma è più significativo capire la vita che c’era ed è stata cancellata.
In Italia sei famoso con un memoir familiare “I formidabili Frank” e ora dopo Stella a Camogli cosa scriverai?
Sto lavorando ad un prequel della storia della mia famiglia, più un romanzo che un memoir. Perché la mia nonna paterna, che è andata ad Hollywood a lavorare, ha scritto un diario, che mia zia voleva bruciare e io ho rubato prima che lo facesse. Lei aveva scritto: voglio che un giorno tutti i miei nipoti lo leggano e per questo mi sono sentito autorizzato, a prenderlo e a scriverne. Di fatto dopo aver scritto di mia zia ne I formidabili Frank e di Stella in Cento volte Sabato ora scrivo di mia nonna che è un’altra donna carismatica formidabile. E’ il mio karma. Poi scriverò un sequel sulla fine della vita di mia zia che è da film.
Quando scrivi pensi a chi legge?
No, penso ad una ossessione. Un libro “has to jump out of you”, deve essere così potente che devi sentire il bisogno di scrivere quella storia. Anche quando scrivo poesia non è che mi sveglio e dico oggi scrivo, no, succede che non dormo e ho bisogno di scrivere. cosa posso dirti: la mia vita sarebbe molto più facile senza queste ossessioni.
Il tuo cane è terapeutico?
Ahahaha, certo perché no?