“Avevo urgenza di capire meglio le conseguenze e le complessità dell’abbandono, che io ho affrontato e che riconosco essere al centro della maggior parte delle mie esplorazioni creative”, afferma il regista e sceneggiatore italiano Andrea Pallaoro, parlando del suo nuovo film, Monica, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e che ha ricevuto 11 minuti di applausi. (https://lavocedinewyork.com/arts/spettacolo/biennale-di-venezia/2022/09/03/trace-lysette-e-monica-nel-nuovo-film-di-andrea-pallaoro/)
“Monica” racconta di una figlia (Trace Lysette), che torna a casa dopo una lunga assenza per prendersi cura della madre malata (Patricia Clarkson) e affrontare alcuni traumi del passato. La protagonista è una transgender che vive a Los Angeles senza alcun contatto da tempo con la sua famiglia originaria: alla fine scopriremo che è stata cacciata di casa a 15 anni. Ma una telefonata della cognata Laura (interpretata da Emily Browning), la spinge a tornare per aiutare la madre morente.

“Negli ultimi anni la malattia di mia madre mi ha costretto a confrontarmi con il passato e gli effetti psicologici della perdita”, continua Pallaoro, nato a Trento 40 anni fa, autore di Medeas (2013) e Hannah (2017), scritti con Orlando Tirado (come Monica). “A mia madre venne diagnosticata una malattia degenerativa circa sei anni fa. Non è Alzheimer, ma ha conseguenze molto simili”.
Monica esplora le complessità dell’autostima, le conseguenze profonde del rifiuto e la capacità di curare le nostre ferite. “Attraverso un linguaggio cinematografico che nasce dalla giustapposizione dell’estetica dell’intimità e dell’alienazione – spiega Pallaoro – io e il mio team creativo ci siamo addentrati nel panorama emotivo e psicologico di Monica per riflettere sulla natura precaria dell’identità personale quando sfidata dal bisogno di sopravvivere e, infine, trasformarsi”.
La madre nel film inizia a soffrire di demenza a 67 anni e il regista ha voluto esplorare il tema “ispirandosi anche alle vite ed esperienze di alcuni miei amici, in particolare una donna trans incontrata quando sono arrivato per la prima volta a Los Angeles e che è diventata un’intima amica. Ho vissuto con lei per circa tre mesi. Non posso dire che la sua sia la storia di Monica, ma di certo l’ha ispirata”.
E prosegue: “Quando sullo schermo vediamo personaggi trans, la storia di solito si concentra sul loro passaggio da un sesso all’altro”, osserva Pallaoro. “Il nostro film non cerca di far questo; la nostra è più un’esplorazione della vita interiore di una donna che il caso vuole sia transgender”.

La produttrice italiana Elenora Granata-Jenkinson interviene durante la nostra intervista a tre via Zoom: “In qualche modo questo è un film post-transgender, perché il corpo in cui abita Trace Lysette è al 100 percento univoco e non ci sono dubbi sul fatto che sia una donna. Trace è un’attrice transgender molto famosa, abbiamo cercato a lungo qualcuna che fosse davvero in grado di trasmettere emozioni profonde senza scadere nell’ovvio.”
La produzione aveva 30 diverse candidate per il ruolo di Monica, e per il casting ha cercato attrici non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo: venivano dal Sud Africa, dall’Australia, dal Regno Unito. Trace Lysette e’ nativa dell’Ohio, e per fortuita coincidenza il film è stato girato proprio lì. Nata uomo e diventata donna ha fatto coming out nel 2014, quando ha cominciato a recitare in una serie tv molto importante, Transparent poi è apparsa in numerosi film fra cui Hustlers con Jennifer Lopez. Regista e produttrice sperano e credono che il film porrà definitivamente Lysette sulla mappa e che sarà la prima donna transgender a raggiungere lo status di migliore attrice, “perché la sua e’ una performance fenomenale, di sicuro ben guidata dalla regia di Andrea, che ha un gran feeling coi personaggi femminili,” dice Granata-Jenkinson. Lodatissima a Venezia dove il film è stato presentato, anche Patricia Clarkson che interpreta la madre, malata terminale con la vitalità che solo una grande attrice può trovare in un simile ruolo.