Spettacolo dirompente, coinvolgente, esilarante. Stand up comedy, commedia dell’arte, imitazioni, satira, e un bel po’ di autoironia. Paola Minaccioni in “Dal vivo sono molto meglio” ovvero “I am so much better live”, un one woman show, con l’accompagnamento della dj Coco, racconta se stessa, un po’ di Italia, un po’ di vita contemporanea, ironizza su donne e uomini, sui loro rapporti, sulle frasi e i luoghi comuni. Un’ora e mezza di risate senza tregua e alla fine il pubblico di New York era in piedi e ballava con lei.

Alla Casa Zerilli Marimò si è conclusa così la settimana di In Scena, la rassegna diretta da Laura Caparrotti realizzata da Kairos Italy Theatre e KIT Italia. Rassegna che da dieci anni porta il teatro italiano in America, prima nei 5 quartieri di New York, ora anche in varie città, da Detroit a San Diego, Boston, Los Angeles.
E proprio nella mecca del cinema, all’Hudson Theatre, si è replicato lo spettacolo, di nuovo davanti ad una sala strapiena ed entusiasta. Romana, 51 anni, figlia dello storico massaggiatore dei giallorossi, Roberto Minaccioni, cresciuta sul divano di Serena Dandini, Paola è reduce da una tournée teatrale con Anna Foglietta, “L’Attesa”, in cui recitava in veneto stretto un testo drammatico, qui invece….
“Faccio un ibrido di tante cose. Avevo pudore a fare solo stand up comedy, mi sembrava di non fare niente, mi chiedevo: e lo spettacolo dov’è? Però avevo molta voglia di stare sul palcoscenico senza maschere, di essere come sono, di parlare al pubblico e quindi ho inserito in una trama che è la mia storia, quella della mia separazione, come fanno gli stand up comedians, alcuni personaggi teatrali classici, un po’ da commedia dell’arte, come la vecchia, la rumena, la mamma sicula che dice che i figli devono vivere di senso di colpa e questa è la base di una famiglia felice… in America dopo “I Sopranos” è un tema noto…

A New York sei andata a teatro: vedi differenze con il panorama teatrale italiano?
Sì, fondamentalmente due. La prima è che il teatro americano è un business vero, mentre da noi ancora è una forma isolata di cultura e neppure per tutti. La seconda è che qui si investe nella drammaturgia contemporanea, cosa che da noi non succede. Noi non abbiamo un teatro contemporaneo che rappresenti quello che viviamo per cui le persone possano pensare questo spettacolo parla di me, non devo immaginarmi attraverso un personaggio classico. Per ovviare a questo in Italia si fanno esperimenti di aggiornamento dei classici cambiando i personaggi o tagliando qui e là che non funzionano. E in più di fronte ai capolavori bisogna stare molto attenti a intervenire, come diceva il mio maestro russo.
Chi era?
Nikolai Karpov, con cui ho studiato prima a Roma per due anni e poi a Mosca. Era gennaio, eravamo in piena perestroika, con persone che venivano da tutta Europa passavamo 8 ore in in una palestra decadente a fare biomeccanica teatrale: un sogno. Usava un suo metodo derivato dagli insegnamenti di Mejercol’d e questo studio sul corpo, fatto con lui all’inizio della mia carriera di attrice, mi ha segnato per sempre. Una volta che hai fatto tue le tecniche, qualsiasi cosa tu faccia la memoria del corpo tira fuori in automatico la risposta giusta.

Da dieci anni sei parte del Ruggito del coniglio, trasmissione radiofonica di grandissimo successo, hai fatto tanto teatro e tanto cinema, anche con Ferzan Ozpetek, da Allacciate le Cinture per cui hai vinto un Nastro d’Argento e candidatura al David, a Le Fate Ignoranti…
E proprio con lui sono venuta a New York la prima volta perché era stato selezionato “Mine vaganti” al Tribeca Film Festival e lo abbiamo presentato: è stato bellissimo perché gli americani sono entusiasti, semplici, diretti, noi siamo contorti sempre con il pregiudizio un po’ mafiosi: ma chi te conosce? ma perché te dovrei parlà? a me che me ne viene?

Sembra di sentire uno dei tuoi personaggi: nello spettacolo imiti Sabrina Ferilli, Loredana Bertè Giorgia Meloni…
Sono stata la prima imitatrice del premier, da Serena Dandini. Quando è stata eletta ministro della gioventù senza portafoglio ho cominciato a imitarla e all’inizio, quando non era così potente, per caso avevamo lo stesso parrucchiere e ho avuto occasione di parlarle. Lei mi ha sempre stimato. Grazie anche alla collaborazione con Marco Presta e Antonello Dose del ruggito del coniglio ho imparato a fare le parodie cercando di far riflettere senza mai offendere.
E l’imitazione di Elly Schlein?
Già la faccio, è una grande scommessa, le auguro di fare un buon lavoro. Ogni volta che viene eletta una donna io la sostengo, a prescindere, faccio in bocca al lupo a tutti perché spero sempre che anche chi non ho votato faccia del bene.