Un suono assolutamente speciale, più struggente, smagliante, profondo, luccicante, meravigliosamente scolpito: questi gli aggettivi usati nel tempo dal Washington Post per definire quello che arrivava al pubblico della National Symphony Orchestra. Un suono così speciale che il critico non riusciva a determinare da cosa nascesse. Ora la rivelazione. Nasce dai i violini, sette per la precisione, e una viola. Antichi, di maestri liutai italiani. Acquistati negli anni dal direttore di quella orchestra, Gianandrea Noseda.
Solo ora, il maestro ha rivelato di essere lui il proprietario degli strumenti. “All’inizio volevo mantenere la cosa anonima – ha spiegato al Washington Post – non volevo si pensasse che era una cosa che riguardava me perché riguarda il suono, la motivazione.”
Un suono con cui l’orchestra si presenterà il 18 aprile al Carnegie Hall per il primo concerto newyorkese dal 2019. In programma Walker, Prokofiev, Stravinsky. E che porterà anche in Italia nella tournée che la National Symphony Orchestra farà tra il 2023 e il 2024 e toccherà Spagna Germania e Milano, Il teatro alla Scala. Noseda, che ha iniziato a lavorare con l’orchestra di Washington nel 2016, ha da poco esteso il suo contratto fino al 2027 e ha anche esteso quello con la Zurich Opera House fino al 2028 come general music director.
Tutto è iniziato nel 2010 quando Noseda ha diretto la Tokyo’s NHK Symphony Orchestra e si è accorto che molti musicisti avevano strumenti antichi. Il suono era diverso. Colpito dall’esperienza l’anno successivo il maestro, che è un pianista prima di divenire un direttore, ha acquistato un violino del 1725 del maestro liutaio di Venezia Santo Serafino e lo ha prestato al primo violino dell’orchestra del Teatro Regio con cui in quel momento stava lavorando. La differenza era evidente. Da allora altri strumenti si sono aggiunti creando una vera collezione. Vanno da un Francesco Ruggieri del 1686, un Tommaso Balestrieri del 1765, un Giovanni Battista Guadagnini e altri fino a un Giovanni Francesco Pressenda del 1830. Valore stimato complessivo: circa 5 milioni di dollari.

Ma gli strumenti sono fatti per essere suonati e Noseda ha iniziato a introdurli anonimamente nell’orchestra a partire dal 2019. I primi violini scelgono gli strumenti, gli altri a seguire e il prestito vale due anni per permettere la rotazione. Fino a poco tempo fa nessuno sapeva di chi fossero questi violini “storici”, i musicisti pensavano che l’interesse del direttore nei loro strumenti fosse puramente professionale. La generosità del maestro italiano li ha colti assolutamente di sorpresa.
Noseda si spiega che oltre a eccitare i musicisti, a creare con loro un suono magnifico, spera che questa sua iniziativa possono essere di ispirazione per eventuali sponsor. “come reinvesti nella tua arte? – ha spiegato Noseda – Credo sia una responsabilità. C’è una parte di me che vuole migliorare le cose nella mia professione. Non è mai l’esibizione di un singolo”