Arriva a New York da Princeton, dove ha tenuto degli incontri con gli studenti sui suoi film, e dove ha ricevuto la notizia del premio alla carriera che le verrà conferito a Venezia durante il Festival del Cinema di settembre. Liliana Cavani, maestro del cinema italiano, arriva all’Istituto di Cultura gremito di fans venuti per ascoltarla e per vedere il primo dei suoi tre film su Francesco d’Assisi, quello con Lou Castel e Riccardo Cucciolla del 1966 (cui seguiranno quello con Mickey Rourke del 1989 e la miniserie del 2014). 90 anni da poco compiuti e ancora tante idee, Cavani ha appena terminato “L’Ordine del Tempo” basato sul libro del fisico Carlo Rovelli (Adelphi) e interpretato da Alessandro Gassmann, Claudia Gerini, Valentina Cervi e Richard Sammel, che con ogni probabilità sarà presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia (30 agosto – 9 settembre). Una mostra che l’ha vista vincere già nel 1965 con un documentario, “Philippe Pètain. Processo A Vichy”. Tanti i documentari sulla storia realizzati dalla Cavani, da quello su “La Donna nella Resistenza” del ‘65, premiato con il Leone di San Marco a quello su “Le Clarisse” nel 2012. Cavani ama la storia, la studia, cerca di interpretarla. “Io la guerra l’ho vista – ci dice – ore e ore di filmati girati dagli operatori dei vari eserciti che combattevano nella seconda guerra mondiale, i primi anni di lavoro in Rai li ho passati così. E l’apertura dei lager l’ho vista e quando sento parlare i negazionisti gli vorrei dire: vai a vedere quelle immagini, le prove ci sono! e ai ragazzi del liceo farei vedere la guerra com’è, perché capiscano che non si deve ripetere più.
Lei ha incontrato i ragazzi dell’Università di Princeton: come li ha trovati?
Capaci di fare domande pertinenti. Studiano anche il cinema e questo gli da un panorama più ampio. E’ la terza volta che sono invitata a Princeton, in passato abbiamo parlato de “Il Portiere di Notte” e “Al di là del bene e del Male”, addirittura allora vennero degli psicoanalisti per analizzare il film, e questa volta abbiamo parlato di “Francesco”.
E New York come le è sembrata a distanza di tempo?
Non so, ci ho passato poche ore, non posso dire. Mi torna in mente però un ricordo su questa città. Avevo portato il film “I cannibali” alla Quinzaine di Cannes e lo aveva visto Susan Sontag ed un giornalista e loro lo avevano fatto invitare al Festival di New York. Era il 1970, c’era Bertolucci con “Il conformista”, “Wind From the East” di Godard e il mio, fra gli altri. Fu dato nella sala grande del Lincoln Center, bellissima, ebbe un grande successo, c’erano tanti giovani. Il giorno dopo mi chiamò la Fox perché voleva comprare il film, ma alla condizione che cambiassi il finale. Nella storia i due protagonisti alla fine muoiono uccisi dalla polizia, loro volevano il lieto fine. Gli ho detto che non era possibile, che il film era tratto dall’”Antigone” di Sofocle, era una tragedia greca non potevo cambiare il finale. E non se ne è fatto niente.
Se ne è mai pentita?
No!
E infatti il grande successo internazionale è arrivato poco dopo, nel 1973 con “Il Portiere di Notte”, seguito da “Al di là del bene e del male” nel ‘77, “La pelle” nell’ ‘81 e tanti altri. Liliana Cavani chiacchiera amabilmente con noi nella biblioteca dell’Istituto e allora le chiediamo dei recenti avvenimenti americani.

Torniamo all’oggi: New York non l’ha potuta vedere, ma i giornali li avrà letti, cosa pensa che per la prima volta nella storia americana un ex presidente è stato incriminato…
E’ stupefacente che in questo paese possa essere arrivato a fare il presidente un uomo con tutti i precedenti che i giornali raccontano. Noi abbiamo avuto Berlusconi, ma le due cose non sono paragonabili. In Italia c’erano altri in tutti i settori fondamentali che contavano e facevano da contrappeso, perché, malgrado la storia democratica del nostro paese sia abbastanza recente e abbia ogni tanto problemi, di fatto regge. Io ho letto tanta storia, Tucidide e la Guerra del Peloponneso…
Vede una relazione?
Non posso dire che ci sia affinità fra Trump e la storia antica, ma certo c’è sempre qualcuno che aspira alla dittatura e crea problemi al suo paese. L’aggressione al Campidoglio l’ho vista in televisione, per noi italiani è una cosa molto grave, di stile fascista, non capisco come sia potuto accadere. Allora potrebbe succedere dopo ogni elezione, se hai prove che i conteggi sono sbagliati le devi tirare fuori subito, altrimenti basta.
Mi viene in mente una cosa: nella guerra del Peloponneso che si svolge sull’Egeo fa Ateniesi e Spartani per due concetti di politica diversi, da una parte la democrazia dall’altra la dittatura militare, per conquistare un’isola ammazzano tutti gli abitanti e Tucidide riporta questo fatto come gravissimo, perché la guerra deve essere combattuta fra eserciti, bambini donne civili non si toccano. Leggere questi passaggi mi ha stupito moltissimo, perché pensi che la storia vada avanti e invece siamo sempre allo stesso punto, le vicende si ripetono e abbiamo perso ogni umanità.
Si riferisce all’Ucraina?
Non conosco bene la storia di quel paese, ma le guerre non devono più ripetersi.
Lei però nel suo prossimo film, L’ordine del Tempo, si interroga sulla fine del mondo: le sembra vicina?
Chi conosce cosa succederà? È bello pensare che siamo vivi, diamo per scontato che tutto sia sempre uguale e invece è interessante porsi il problema: può finire e in quel caso che succede? Mi è capitato di leggere i libri di Rovelli e mi interessava capire chi siamo, dove andiamo.
E dove andiamo?
A vedere il film! – conclude rapidamente Liliana Cavani mentre la tirano via, ci sono le professoresse che le vogliono presentare orgogliose i loro studenti, la spettatrice che dice che non sa nulla di cinema ma ama tanto il suo, e tutti gli altri, newyorkesi di adozione, con il cinema italiano nel cuore.
