Gianfranco Rosi con In Viaggio: the travels of Pope Francis ci fa volare in diversi continenti al seguito di Papa Francesco, ci fa ascoltare le sue parole, i suoi discorsi ai fedeli, per lo più gente semplice, povera e sofferente verso cui il Papa-umano si rivolge con un linguaggio diretto, dai contenuti rivoluzionari che rievocano, al mondo cattolico, gli insegnamenti di Gesù o le parole di Francesco d’ Assisi.
Il Viaggio inizia con Papa Francesco che dall’isola di Lampedusa nel 2013, in occasione della tragica morte dei 368 naufraghi nel Mediterraneo, dice alla folla che “bisogna non dimenticare come piangere, non soffochiamo il nostro pianto. Combattiamo contro la globalizzazione della indifferenza”. Parole di denuncia dettate dalla disperazione di un Papa-Uomo impotente difronte ai drammatici eventi che sono la causa di tante ingiustificate perdite umane.
“Sono venuto ad ascoltare le sofferenze”, così si rivolge Francesco al popolo brasiliano nel 2013, “ad ascoltare i disperati, i malati. Dobbiamo contrapporci all’egoismo e all’individualismo e dare spazio alla solidarietà per riuscire a vedere nell’altro un fratello”, parole in difesa sia gli agli abitanti delle favelas che degli indios dell’Amazzonia incendiata.
Nel 2015 il Papa vola in USA, per incontrare il presidente Barack Obama e membri delle istituzioni governative statunitensi. È qui che, rivolgendosi ai potenti della Terra, ribadisce con forza la necessità di diminuire i conflitti armati nel mondo e operare un più accorto controllo della vendita delle armi. “Le armi mortali significano soldi ma questi soldi poi significano sangue, e questo è il sangue degli innocenti“, sintetizza il Papa con tutta la forza della sua passionalità mentre la disperazione è tracciata sul suo volto.

Nel suo voler raggiungere i deboli il Papa sosta nel carcere femminile di Santiago in Cile nel 2018. Ed è qui che rinforza un concetto importante, rivoluzionario in certe parti del mondo: “donne, anche se siete private della vostra libertà, nessuno deve privarvi della vostra dignità. La dignità non si tocca. Abbiate fiducia in voi stesse; anche se avete sbagliato, la vita offre sempre opportunità di cambiare, munitevi della capacità di sognare. Sognare un nuovo mondo significa avere speranza nel nostro domani”. Il carcere maschile invece il Papa lo visiterà nel Messico, e durante questa visita ribadirà: “la sicurezza della società non si ottiene solo con la repressione e incarceramento”
Sarà nella Repubblica Centroafricana nel 2018, dove il papa farà l’appello alla unione delle diverse religioni: “Dove c’è unione si può sconfiggere l’odio e la violenza. Dove c’è unione c’è pace”. L’ unione con le altre religioni è nuovamente auspicata in Israele nell’incontro con i leader religiosi ebraici e mussulmani. Non manca la visita al muro che divide la popolazione palestinese da quella israeliana, dove il papa ascolta un appello di un leader palestinese sulla condizione di vita nei territori occupati, condizione che ormai si protrae da lungo tempo.

L’ultima parte del documentario si concentra sulle parole che Francesco esprime nei confronti delle guerre con e le immagini dell’incontro con il vescovo Kirill a Cuba nel 2016 e con le immagini del viaggio in Iraq, definita “terra martoriata da tanti anni di guerra e sofferenza. La Violenza è il tradimento della religione. La guerra è follia ed egoismo giustificati da una ideologia. Gli imprenditori delle armi hanno un atteggiamento di ‘a me non importa degli altri’. Ribadisco che il mio messaggio contro la guerra vale per tutti i fronti belligeranti”, ribadisce il Papa, aggiungendo: “apprezzo Gandhi, che ha scommesso sulla pace. La guerra è il linguaggio di Caino, e se si continua con la guerra noi siamo i Caini. Fermiamo la mano di Caino” .
Dopo Sacro Gra (Leone d’Oro a Venezia, 2013) e Notturno, Gianfranco Rosi si contraddistingue sempre di più come un regista documentarista con un evidente funzione di denuncia sociale.