Un’edizione degli Oscar vinta a mani basse dagli asiatici. Quando Ke Huy Qwan si aggiudica la statuetta di attore non protagonista stabilisce il primo record: primo attore di origine vietnamita a vincere nella storia quasi centenaria degli Academy Awards. Quando poi Michelle Yeoh vince come migliore attrice protagonista è la prima volta per una attrice di origine malese. La prima per due attori asiatici. I membri dell’Academy hanno capito la lezione: dopo le tante polemiche per la mancata considerazione delle minoranze tutte le statuette attribuite a “Everything everywhere all at once”, un totale di 7, a cominciare da miglior film, regista, e sceneggiatura originale, poi attore e attrice non protagonisti e infine migliore attrice, mostrano un cambio di passo. L’Oscar a Ruth Carter per i costumi di “Black Panther”, la prima donna afroamericana a vincere due Oscar nella storia, stabiliscono un altro record assoluto.
Anche la vittoria di Guillermo Del Toro è stata la vittoria di una minoranza, quella latina, un altro soffitto di cristallo da rompere. Anche la migliore canzone originale “Naatu Naatu” è stata la prima vittoria indiana nella categoria. Poi c’è la considerazione tributata al film tedesco “All quiet on the western front” che mostra gli orrori della guerra per invocare la pace, e si porta via 4 statuette. Insieme a “Navalny“, che vince come migliore documentario, mostra dove batte il cuore dei membri dell’Academy in questo momento, su quale fronte della guerra in atto.
Molti dei protagonisti della serata, da Guillermo del Toro a Cate Blanchett indossavano fiocchi blu: a sostegno dei profughi di tutte le guerre, la fame le persecuzioni politiche del mondo Hanno aderito alla campagna della U.N.H.C.R., l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, #WithRefugees. E anche questo è il segno di cosa pensa Hollywood oggi.
I sogni si realizzano, hanno esclamato dal palco un po’ tutti e cosa sarebbe Hollywood se non fosse un grande incubatore di sogni? Ma stavolta si sono realizzati per gli “underdogs”, quelli con meno possibilità, gli asiatici appunto, Brendan Fraser che per molti anni era finito nell’oblio, Jamie Lee Curtis che non era mai stata presa troppo sul serio, a dispetto del suo DNA hollywoodiano. Di contro molte sono state le delusioni: da The Fabelmans di Spielberg a The Banshees of Inisherin a Elvis e Tar che sono tornati a casa a mani vuote nonostante avessero totalizzato 30 nominations. Ma veniamo con ordine al racconto della serata:
Il primo a ricevere la statuetta è Guillermo del Toro per il film animato Pinocchio. E’ la prima vittoria in questa categoria per la Netflix. Diretto da Del Toro e Mark Gustafson, il film modernizza la storia creata da Collodi ponendola nell’Italia fascista di Mussolini.

In sala stampa Del Toro parla del suo essere minoranza: “L’arena in cui America Latina e Messico possono competere in tutto il mondo e’ la forza dell’anima e la creativita’ e la passione. E’ stato importante girare una parte di questo film a Guadalajara, e’ forma di creativita’ inclusiva e potente. Questo e’ un anno importante per l’America Latina e il Messico in animazione. E spingeremo più che possiamo. Perchè ogni volta che fai un lavoro come minoranza non sei solo ma ti porti appresso tanta gente. E quindi devi farlo bene per chi viene dopo di te. Quando ho cominciato negli anni ’90 ancora al mio direttore della fotografia Guillermo Navarro dicevano a che mi serve un direttore della fotografia messicano quando ho un giardiniere? C’e’ un glass ceiling per le minoranze che ancora bisogna finire di sfondare. ”

Ke Huy Qwan porta a casa la seconda statuetta come migliore attore non protagonista per la sua interpretazione di “Everything everywhere all at once”. Dedica subito il premio alla madre di 84 anni che guarda. E’ in lacrime. Questo è l’american dream dice, ringrazia ancora la madre per i sacrifici che ha fatto il fratello che lo chiama tutti i giorni, la moglie Echo che per 20 anni gli ha detto di resistere che il suo giorno sarebbe arrivato.

Terza statuetta per la migliore attrice non protagonista va a Jamie Lee Curtis, secondo tutte le previsioni. Un’altra vittoria per “Everything everywhere all at once”. Ringrazia tutti quelli che hanno lavorato al film. Ringrazia il marito Christopher Guest e alla madre e al padre, Tony Curtis and Janet Leigh, nominati a loro volta in diverse categorie, dice piangendo: ho vinto un Oscar!
Poi va in sala stampa e dice: “Vorrei vedere molte piu’ di noi agli Oscar perché ci sia parità in tutti i campi. Ci stiamo avvicinando ma non ci siamo ancora. E inclusività significa includere anche tutti i non binary le persone che non si riconoscono necessariamente solo in un genere, maschile o femminile. Come madre di una figlia transgender sento questo con molta forza.”
Cara Delevigne, interprete di “Tell it like a woman” prodotto da Chiara Tilesi, introduce la prima canzone originale: “Applause” di Diane Warren interpretata da Sofia Carson.

Vince il premio per il miglior documentario: “Navalny” del regista canadese Daniel Roher e parla la moglie Julia che non lo ha mai lasciato solo nelle sue battaglie e sul palco dice: “Mio marito è in prigione per aver detto la verità aver difeso la democrazia” e al marito: “Alexei un giorno sarai libero e il nostro paese sarà libero!” Poi nel back stage spiega: Da cinque mesi e’ in cella di isolamento minuscola, con una piccola finestra, un tavolo e non può usare il letto durante il giorno. Non sta bene, non può avere cose basiche come libri o telefonate e non vede la famiglia da quasi un anno. Classifico la sua condizione presente come tortura. Non ci sono altre parole. ” Il regista aggiunge: “questo è un film contro il regime autoritario in Russia, ma è contro tutti i regimi, dall’Iran al resto del mondo.”
Live action short film: “An Irish goodbye”
Cinematography: James Friend per “All quiet on the western front”.
Makeup and Hairstyling: “The Whale”.
Jimmy Kimmel porta sul palco la grande star della serata: Jenny l’asina protagonista di “Banshees of Inisherin” prima di introdurre la vincitrice dell’Oscar per i migliori costumi: Ruth Carter, per “Black Panther“. E’ la prima afroamericana a ricevere due Oscars. Ringrazia e dice “tutti insieme noi, artefici di questo film, riformuliamo come viene rappresentata la cultura nera.”
International film: “All Quiet on the Western Front” diretto da Edward Berger, prima vittoria della Germania da “Le vite degli altri” del 2007.
Best documentary short film: “The Elephant Whisperers”
Best Animated Short Film: “The Boy, the Mole, the Fox and the Horse” — Charlie Mackesy and Matthew Freud
Lady Gaga che si strucca completamente per entrare in scena in jeans strappati e maglietta nera e cantare è stata la grande sorpresa della serata. intensa e bellissima.
Migliore Disegno di Scena: “All Quiet on the Western Front” — production design by Christian M. Goldbeck, set decoration by Ernestine Hipper.
Migliore Colonna Sonora: “All Quiet on the Western Front” Volker Bertelmann. Quarto Oscar per il film tedesco! Batte John Williams che veniva dato come favorito, visto il grande numero di nominations accumulate negli anni e l’età: 91 anni.
Migliori Effetti speciali: “Avatar: The Way of Water” — Joe Letteri, Richard Baneham, Eric Saindon and Daniel Barrett
Migliore Sceneggiatura Originale: “Everything Everywhere All at Once” — Daniel Kwan and Daniel Scheinert. Il terzo Oscar per questo film

Migliore Adattamento: Sarah Polley vince per “Women Talking” sulle donne di una immaginaria colonia che dicono no al patriarcato.
Best Sound: “Top Gun: Maverick” — Mark Weingarten, James H. Mather, Al Nelson, Chris Burdon and Mark Taylor
Best Original Song: “Naatu Naatu” from “RRR” — music by M.M. Keeravaani, lyric by Chandrabose
Migliore Montaggio: “Everything Everywhere All at Once” — Paul Rogers
Migliore regista: Daniel Kwan, Daniel Scheinert per “Everything Everywhere All at Once”
Migliore attore protagonista: Brendan Fraser per “The Whale” “Grazie per avermi lanciato questo salvagente – dice rivolgendosi al regista – 30 anni fa ho iniziato questo lavoro e non capivo. dovevo andare giù per poi risalire per arrivare a questo punto.”

Migliore Attrice Protagonista: Michelle Yeoh per “Everything Everywhere All at Once” “Questa è la prova che i sogni si realizzano e ragazze non permettete a nessuno di dirvi di non provarci.” La più felice di tutti sembra Jamie Lee Curtis che per tutte le vittorie del film è saltata su dalla sua poltrona.
Miglior Film: “Everything Everywhere All at Once” — Daniel Kwan, Daniel Scheinert and Jonathan Wang, produttori. I grandi vincitori della serata
Jimmy Kimmel sul palco aveva dato inizio alla cerimonia dei 95esimi Academy Awards facendo i complimenti a tutti i nominati soprattutto a Spielberg, candidato decennale ormai 76enne, e John Williams, suo collaboratore da anni, autore della colonna sonora originale di “The Fabelmans,” 91 anni. Potevano essere i protagonisti della serata, ma andranno via entrambi a mani vuote.
Aveva ironizzato sul fatto che non ci sono donne nominate nella categoria di miglior film (come mai il regista che ha diretto Avatar non è stato nominato? E’ per caso una donna?) e che sono stati nominati tutti gli irlandesi possibili. Ma gli irlandesi non hanno vinto e le donne sono riuscite a strappare il migliore adattamento cinematografico per Women Talking, Sarah Polley, e i costumi di Ruth carter per “Black Panther”.

Lady Gaga ha partecipato. Aveva fatto sapere che le riprese del suo ultimo film “Joker: Folie à Deux” la tenevano assolutamente lontana dagli Oscar e invece… all’ultimo momento ci ha ripensato e ha interpretato “Hold My Hand,” la canzone nominata dal film “Top Gun: Maverick”. Si è presentata sul tappeto champagne vestita di nero, con l’ultimissima creazione Versace, direttamente dalla passerella tenuta da Donatella Versace sul tetto di un garage di Los Angeles con tutte le star ospiti da Elton John in poi.

Il tappeto infatti quest’anno non è stato rosso ma per la prima volta in 62 anni ha cambiato colore: tenue e caldo champagne appunto per una edizione degli Oscar che è andata giù con poche bollicine e senza scoppi (vedi lo storico schiaffo a Chris Rock di Will Smith della scorsa stagione). Era pronta per la prima volta una squadra di pronto intervento con acqua liscia e boccette di xanax per spegnere ogni eccesso….
I vestiti delle star sono stati eccessivi come sempre, dalle scollature di Lenny Kravitz a quelle di Eva Longoria.
Halle Bailey si è presentata in Dolce e Gabbana turchese come la principessa che interpreta, The little mermaid. Jessica Chastain, che in questi giorni è a Broadway con The doll’s House di Ibsen, era in Gucci. Austin Butler, già alto più di un metro e ottanta, si era messo i tacchi, Michelle Yeoh in Dior.
La regista Alice Rohrwacher, candidata nella categoria cortometraggi con “Le pupille”, era in rosso e visibilmente emozionata. Ma il colore più visto, il trend di questi Oscar, è sembrato il bianco: da Michelle Williams a Rooney Mara, Ariana DeBose, Michelle Yeoh, Zoe Saldana, Mindy Kaling erano tutte evanescenti.

