Potrebbe essere questa la volta che Diane Warren arriva all’Oscar. Dopo 14 nomination il suo Applause, cantato da Sofia Carson dal film Tell it like a woman ha generato un grande consenso, e desiderio di colmare il debito con il passato. E potrebbe essere questa la volta che indirettamente viene premiata una produttrice italiana: Chiara Tilesi, l’autrice del sogno di parità di genere che sta dietro alla canzone, al film, alla casa di produzione da lei creata, We do it together.
“Non vedo l’ora di essere alla cerimonia degli oscar – dice da Los Angeles dove vive – dopo 6 anni di duro lavoro è il coronamento di tanti sforzi. Tutto comincia nel 2015 a Los Angeles con la creazione della società di produzione non profit We do it together. Tante attrici e registe venivano da me a propormi progetti bellissimi che non riuscivano a finanziare e a chiedermi aiuto. Io allora mi sono chiesta come era possibile, ho fatto delle ricerche e ho scoperto che le registe che riuscivano a lavorare ad Hollywood erano solo il 7% del totale, che tutte le storie erano declinate al maschile con l’80% di protagonisti uomini e quel 20% di film al femminile raccontava storie di donne innamorate o madri, ma non donne con sogni da realizzare. Allora ho pensato che se siamo quello che vediamo, e cioè se quello che vediamo anche al cinema può avere un peso nel plasmare il contesto culturale, bisognava riuscire a cambiare quelle proporzioni. E ho creato questa casa di produzione di donne per le donne nel 2016 con un board formato da 80 professioniste che hanno fato rete e hanno permesso la realizzazione del film Tell it like a woman, fatto di 7 episodi diretti da registe di tutto il mondo con attrici di tutto il mondo. Una avventura che abbiamo lanciato alle Nazioni Unite e il cui coronamento è avvenuto proprio all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la settimana scorsa.

Fra queste donne anche Diane Warren che ha creato Applause per il film…
Quando l’ha composta mi ha chiesto di andare nel suo studio e me l’ha suonata al piano e cantata e io ho cominciato a piangere perché mi sono resa conto che aveva scritto un inno globale alle donne in cui ognuna di noi si può ritrovare perché tutte abbiamo attraversato delle difficoltà e ce ne dimentichiamo perché siamo abituate a metterci da parte.

Una produzione iniziata nel 2016, diceva, che però arriva sugli schermi ora…
Potrei scrivere tre libri sulle difficoltà che abbiamo incontrato, fra cui la pandemia. Il primo episodio che abbiamo girato è stato proprio quello italiano di Maria Sole Tognazzi con Margherita Buy, che è la nostra Meryl Streep, poi abbiamo continuato a girare in tutto il mondo e tutto sembrava filare liscio finché quando eravamo in Italia con Eva Longoria per il segmento di Lucia Puenzo ci è arrivata la notizia che dopo poche ore avrebbero chiuso l’aeroporto e non saremmo potute più ripartire. Abbiamo chiuso tutto appena in tempo e poi siamo rimaste ferme per il lockdown. Insomma molti ostacoli, ma ora siamo agli Oscar e ne è valsa la pena!
E dopo gli Oscar?
Il film verrà presentato al W20 il 9 maggio a Firenze, sarà un grande evento, con una giornata intera dedicata a incontri sul tema della parità di genere, come abbiamo fatto alle Nazioni Unite. Poi verrà distribuito nelle sale. Ci tengo a dire che i co-produttori del film sono altri italiani, Andrea Iervolino e Lady Bacardi che ci hanno sostenuto in questo lungo viaggio e che i proventi della We do it together andranno a finanziare altri film di donne e sulle donne. Siamo la metà della popolazione del mondo, è arrivato il momento di fare sentire egualmente la nostra voce.