Bella lo è sempre stata. Brava lo ha scoperto, studiando e perfezionandosi con il metodo Stanislavskij. Indossatrice, fotomodella, attrice. È stata anche il volto di Oil of Olay in uno spot pubblicitario per l’America, con la regia di Michael Seresin. A distanza di 40 anni dall’uscita di Tenebre, la Tilde rimasta nell’immaginario – al secolo, Mirella D’Angelo – è sicuramente una professionista ed una donna di grande esperienza.
Vent’anni vissuti all’estero, nella Londra più british che possiamo immaginare. Ha avuto una figlia, Angelica, nata nel 1994, godendosi la maternità come regalo sublime della vita. E’ tornata recentemente a vivere in Italia. “Fino al 2017 ho visto pochissimo i miei genitori – ci confessa – Ad un certo punto mi sono detta : è arrivato il tempo di vederli di più e aiutarli, se necessario, nel periodo più delicato della loro vita”.
Nell’anno dei festeggiamenti di questo film diretto da Dario Argento e passato alla storia del cinema, Mirella ammette che lo sguardo sbarrato di Tilde in quella pellicola sia diventato l’emblema in tutto il mondo di uno dei movies che ha reso celebre il nostro ‘Maestro del Brivido’. La incontriamo a Roma e ripercorriamo in breve con lei alcune tappe e ricordi.
La sua bellezza viene scoperta molto presto. Aveva 17 anni.
A 11 anni ero una ragazzina magrissima con qualche complesso. Per superarlo, a 14 anni mi sembrava che propormi come indossatrice fosse un buon inizio per un corpo come il mio. Da lì a poco, arrivò una valanga di lavoro. Gianni Versace mi cercava a casa. Le agenzie di moda volevano servizi fotografici. Chi mi ha scoperto è stata Eva Sereny, fotografa straordinaria. Con le sue foto nel 1974 ero nella copertina e interno moda di Sunday Times Magazine UK. Fui notata dal regista Paolo Breccia, che mi offrì il mio primo ruolo come protagonista femminile nel film Terminal, poi presentato al Festival di Venezia.

Ed inizia il suo percorso come attrice.
Esatto. Seguì Italia a mano armata di Marino Girolami e Caligola di Tinto Brass. Poi, partii per New York. Destinazione Actors Studio. Lì mi cerco’ Sergio Sollima e mi recai in Malesia per il film La tigre è ancora viva: Sandokan alla riscossa! Tra i miei ricordi illuminanti, La città delle donne di Federico Fellini, il bellissimo ruolo accanto a Jan Paul Belmondo nel film francese Le Guignolo, il ruolo iconico di Circe nell’ Hercules di Luigi Cozzi. E l’emozione della partecipazione ad Apartment Zero con Colin Firth, la tourneè teatrale di tre anni insieme a Giorgio Albertazzi. E certamente, la ‘mia’ Tilde in Tenebre. Un ruolo piccolo, ma davvero interessante. Non avrei mai pensato che potesse darmi un seguito di fan e continue soddisfazioni come ha fatto.
Qualche aneddoto su Tenebre ce lo racconta?
Ce ne sarebbero tanti. Da Dario Argento che in prima persona dipingeva il sangue sul mio braccio al suo saltellare gioioso quando una scena era di suo gusto. Il mio sguardo sbarrato in Tilde è diventato un simbolo iconografico del cinema di Dario Argento, o addirittura del “giallo” nella storia del cinema. Indimenticabile la ripresa con la louma, la gru snodata in cima alla quale è fissata la macchina da presa munita di controllo a distanza. Era la prima volta che veniva usata in Italia. E’ stato emozionante, proprio nella scena di Tenebre che mi vede protagonista.
Tilde le è rimasta addosso nella carriera?
Credo che nell’ambiente cinematografico molti si ricordino di quel film e del mio personaggio. Quella scena con la louma poi viene valorizzata dalla musica stupenda di Claudio Simonetti, Fabio Pignatelli e Massimo Morante. Il successo internazionale del film è stato controverso a causa dell’estrema violenza di alcune scene, all’epoca ritenute davvero crude. E poi per il tema dell’omosessualità davvero scabroso per quei tempi : uscì con il divieto ai minori di 18 anni. Pensare che io accettai il ruolo per andare contro ogni bigottismo, proponendo un personaggio coraggioso. In quella pellicola recitava anche Veronica Lario, che sarebbe diventata la futura moglie di Silvio Berlusconi, ma non l’ho mai incontrata sul set. La prima versione integrale di Tenebre è uscita nel 2003. È un film che cresce nel tempo e nei gusti della gente.
E dei registi con cui ha lavorato quali l’hanno segnata di più?
Con Dario Argento ci conoscemmo all’ appuntamento per il ruolo di Tilde. Ho frequentato molto sia lui che Fellini, in vari stadi della loro vita, e ho imparato tanto da entrambi. Così diversi… ma forse con qualcosa che li accomuna. Con Fellini ho creato una sorta di amicizia spirituale eterna. Aver condiviso pensieri, captando la sua enorme poesia, gentilezza e grandezza non solo di regista, ma anche di uomo, mi fa affermare che questa vita mi ha fatto un regalo enorme.
Resterà in Italia o preparerà ancora le valigie?
Non lo so. Ho tante idee. Per ora sono qui. Dal mio rientro ho centellinato le offerte e partecipato solo a piccole chicche, come l’omaggio a Francesco di Giacomo nel videoclip Insolito con Dario Argento, e una apparizione in un corto che amo molto, Sissy, di Eitan Pitigliani, con un cast di attori molto bravi. Ho progetti che non posso ancora rivelare. Credo ancora alla magia dei grandi incontri.
Qualche rimpianto?
Nessuno. Anzi, mi sembra di aver camminato in una strada autentica, che mi rappresenta. E vorrei continuare.