Un direttore d’orchestra arriva ed uno va via, ed un altro, immaginario, è molto richiesto e premiato ovunque.
La notizia dell’incarico di direttore della New York Philarmonic a Gustavo Dudamel, superstar della musica classica, è stata accolta con giubilo dai musicisti dell’orchestra e dai melomani newyorkesi. Il maestro venezuelano torna sul podio newyorkese dove ha debuttato a 24 anni. “Avevo i capelli neri” ha commentato, nella conferenza stampa, scherzando sulla chioma riccia e folta che era parte del suo personaggio, sostituita ora da un sale e pepe ordinato e corto. “Ero un selvaggio – ha aggiunto – ora ho esperienza ma quel selvaggio è sempre dentro di me”.
A 42anni Dudamel diventa così il primo direttore ispanico dell’orchestra più antica d’America, nella città che ormai conta quasi 1/3 di popolazione ispanica. E’ anche il primo preceduto da una fama che trascende le sale paludate della musica classica: ha partecipato allo show del Superbowl, doppiato Trollzart nel cartone animato Trolls World tour, diretto la colonna sonora di Star Wars e West Side Story di Bernstein. E non è un caso. Perché proprio a Bernstein gli amministratori della NYPhilarmonic pensano, al carisma di quel direttore e al carisma di questo, perché restituisca all’orchestra la grandezza di un tempo. A Los Angeles dal suo arrivo nel 2009, la Philarmonic si è trasformata, divenendo una delle più innovative e proficue degli Stati Uniti con entrate annuali, prima della pandemia, per 187 milioni di dollari. A New York il Geffen Hall ha riaperto quest’anno dopo una lunga ristrutturazione e l’attività dei musicisti ne ha sofferto: le entrate erano di 86 milioni di dollari annui. In California Dudamel ha costruito un sistema culturale sullo stile di El Sistema di Abreu in cui lui si è formato, che ha dato un futuro nella musica a migliaia di ragazzi che non avevano i mezzi. Ora intende fare lo stesso a New York. “I giovani hanno paura della musica classica perché gli sembra una macchina vecchia, ma la musica vive nel momento in cui la si fa e anche se Beethoven ha scritto una sinfonia nel 1807, noi la suoniamo adesso, quindi non è musica di allora, ma di adesso.”

Dudamel salirà sul podio, che è stato di Mahler e Bernstein, di Toscanini e Boulez, nel 2026, sostituendo Jaap Van Zweden, ma intanto verrà in maggio, dal 19 al 21, a dirigere tre concerti della Nona di Mahler, una delle sinfonie più complesse e profonde del compositore austriaco che la NYPhilarmonic non ha mai eseguito con un direttore di passaggio. La presenza di Dudamel è l’anticipazione della direzione a venire.
Gustav Mahler non è certo un compositore da prendere alla leggera: lo sa bene Tar, il personaggio immaginario creato dalla fertile fantasia di Todd Field e interpretato sul grande schermo dalla magnifica Cate Blanchett che per tutta la durata del film si tormenta nella preparazione della Quinta Sinfonia, oltreché nelle proprie intricate questioni private.

“Dirigi molto bene – ha detto Dudamel a Cate Blanchett quando si sono incontrati di recente in un panel organizzato da Vanity fair all’Academy Museum di Los Angeles – i tuoi gesti sono molto naturali”.
“Mi stai offrendo un lavoro?” Ha replicato pronta l’attrice
“Certo, vieni a prendere il mio posto a Los Angeles” ha subito risposto lui.
Il vuoto che Dudamel lascerà a Los Angeles sarà grande come grande sarà quello a Chicago: Riccardo Muti, il grande direttore d’orchestra ormai 81enne, conclude quest’anno la sua direzione alla Chicago Philarmonic dove è rimasto per 13 anni. Ha debuttato in America negli anni ’70, ha diretto la Philadelphia Philarmonic dal 1980 al 1992, concluderà in giugno il suo mandato a Chicago, ma tornerà a dirigere qualche volta il prossimo anno in attesa che venga nominato il suo successore.

Sostenitore anche lui dell’importanza di iniziare l’insegnamento della musica da bambini ha spiegato alla WTTW la televisione di Chicago, che i piccoli “non devono imparare necessariamente a suonare ma ad entrare con piacere nella foresta dei suoni.” Una foresta a volte molto complessa persino per un direttore come lui. “Mi sono sempre sentito troppo piccolo per dirigerla – ha detto per spiegare come si sia tenuto lontano dalla Messa Solenne di Beethoven per anni fino a eseguirla a Salisburgo nel 2021- non mi sentivo pronto per questo monumento così profondo, così vasto.” Ora, al termine del suo lungo mandato a Chicago questo è quello che dirigerà dal 23 al 25 giugno.