Sarà al festival del cinema di Berlino. Dopo tutte le polemiche suscitate in Italia dalla notizia della presenza di Volodymyr Zelensky al Festival di Sanremo, arriva a sorpresa l’annuncio che il leader ucraino sarà presente alla Berlinale che inizia giovedì. In che forma, se in presenza o in video, e quando, non è stato ancora spiegato. Di certo la sua apparizione sarebbe in linea con i suoi ultimi appuntamenti fuori dai confini. Prima di Natale è venuto negli Stati Uniti, accolto con applausi dal Congresso, la scorsa settimana è volato a Londra per incontrare il primo ministro inglese Rishi Sunak, poi a Parigi ha cenato con Macron e Scholz, a Bruxelles ha incontrato i vertici delle istituzioni del vecchio continente.
Ma la sua presenza alla Berlinale avviene anche in un’altra modalità: il presidente ucraino è protagonista di uno dei film più attesi: Superpower di Sean Penn e Aaron Kaufman che verrà presentato venerdì fuori concorso ad una serata di Gala speciale. Il documentario, che doveva inizialmente raccontare la storia dell’incredibile parabola umana e professionale di Zelensky, da attore, a presidente, è divenuto la storia di un conflitto tanto inatteso quanto impari e assurdo. Una novella storia di Davide contro Golia.
Superpower era stato pianificato prima della pandemia, quando poi il covid ha confinato il mondo nelle proprie case e congelato le vite delle persone, il progetto è andato avanti con poste elettroniche e conversazioni su Zoom fra Sean Penn e Zelensky finché i due non hanno stabilito una data per l’inizio delle riprese: febbraio 23, 2022. Il giorno dopo sono piovuti i missili russi in ucraina.
La storia di Zelensky, un ebreo ucraino, che parla russo perché è nato durante il governo sovietico, che interpreta un presidente nella serie satirica Servant to the people poi diventa presidente nella realtà, affascinava Sean Penn: “Immaginate Martin Sheen che fa la campagna per diventare presidente degli Stati Uniti dopo aver interpretato West Wing – ha commentato.
Il giorno in cui li ha ricevuti nel palazzo presidenziale Zelensky aveva un abito da presidente, il giorno dopo la tuta militare “Due creature completamente diverse da un giorno all’altro – ha detto Penn – E il nostro progetto era diventato qualcosa di completamente di verso: un film che raccontava l’odissea emotiva di un eroe di guerra.”
Per realizzarlo Sean Penn è rimasto in Ucraina sotto le bombe, ha incontrato uomini e donne che hanno imbracciato il fucile per difendere la loro patria, e infine tornato in patria con la sua organizzazione CORE ha fornito assistenza a 200mila rifugiati in Polonia e Romania e nella stessa Ucraina.