In molti l’hanno definita la migliore serie televisiva del 2022. Di certo ha fatto ascolti record. “White Lotus” seconda stagione, ambientata in italia, esattamente sullo sfondo meraviglioso di Taormina, Noto e Palermo, ha totalizzato 9 milioni e mezzo di spettatori in media a puntata su tutte le piattaforme, il 60% in più della prima stagione, secondo Warner Bros Discovery, ed è stata la più vista fra le serie di HBO Max.
Non era facile per il regista nonché autore e produttore Mike White superare il successo della prima serie girata alle Hawaii. Il formato era un po’ quello di “Downtown Abbey” traslato ai tempi moderni e cioé i super ricchi in vacanza e i poveri al loro servizio, e tutto ciò che consegue dalle interrelazioni fra ceti sociali e all’interno degli stessi. White è riuscito nell’impresa con un setting meraviglioso, la Sicilia, in particolare il San Domenico Hotel di Taormina che è un ex convento restaurato e riadattato, ed una scrittura che in modo farsesco e leggero racconta una cruda verità: che la ricchezza non fa la felicità. E’ una riflessione che faceva già Aristotele, in tempi recenti lo ha confermato uno studio di Harvard su 100mila americani, ora ce lo mostra Mike White portando i suoi 8 protagonisti in vacanza in un 5 stelle siciliano. “Se sei in paradiso e ti manca ancora qualcosa non è quello che ti circonda che non funziona ma sei tu.” Spiega il produttore che con la prima serie è diventato una star a 52 anni dopo anni di gavetta ed è felice che il successo non sia arrivato prima proprio perché ora lo può apprezzare appieno. Qui i problemi dei protagonisti sono di sesso: troppo, troppo poco, a pagamento, lesbico, gay, di ogni genere. Ma nel raccontarlo, White ci dice anche dove siamo 5 anni dopo il #MeToo, omaggia il cinema italiano, la musica, l’arte e artigianato – le teste di Moro sono improvvisamente molto richieste in America.

Nello specifico. Affronta il tema del patriarcato. I tre maschi Di Grasso di origine italiana (F. Murray Abraham, Michael Imperioli e Adam DiMarco) discutono spesso delle relazioni fra i generi. Il giovane Albie, che è andato a Stanford, sembra aver raggiunto un rispetto nei confronti del genere femminile che sfugge completamente a padre e nonno, ma il finale li vede tutti e tre, in sincrono, girarsi al passaggio di una bella ragazza mentre si trovano in fila al check in dell’aeroporto di Catania.

L’omosessualità. Nella serie ci sono i gay che attraggono Tanya in una trama di piacere e fini oscuri, e una lesbica in the closet, la direttrice dell’albergo, interpretata con effetti volutamente comici da Sabrina Impacciatore. Il suo personaggio è stato scritto da un uomo ed è interessante notare come la sua liberazione sessuale avvenga grazie ad una merce di scambio: la giovane Mia si offre sperando di ottenere l’incarico di pianista nell’albergo. Il senso sembra essere: le donne il potere non lo hanno mai avuto, ma quando lo conquistano lo esercitano esattamente come gli uomini. E’ un risvolto interessante 5 anni dopo il #MeToo, quando Weinstein viene condannato per la seconda volta per violenza sessuale in un’aula di tribunale di Los Angeles, quando un film come “She Said” ci ricorda la difficoltà di fare emergere il cancro della sopraffazione e violenza nei confronti delle donne: è interessante che, seppure nel linguaggio della commedia, si voglia raccontare questo esercizio di potere al femminile. Succede anche in “Tar”, protagonista Cate Blanchett, è un segno dei tempi.
Aubrey Plaza in White Lotus – foto Fabio Lovino / HBO
L’omaggio al cinema italiano. Sono due le scene in cui White rende esplicito omaggio alla nostra cinematografia. La giovane Aubrey Plaza si ritrova sola nelle strade di Noto e decine di uomini la scrutano mentre cammina, esattamente come Monica Vitti veniva svestita con gli occhi invadenti dei siciliani nel film del 1960 “L’avventura”. White racconta di aver visto il film da giovane ed esserne rimasto impressionato di essersi chiesto se il rapporto con le donne era veramente così e di aver inserito la scena perché è sugli archetipi sessuali. Poi c’è la prorompente Tanya, interpretata magnificamente da Jennifer Coolidge, che spiega al marito che il suo sogno è essere Monica Vitti, avere tanti uomini ben vestiti intorno che le accendono la sigaretta, fare un giro in Vespa e mangiare spaghetti con le cozze. Si veste per l’occasione chiede alla direttrice dell’albergo se assomiglia a monica vitti e lei le risponde in italiano che è piuttosto Peppa Pig.

E ancora: l’omaggio alla musica, De Andrè continuamente, e tanto altro, insieme a palazzi, ville, affreschi magnifici. La serie certo racconta una Italia piena di stereotipi, l’italia di 60 anni fa. Può sembrare offensivo che tutti gli uomini siano flirtatori compulsivi, che le protagoniste Lucia e Mia, siano due prostitute, che la direttrice dell’albergo sia una repressa lesbica, che i parenti lontani che dovrebbero accogliere la famiglia Di Grasso a braccia aperte li caccino invece con la scopa in mano, ma alla fine sono proprio Mia e Lucia, secondo i critici americani ad uscire vittoriose. Sanno cosa vogliono e lo ottengono, manipolando i ricchi imbelli, o la direttrice repressa, ai loro scopi. Gli americani e gli inglesi protagonisti della storia non ne escono bene affatto, a ben vedere: sono ricchi ma depressi, hanno rapporti superficiali o insoddisfacenti, sono killer o traditori, vacui o imbelli. Hai dei goal nella vita? – chiede la giovane Portia al ragazzo che l’ha sedotta per poi abbandonarla nel più stereotipato copione del mondo – godermi la vita adesso le risponde lui, ed è un po’ questo forse il messaggio della serie che critica l’umanità tutta, senza distinzioni di ceto, o patria, per l’incapacità di vivere godendo di quello che abbiamo.
