È iniziata al Museum of Modern Art e sarà aperta fino al 4 marzo 2023 “Meret Oppenheim: My Exhibition”, la prima grande mostra transatlantica – e la prima negli Stati Uniti in oltre 25 anni – che ripercorre la carriera della visionaria artista svizzera.
L’esposizione, che si sviluppa per tutta una sezione del secondo piano del museo, prende in considerazione l’intera portata dell’innovazione della Oppenheim attraverso oltre 180 dipinti, sculture, oggetti, collage e disegni.
In 50 anni di lavori, Meret Oppenheim (1913-1985) ha prodotto un corpus di opere non convenzionali, caratterizzate da feroce originalità e arguzia. Al momento della morte, avvenuta nel 1985 all’età di 72 anni, le sue creazioni comprendevano costruzioni di oggetti inquietanti, dipinti narrativi e astrazioni geometriche, oltre a disegni di gioielli, commissioni di sculture pubbliche e poesie.
La carriera artistica della Oppenheim inizia nella Parigi degli anni Trenta. È il 1936 quando realizza la sua opera più nota, Object, una tazza, un piattino e un cucchiaio rivestiti di pelliccia. La si può ammirare al MoMA, il primo museo ad acquistare un suo lavoro, nella prima sala: la circondano pareti colme di scarabocchi, dipinti enigmatici, oggetti inquietanti, collage, progetti per gioielli e altri accessori di moda sempre realizzati durante i primi anni parigini.

La mostra si articola seguendo un filo cronologico. Si parte dai primi dipinti surrealisti, seguiti da composizioni astratte, collage e oggetti di vario genere. Il maggior corpo di opere esposte è quello realizzato dall’artista dagli anni Cinquanta alla metà degli anni Ottanta, comprendente anche le opere realizzate sotto l’influenza del Nouveau Réaliste di Jean Tinguely e Daniel Spoerri, che riciclavano nei loro quadri oggetti provenienti dall’ambiente urbano.
Uno degli ultimi progetti di Meret Oppenheim fu una serie di 12 disegni, in seguito intitolati dall’artista “M.O.: My Exhibition (M.O.: Mon Exposition)”. Da qui l’ispirazione per il titolo dell’attuale retrospettiva.

In questi disegni, l’artista ha immaginato una sua retrospettiva, cercando di includere tutte le opere cardine e realizzandone in miniatura circa 200.
Una prima versione di questa mostra venne presentata a Berna nel 1984, curata da Jean-Hubert Martin con la supervisione dell’artista, che anche in questa situazione aveva sempre sottolineato che si trattasse “solo di un esempio” tra le tante possibilità.
Nell’ultimo decennio di vita, anche mentre contemplava la morte e la sua eredità, Meret Oppenheim ha continuato a lavorare con vitalità. Nell’ultima sala sono esposti piccoli disegni, oggetti e collage di questo periodo, oltre al luminoso New Stars (1977-82), uno dei dipinti più grandi dell’artista. “Quando l’arte è buona è viva, poco importa se enorme o piccola”, aveva così dichiarato l’artista nel 1978, a pochi anni dalla sua morte nel novembre del 1985.
