Nessun newyorkese che si rispetti si farebbe mai trovare seduto in platea a Radio City Music Hall nel periodo dell’annuale Christmas Spectacular Show. É in quell’occasione che trentasei paia di impeccabili gambe danzano per due ore sul palcoscenico con magistrale sincronia. Ballerine bravissime ma lo spettacolo — trito e ritrito — è una rappresentazione melensa del Natale.
In scena sono le leggendarie Rockettes, Dire che sono bellissime é un modo pigro e insignificante per descriverle. Sono trentasei ballerine dalla corporatura praticamente identica che indossano costumi assolutamente identici e che sfoggiano sorrisi perfettamente identici. E’ difficile distinguerle una dall’altra, fatta eccezione per quelle quattro o cinque bellezze afro-americane che saltano all’occhio per il colore della pelle, non certo perché abbiano un ruolo differente quando sono in scena e si muovono in modo impeccabilmente compatto con il resto del corpo di ballo.
Nessun newyorkese che si rispetti andrebbe mai al Christmas Spectacular Show perché quella é roba per turisti. Turisti con la T maiuscola. Gente per lo piú di stazza forte che si presenta a teatro con improbabili maglioni verdi e rossi decorati con alberi e babbi natale. Gente dall’accento marcato del sud che va a Radio City con cappellini rossi da folletto bordati di bianco e con pom-pom tipo palla di neve. Gente che arriva dalle grandi pianure americane e va a vedere le Rockettes con in testa finte corna di renna in velluto con cui festeggiare la stagione dello shopping sfrenato.

Nessun newyorkese che si rispetti vorrebbe mai essere in sala ad applaudire le Rockettes, neppure io che newyorkese lo sono d’adozione. Ma quest’anno é stata un’eccezione. Credo che siano passati almeno vent’anni dall’ultima volta che ero andato a Radio City per lo spettacolo di Natale. Quest’anno ci sono tornato quasi per caso, su invito di un personaggio di grande spicco. Patricia Grantham é presidente dell’associazione ex-Rockettes. E’, un gruppo che mantiene i contatti con oltre quattrocento ballerine che possono vantarsi di avere superato nel giro dei decenni la durissima selezione che le ha portate a sgambettare in assoluta sincronia sul vasto palcoscenico di Radio City.
“Abbiamo appena perso la nostra socia piú anziana”, mi dice l’ottantenne Grantham che a sua volta era stata ballerina di fila a Radio City dal 1956 al 1972. “Kay è mancata a centoquattro anni. Ora abbiamo due socie che hanno compiuto da poco cento anni e insegnano ancora il tip-tap. Sembra impossibile, ma per dimostrare il movimento dei piedi lo possono fare anche sedute in una sedia ”.
C’era particolare attesa per la serata inaugurale della versione 2021 del Christmas Spectacular with the Rockettes perché dopo ottantacinque stagioni natalizie ininterrotte lo scorso anno le Rockettes non erano andate in scena. Colpa del Covid che aveva bloccato tutto, compresi i teatri di New York. Mercoledi era una serata solamente su invito con dozzine di ex Rockettes in sala fra il pubblico. Alcune vista da vicino sono donne dall’aspetto normalissimo. Belle donne intorno alla cinquantina che si fa fatica ad immaginare su uno dei piú celebrati palcoscenici d’America. Altre nonostante l’etá non hanno perso il glamour di un tempo. Tutte non perdono l’occasione di salutare la Grantham, abbracciarla, darle un bacio, ringraziarla per il suo grande lavoro di coordinamento. Nessuna di loro sembra avere perso il sorriso smagliante di quando i riflettori erano accesi su di loro.
Inizia lo spettacolo e per due ore io, snob newyorkese che penso con sufficienza allo show natalizio delle Rockettes, rimango incantato. Non dovrebbe essere una sorpresa che trentasei paia di gambe e braccia si muovano sul palcoscenico con stupefacente perfezione. Altrettanto si puó dire di trentasei teste, colli e busti. Le Rockettes sono famose per quello. Eppure si rimane a bocca aperta. Non uno sbaglio, non un gesto appena appena fuori sincronia, non un movimento fuori ritmo. Tutto avviene con la perfezione di un leggendario orologio svizzero.
Ma la cosa che incanta non sono solo le Rockettes. É New York. In centoventi minuti gli ideatori del Christmas Spectacular ricreano sul palcoscenico la magia di essere a New York, soprattutto nel periodo delle feste natalizie. Una magia un po’ stantia? Fatta di vecchi stereotipi? Composta di immagini superate? Sicuramente. É una sorta di favola da bambini confezionata per adulti. Ma il risultato é un incanto nel quale si sprofonda con assoluta convinzione e ci si lascia cullare per due ore ininterrotte.
I primi minuti dello spettacolo sono in 3-D. Con indosso occhialini speciali il pubblico partecipa in un fantasmagorico volo della slitta di Babbo Natale fra i grattacieli della cittá. New York in volo vista dall’alto in alcuni istanti mi ha fatto tornare in mente gli aerei che colpirono il World Trade Center. Ma é stato solamente un battibaleno. Poi sono ritornato a bordo della slitta di Babbo Natale che piroettava intorno alla cima dell’Empire State Building o alle guglie di Saint Patrick Cathedral o intorno alla statua di Cristoforo Colombo a Columbus Circle. Per poi fermarsi dolcemente davanti all’ingresso di Radio City proiettato sullo schermo. Babbo Natale é sceso dalla slitta e naturalmente si é materializzato sul palscoscenico. Non un Babbo Natale. Due, dieci, cento, mille Babbi Natali in ogni angolo del teatro — alcuni in carne e ossa, altri proiezioni su schermi — scatenati in un ballo contagioso.
Altra immagine fantasmagorica di New York é stato l’illusorio giro in autobus. Sul palcoscenico era apparso un double-decker, tipico bus rosso che porta i turisti in giro per New York. Girando appena di poco sulla destra, sulla sinistra o andando dritto, l’autobus — a bordo del quale erano le Rockettes — ha portato il pubblico lungo uno straordinario percorso per le strade iconiche di New York proiettate sullo sgondo del palcoscenico. Non ci sono parole per descrivere la creativitá con cui é stato realizzato questo finto giro in autobus durante il quale tutti noi del pubblico ci siamo rivisti nei panni dei turisti che vengono a New York e rimangono a bocca aperta davanti ai punti piú celebrati della cittá.
Quell’illusorio tour della Grande Mela mi ha particolarmente colpito perché proprio due giorni prima del Christmas Spectacular Show l’America aveva riaperto le porte al grande turismo internazionale. Dopo un anno e mezzo di assenza i visitatori europei, asiatici e sud-americani possono ora ritornare a visitare New York e torneranno a vederla con gli occhi incantati con cui l’ho vista suduto in sala fra il pubblico di Radio City.
Mai poi mai mi permetteró di ripetere la bugia che le Rockettes sono roba da turisti. Non é vero. O meglio: é verissimo, ma anche i newyorkesi farebbero bene di tanto in tanto a calarsi nei panni dei turisti e ricordare che cosa rende la loro cittá cosi impareggiabile.