Vivendo sempre scissa, con la mente, tra due città – Roma e New York -come sa chi mi conosce o segue quanto scrivo per La Voce di New York, quando l’amica e socia della nostra associazione Ottavo Colle, Marcella Corsi mi chiamò per sondare il mio interesse per il progetto Memorie di Donne Stradarole, il mio pensiero si collocò subito a NY.
Mi colpì molto infatti leggere qualche mese fa del bellissimo progetto She Built New York City, una campagna di arte pubblica che onora le donne pioniere in vari campi, installando monumenti che celebrano il loro straordinario contributo alla città e oltre i suoi confini.
Attualmente, solo cinque delle 150 statue di personaggi storici di New York City raffigurano donne. Il progetto mira a correggere tale squilibrio e garantire che la storia completa di New York venga raccontata per le generazioni a venire.
Il primo gruppo di statue di She Built di New York è stato selezionato attraverso una call aperta che ha attirato oltre 2.000 nomination dal pubblico. Saranno installati nei cinque distretti della città:
Rep. Shirley Chisholm (Brooklyn)
Billie Holiday (Queens)
Elizabeth Jennings Graham (Manhattan)
Dr. Helen Rodriguez Trías (Bronx)
Katherine Walker (Staten Island)
Marsha P. Johnson e Sylvia Rivera (Manhattan)
Come accade, con buoni esiti, oltre oceano, il progetto lavora con partner privati e pubblici. Buone prassi ma, evidentemente, anche la splendida NY ha parecchi problemini con la discriminazione di genere sulla rappresentazione pubblica della città se un progetto come questo, tutt’ora in corso, ha visto la nascita.
Lasciando il JFK e atterrando a Fiumicino, troviamo invece il progetto Memorie di Donne Stradarole, realizzato grazie al finanziamento di un Municipio romano (l’VIII), nato da un’idea dell’artista Marta Cavicchioni, in collaborazione con Minerva Lab Sapienza, adottato e sostenuto dall’Associazione Socio-Culturale
Le Funambole, operante a Roma nel campo della violenza di genere.
Il progetto prevede la realizzazione di “edicole” in legno dedicate a quattro figure femminili dimenticate che, realizzate da altrettante artiste e collocate nelle aree verdi dello storico quartiere Garbatella (per dare un riferimento cinematografico attuale ai lettori, uno dei quartieri girato in vespa da Nanni Moretti nel film “Caro Diario”), andranno a creare un vero e proprio percorso della memoria contro la discriminazione.
Prendendo spunto dalle Madonnelle stradarole, o edicole sacre, che avevano il compito di illuminare e proteggere i passanti dalla violenza nella città rinascimentale, similmente, le “edicole laiche” delle Donne Stradarole proteggeranno i passanti dalla violenza della discriminazione: senza alcuna valenza sacra, illumineranno le strade della memoria e creeranno attraversamenti tra le generazioni, mettendoli in ascolto delle storie di queste donne dimenticate verso l’integrazione, e trasformando la “fede” in fiducia nella comunità futura. L’originalità del progetto è da ricercare nell’utilizzo di questo strumento antico che viene traslato in un nuovo mezzo di comunicazione popolare, restituendo alla memoria collettiva queste quattro storie, chiavi di lettura per narrare un futuro diverso. Il pubblico si avvicina a temi importanti attraverso il filtro dell’arte e del viaggio in un territorio quotidiano da riscoprire.
Le edicole resteranno installate stabilmente nel quartiere, in modo che questo percorso artistico e culturale possa entrare a far parte della vita quotidiana dei suoi abitanti, e di quelli di tutta la città, coinvolgendo soprattutto le nuove generazioni consentendogli di acquisire come proprie, e del proprio territorio, le storie di queste figure femminili e dei valori di cui sono portatrici.
Le figure femminili a cui sono dedicate le edicole rappresentano la declinazione delle discriminazioni in diversi ambiti, partendo da quello di genere: politico, letterario, religioso e razziale. Ogni artista si prenderà carico rispettivamente di una donna, per restituirne il ricordo: Micaela Serino dedicherà la sua opera a Raffaella Chiatti, detta Sora Lella del lotto 7, che nel settembre del ’43, divenne partigiana del VII GAP (Gruppo di Azione Patriottica) come unica donna, dato che il suo lavoro alla Croce Rossa la esentava dal coprifuoco, rendendola una staffetta ideale; Marta Cavicchioni interpreterà Maria De Zayas, scrittrice spagnola del ‘600, che per prima denunciò nei suoi racconti il ruolo subalterno della donna e la violenza di genere, sollecitando le donne a cercare l’indipendenza e gli uomini a educarsi alla non violenza; Debora Malis realizzerà l’edicola dedicata a Lise Meitner, la fisica austriaca che diede l’esatta interpretazione della fissione nucleare, ma che si vide scippare il premio Nobel dal chimico con cui collaborava, Otto Hahn, perché discriminata dal mondo scientifico in quanto donna e per le sue origini religiose, ebraiche, durante l’avvento del nazismo; Cecilia Milza rappresenterà, invece, la pianista e cantante Hazel Scott, che vide l’apice del suo successo tra gli anni ’30 e ’50 nell’America carica di pregiudizi razziali: rifiutandosi di esibirsi nei luoghi in cui vigeva la segregazione e lottando per la difesa dei diritti delle donne, finì nella black-list dei professionisti del mondo dello spettacolo ritenuti antiamericani e filocomunisti.
Memorie di Donne Stradarole verrà presentato sabato 7 Dicembre 2019, alle ore 15,00, attraverso una passeggiata narrante, a cura della nostra associazione Ottavo Colle, che avrà come tappe le quattro edicole e due luoghi storici del quartiere, veri e propri simbolo: il bassorilievo dell’Ostessa Garbata e la Fontana di Donna Carlotta, entrambi dedicati a figure di donne fiere e indipendenti, ispiratrici proprio del nome di Garbatella.
Il progetto, e le sue ideatrici, nutrono la forte speranza di replicare l’iniziativa anche in altre zone di Roma, con un effetto di trasformazione culturale di genere ad ampio raggio. Le edicole delle Donne Stradarole potranno diventare presidi stabili contro le discriminazioni, restituendo il giusto posto nella storia e nella memoria alle figure femminili, e il loro contributo fondamentale nella costruzione della nostra società. E questo, in una città come Roma la cui toponomastica è prevalentemente maschile e dove le poche donne sono sante, e quindi afferenti alla iconologia cattolica, il progetto ha un senso rivoluzionario. Del resto Angela Davis ha scritto: “Devi comportarti come se fosse possibile cambiare radicalmente il mondo e devi farlo costantemente.” Anche a partire da una strada di un quartiere.