“Nella società odierna siamo sempre meno connessi.”
Se sentiste qualcuno pronunciare questa frase, pensereste al WiFi e ai cellulari; e pensereste:
“Ma come? Oramai siamo tutti connessi. Fin troppo forse!”
La realtà è che la frase è tristemente vera, laddove per connessione non si intenda la nostra partecipazione alla grande rete digitale e ai social, ma quella connessione ben più antica tra il computer della nostra mente e quel robot in carne ed ossa chiamato corpo umano.
La natura ci ha dato la capacità di essere un tutt’uno di mente e corpo in grado di provare emozioni, di sentire il nostro corpo e di relazionarci col mondo che ci circonda. Eppure, negli ultimi anni, ci stiamo inesorabilmente spostando verso un mondo digitale, in cui la nostra mente si separa dal corpo e si auto-confina in un mondo virtuale sempre più sconnesso dalla realtà fisica dei nostri corpi.
Poche altre situazioni ci ricordano di questo come riesce a farlo osservare il balletto e i suoi magnifici performer.
I muscoli. Le forme. L’armonia del corpo umano che sente l’armonia della musica e con essa si fonde. Tutto nel balletto concorre a ricordarci di cosa eravamo e di cosa stiamo perdendo.

Mimmo Miccolis presenta MET.AMOR.PHOSY
Siamo all’Ambasciata italiana a DC. Il balletto è il piatto forte. E quando parliamo di balletto a Washington DC, parliamo di un’eccellenza italiana.
Mimmo Miccolis, nato e cresciuto in Puglia, è un ballerino di classe ed ora insegnante e coreografo del Washington Ballet.
Stasera assistiamo a MET.AMOR.PHOSY, un’opera nuova presentata in esclusiva all’ Italian Cultural Society (ICS) Award Gala “L’Italia e la danza”.
”È la storia di Amore che risveglia Psiche con un bacio, così come la conosciamo dalla famosa scultura di Antonio Canova nel XVIII secolo”. Spiega Miccolis. “Quell’immagine statuaria e statica si anima e si trasforma, dando vita a una visione”.
L’artista spiega cosa è per lui la danza.
“La danza moderna ci regala la libertà di connetterci alle nostre sensazioni. Quando si guarda la danza contemporanea si guarda noi stessi e la libertà di movimento. Nella danza, non c’è un linguaggio nel senso classico della parola. Non si parla. Semplicemente ci si percepisce. È come se le parole fossero dentro e uscissero come un’esplosione. È come un’esplorazione interiore che porta a esprimere completamente la propria vita sotto forma di movimenti”.
Procediamo con ordine
Il 23 maggio è il giorno in cui l’ICS ha organizzato la sua serata di Gala ospite della nostra Ambasciata a Washington DC.
La serata è ricca di eventi e di ospiti di eccezione. Oltre al “nostro” Miccolis, ci sono gli addetti culturali dell’Ambasciata e dell’Istituto di Cultura a fare gli onori di casa.
E c’è anche Julie Kent, la direttrice artistica del Washington Ballet che alcuni potrebbero ricordare nel film Giselle (Dancers in inglese) con Mikhail Baryshnikov. La Kent è stata prima ballerina dell’American Ballet Theater per molti anni.

Julie Kent e Miccolis discutono di danza davanti al pubblico della serata insieme a Renato Miracco, critico d’arte e addetto culturale italiano a DC.
Racconta Julie:
”Sono state tante le persone geniali che mi hanno fatto crescere professionalmente. Alessandra Ferri sicuramente è stata una di quelle di cui maggiormente ho subito l’influenza quando ero giovane. Era una ballerina dall’espressività eccezionale, unica. Io mi sforzavo di capire cosa la rendesse tanto bella.”
“Il nostro mandato per il futuro è quello di educare ed influenzare positivamente. Il mio repertorio è il balletto classico del XIX secolo. Le star di queste produzioni erano i ballerini italiani. Erano i migliori. Oggi dobbiamo riproporle nella versione aggiornata per il XX secolo e, grazie a coreografi come Mimmo, per il XXI secolo.”
Ora basta parlare. Che abbia inizio la magia. Il balletto MET.AMOR.PHOSY mette in scena quel tripudio di musica, corpi e anima che lascia tutti estasiati.
Dopo la cena a base di manicaretti e la cerimonia di consegna dei riconoscimenti ai giovani meritevoli, è il momento di fare qualche domanda all’organizzatore della serata, Francesca Casazza, Executive Director dell’Italian Cultural Society, l’organizzatore del Gala.

VNY: Francesca, cos’è l’Italian Cultural Society?
FC: Siamo una non profit, fondata nel 1953 da un gruppo di italiani e americani, organizzati dal Prof. Salvatore Castiglione, Chairman of the Italian Department of Georgetown University. Nel 1974, Maria Wilmeth ha fondato l’Italian Language Program, con contributi del ministero degli affari esteri. Oggi abbiamo circa 70 corsi che cominciano ogni tre mesi…
VNY: ..e qual’è la vostra attività?
FC: Organizziamo eventi culturali tutti i mesi: presentazioni di libri, concerti, film, lezioni ed altri eventi legati alle celebrazioni delle feste italiane. Le serate di Gala sono la principale fonte di raccolta fondi, essenziali per lo sviluppo dei nostri programmi educativi e culturali, oltre che, ovviamente, per le borse di studio. Queste borse vanno a studenti che si sono distinti nello studio dell’italiano dalle elementari fino ai livelli accademici, e nei campi sia scientifici che umanistici.
VNY: Parliamo del Gala. Perché avete scelto il balletto?
FC: Bè, anche il balletto è nato in Italia. È nato nelle corti rinascimentali del XV secolo. Tre autori, in particolare (Domenico da Piacenza, Antonio Cornazzano e Guglielmo Ebreo da Pesaro NdR), con i loro libri e trattati tra il 1425 e il 1460, hanno codificato la danza come forma d’arte coreografica, di dignità paragonabile alla musica e alla poesia. Quindi presente presso le più potenti corti italiane del Rinascimento, come i Montefeltro, gli Sforza e gli Este. Inoltre, ai giorni nostri, ballerini e coreografi italiani continuano ad avere un ruolo centrale nello scenario internazionale .
VNY: Bravi. Gran bella serata!
FC: Grazie

Note Finali
Oltre al coreografo Mimmo Miccolis, voglio nominare i danzatori del Washington Ballet Aurora Mostacci e Oscar Sanchez, e i musicisti Caterina Vannucci (violino) e JP Wogaman II (pianoforte)
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