Bryan Cranston, di Breaking Bad si è guadagnato una nomination agli Oscar per la sua interpretazione nel film L’Ultima parola, la vera storia di Dalton Trumbo, diretto da Jay Roach, regista di Game Change e di Mi presenti i tuoi?.
Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, mentre i rapporti tra gli Stati Uniti e la Russia si deterioravano e la paura della Minaccia Rossa raggiungeva livelli senza precedenti, il Comitato per le Attività Antiamericane (HUAC) indagava su decine di migliaia di americani, sospettati di essere dei simpatizzanti comunisti. Professori, soldati, imprenditori edili, impiegati statali e tanti altri persero il lavoro, la reputazione e anche le famiglie, mentre sospetto e paranoia si diffondevano nella nazione. L’HUAC si concentrò in maniera particolare su Hollywood, convocando numerose udienze nell’ottobre del 1947, con lo scopo di eliminare i comunisti dall’industria cinematografica. Un folto gruppo di registi, produttori e sceneggiatori fu marginalizzato per la loro associazione con diverse organizzazioni considerate “anti-americane”. Impauriti dalla prospettiva di perdere il lavoro, molti dei testimoni fornirono testimonianze contro amici e colleghi. Solo dieci tra coloro che furono chiamati a testimoniare si rifiutarono di rispondere alle domande, negando il diritto del Comitato di indagare sulle loro opinioni politiche e denunciando le udienze come una violazione dei loro diritti civili. Tutti e dieci furono condannati al carcere per oltraggio al Congresso.
Tra questi il più conosciuto era Dalton Trumbo, uno tra gli sceneggiatori più pagati al mondo per aver scritto i testi di pellicole classiche di Hollywood come Kitty Foyle-Ragazza innamorata, nominato agli Academy Awards e Missione Segreta.
Ma chi era Dalton Trumbo? Lo sceneggiatore e scrittore di romanzi come E Johnny prese il fucile (firmò anche la regia dell’adattamento cinematografico che ebbe più fortuna del romanzo) era un’attivista politico che lottava per il riconoscimento dei diritti civili e della parità di retribuzione. Dopo aver scontato undici mesi in una prigione federale che gli procurò, tra le altre cose, anche l’ostilità della famosa giornalista di gossip Hedda Hopper (Helen Mirren), molto temuta ad Hollywood, tutte le più importanti case di produzione di Hollywood si rifiutano di farlo lavorare, per paura d’essere associate alle sue opinioni politiche, percepite come estremiste. Lo sceneggiatore fu quindi costretto a vendere la sua casa e a iniziare a scrivere sotto pseudonimo.
Furono l’attore Kirk Douglas e il regista Otto Preminger a riabilitare Trumbo, inserendo il vero nome dello sceneggiatore sui loro rispettivi successi di botteghino, Spartacus ed Exodus, chiudendo così di fatto il periodo delle liste nere.
Questo riconoscimento non riuscì però a riabilitare Trumbo presso l’Academy, che ci mise altri quindici anni a riconoscergli gli Oscar per le sceneggiature di Roman Holiday (Vacanze romane, 1954) e The Brave One (La più grande corrida, 1956); nel primo caso infatti l’Oscar fu vinto da John Dighton, uno sceneggiatore amico di Trumbo che gli fece da prestanome, mentre nel secondo caso Trumbo scrisse la sceneggiatura sotto pseudonimo non potendo così trarne alcun merito né ritirare l’Oscar”.
Kirk Douglas, il cui film Spartacus è centrale per la trama di Trumbo, intervistato da USA Today, definì lo scrittore come un tipo strano. “Quando ho scelto Trumbo per scrivere Spartacus sotto lo pseudonimo di Sam Jackson, tutti stavano impiegando gli scrittori della lista nera. Era il classico segreto di Pulcinella e un atto di ipocrisia, ma anche un modo per ottenere i migliori talenti a prezzi stracciati. Ho detestato far parte di quel sistema”. Non è infatti un caso che Trumbo sia lo scrittore di Spartacus, un film che parla di un gladiatore che si rivolta contro il suo padrone e conduce alla ribellione gli altri schiavi.
Per rendere più autentica la storia delle liste nere, il regista ha mescolato filmati d’archivio con video contemporanei. “Abbiamo trovato dei filmati incredibili delle udienze tenute dal Comitato per le Attività Antiamericane che apparirono nei notiziari”, scrive il regista Jay Roach nella cartella stampa. “Abbiamo utilizzato alcuni dei filmati girati da noi e gli abbiamo dato un aspetto da vecchio notiziario, in modo che potessero essere uniti alle immagini originali. In questo modo abbiamo ricreato le deposizioni di Trumbo e di Edward G. Robinson”.
Chi spera di trovare in questo film rivelazioni su una figura che continua ad essere bersaglio degli anticomunisti, potrebbe rimanere deluso di trovarsi di fronte a un uomo che una volta fuori di prigione, sembra solo interessato a perseguire la sua carriera di scrittore. Roach ci mostra spesso Dalton Trumbo mentre scrive, spesso immerso nella vasca da bagno, ma lascia in superficie le contraddizioni di un personaggio che parlava di comunismo e ideali politici ma che ha sempre mantenuto un rapporto ambiguo con il danaro. Non c’è quindi molto spazio per gli argomenti politici ed etici che sono poi quelli intorno ai quali è stato costruito il mito di Dalton Trumbo.
Tuttavia, il film ha il pregio di aver scelto un approccio leggero ad un argomento “pesante”. Ed era forse questa la vera intenzione di Roach. Le parti più divertenti sono di gran lunga quelle in cui Dean O’Gorman e Christian Berkel interpretano rispettivamente Kirk Douglas e Otto Preminger. Si potrebbe dire che i loro personaggi sono quasi caricaturali. Come quello di John Wayne (interpretato da David James Elliot) che fu una delle figure primarie nella rovina di Trumbo. L’eroe americano per antonomasia, come capo dell’Alleanza Cinematografica per la Tutela degli Ideali Americani, si occupò di stanare i simpatizzanti comunisti che volevano usare i film per influenzare la gente.
Ma allora chi era Dalton Trumbo? Per il regista è una delle vittime più illustri del maccartismo, una delle più vergognose pagine della storia americana. Un uomo che si è sempre schierato a favore dei lavoratori e contro le leggi Jim Crow (quelle che negli Stati del Sud inchiodavano i neri alla segregazione). Eppure per molti Dalton Trumbo rimane ancora un personaggio imperscrutabile. Un uomo che si vantava di voler contrastare le disuguaglianze economiche ma che, allo stesso tempo viveva con la moglie (interpretata da Diane Lane) e i figli in un ranch di considerevoli dimensioni e circondato da un lago artificiale.
Il film è nelle sale italiane dall’11 febbraio.
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