(ANSA) – ROMA, 04 LUG – La giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Akleh è stata colpita probabilmente da posizioni israeliane ma non c’è alcun motivo di credere che la sua uccisione sia stata intenzionale: lo afferma il dipartimento di Stato Usa, spiegando di non poter arrivare ad una “conclusione definitiva” sull’origine del proiettile che l’ha centrata l’11 maggio e che è stato consegnato a Washington dall’Autorità palestinese. “L’indagine dell’esercito ha chiarito che non si può stabilire chi sia responsabile della dolorosa morte della reporter”, ha detto il premier ad interim Yair Lapid aggiungendo: “ma di certo si può stabilire che non c’era intenzione di colpirla”. “Israele – ha aggiunto – esprime rammarico per la sua morte. Israele è interessato a difendere i giornalisti e la libertà di stampa ovunque e in ogni condizione”. “Inaccettabili”. Così il Procuratore generale palestinese Akram al-Khatib ha definito le conclusioni dell’indagine. “Siamo sorpresi – ha detto citato dalla Wafa – da queste affermazioni. I dati tecnici in nostro possesso indicano che le condizioni del proiettile sono valide per l’abbinamento con l’arma da fuoco”, che ha sparato. “Siamo increduli”: così i familiari della reporter commentano i risultati della indagine. In una lettera aperta affermano che “Shireen è stata assassinata” e sostengono che numerose testimonianze confermano che “a sparare il colpo fatale è stato un soldato israeliano”. Lamentano che l’indagine non sia stata “trasparente”, ed il suo esito, scrivono, “è un insulto alla sua memoria'” “Continueremo a chiedere giustizia. Faremo appello all’Onu e alla Corte penale internazionale perché entrino subito in azione. La vicenda – assicurano – non finisce così” (ANSA).