Nelle vetrine luminose di New York, tra poco, non si vedranno più cani, gatti né conigli.
È questo ciò che prevede un decreto legge pensato per arginare la vendita di animali provenienti da strutture di allevamento che li sottopongono a condizioni disumane.
La legge, firmata giovedì dalla governatrice Kathy Hochul, allinea New York a California e Illinois, che hanno emanato divieti simili per le “fabbriche di cuccioli”.
Per i circa 80 punti vendita presenti a New York si preannuncia così un importante cambio di passo. La legge dice “basta” agli animali maltrattati o malati venduti a clienti ignari che poi si ritrovano a dover affrontare ingenti spese veterinarie ovviamente non previste.
“Porre fine al flusso di cuccioli nello Stato di New York – ha detto la deputata democratica Linda Rosenthal – significa bloccare un’industria crudele che persegue profitti sottoponendo animali innocenti a trattamenti barbari”.
La legge ha scatenato un acceso dibattito ad Albany, capitale dello stato di New York, dove i sostenitori dei diritti degli animali si sono scontrati con i venditori che sono opposti a gran voce alla legge, definendola discriminatoria. I negozianti sostengono infatti che la nuova normativa possa portare a una catena di conseguenze indesiderate che renderebbero più difficile per i newyorkesi ottenere un animale domestico e porterebbero alla formazione di un mercato clandestino degli animali.
I democratici, che sono in maggioranza ad Albany, hanno approvato la legge a giugno con un raro sostegno bipartisan, ma fino all’ultimo non si è avuta la certezza che Kathy Hochul avrebbe firmato il provvedimento.
Dopo giorni di trattative a porte chiuse, la governatrice ha infine accettato di appoggiarlo, anche se con alcune modifiche volte ad attenuare il danno economico ai negozi di animali, famosi per le loro attraenti vetrine di cuccioli venduti per migliaia di dollari.
L’attuazione del divieto, ad esempio, è stata posticipata a dicembre 2024.