La geoingegneria solare è un concetto in circolazione ormai da tempo e in molti lo avranno sentito associato a quello di surriscaldamento globale.
Il primo si propone infatti come la soluzione del secondo, per questo L’Environmental Defense Fund (E.D.F.) ha deciso di finanziarlo con milioni di dollari a partire da questo autunno.
Nella pratica la tecnica consiste nell’introduzione di aerosol stratosferico, o SAI, in maniera artificiale nella stratosfera tramite aerei o palloni ad alta quota al fine di intervenire sull’albedo, ovvero sul rapporto fra l’intensità della radiazione riflessa da un corpo e quella con cui è stato irraggiato. I ricercatori sostengono che così facendo potrebbe essere possibile diminuire almeno temporaneamente le temperature globali e arrestare la loro continua ascesa.
Una soluzione che incuriosisce e fomenta aspettative ottimiste, se non fosse per i dubbi che porta di pari passo con sé: è infatti improbabile stimare con assoluta certezza gli effetti di simili “manipolazioni” e, soprattutto, le reazioni sugli uomini e sull’ambiente. L’E.D.F. stesso aveva espresso scetticismo in merito alla proposta, per poi ricredersi. A tal proposito uno dei suo scienziati a capo della gestione del progetto, Lisa Dilling, ha parlato di voler testare le nuove tecnologie in tutte le parti del mondo per assistere alle singole reazioni, conscia di dover portare avanti anche un lavoro di convincimento dei vertici del governo :”Il nostro obiettivo è l’informazione e una scienza solida e ben formulata” ha concluso con fermezza.
Non manca tuttavia una solida opposizione, sia sul fronte scientifico sia ambientale. David Santillo, scienziato senior di Greenpeace International, ritiene che la geoingegneria solare sia una sorta di miraggio, un impegno che potrebbe presto sfumare in fantasia “Le tecniche per raffreddare artificialmente la terra offrono una sorta di falsa promessa, come se ci dicessero che esistono cose in grado di rendere più semplice la questione del cambiamento climatico senza considerare davvero le cause alla radice … ci stiamo allontanando da ciò che conta e da ciò che può fare la differenza”.
Dello stesso avviso è Patrick Drupp, direttore della politica climatica per il Sierra Club, il quale ha espressamente mostrato poco convincimento nell’operazione ricordando che abbiamo sulle spalle secoli di emissioni di gas serra “Stiamo già conducendo un enorme esperimento chimico sul Pianeta ed ora stiamo parlando di un altro enorme esperimento … non sono sicuro che sia la cosa migliore in questo momento”.
Incertezze sulle tecnologie in sé e soprattutto sulle loro ripercussioni fanno crollare l’ipotesi di un’opinione comune coesa circa la bontà della ricerca. Un’altra grande organizzazione ambientale no profit, il Natural Resources Defense Council, ha evidenziato in un documento politico di non supportare la geoingegneria solare “a causa di profonde incertezze sugli effetti collaterali negativi”.
Intanto L’Environmental Defense Fund non si lascia piegare dalle voci controcorrente e trova partner di sostengo quali Larry Birenbaum del LAD Climate Fund, uno dei gruppi di finanziamento “Non convinceremo tutti della necessità della ricerca ma la comunità climatica in generale, perché questo discorso è stato relegato ai margini e non lo merita”.